di Barbara Balsamo
Eccomi qui, di sabato mattina mentre il 90% delle mie coetanee si affanna in shopping, spesa, preparazione di pranzi e pulizie della case, mentre altri si rilassano beati nei loro lettoni meritati, io per l’ennesima volta, sono col mal di testa, l’ansia, l’angoscia e la disperazione nel cuore perché?!
Perché non mi capacito, non riesco a sopportare quello che le mie orecchie e i miei occhi vedono!
Ogni minuto ogni istante si svela al mio cuore una realtà cruda e violenta…… vi aspettate che parli dei nostri fratelli animali vero? Ebbene NO! O meglio non di loro direttamente ma di noi che siamo coloro che si sono messi in testa di liberarli! La questione della liberazione animale, del veganismo, dell’antispecismo (politico per forza), dell’animalismo, e come altro lo vogliamo chiamare sta subendo grandi mutazioni. Se da un lato infatti assistiamo a sismi più o meno forti in seno alle differenti e numerose organizzazioni, dall’altro è innegabile una crescita del movimento stesso con diramazioni multiple e sfumature di pensiero e orientamento a volte antitetiche. Come fare per cercare unità quando l’unità in realtà non c’è? Come si fa a prefiggersi un obiettivo quando la strada che si vuole intraprendere per raggiungerlo, non è diversa dalla tua, ma opposta?! Come si fa soprattutto a superare i confini di ciò che ognuno di noi nella sua etica individuale riconosce come invalicabili? E dove finisce il limite e inizia l’altro? Quale soluzione quando ci si provoca, ci si picchia, ci si attacca anche pubblicamente per divergenze IMPORTANTI di opinione?
Come si fa a metterle “momentaneamente” da parte per “loro”??
Leonardo Caffo ha definito questi atteggiamenti antropocentrici, modalità pertanto ancora vincolate a vecchi schemi di azione e pensiero che non ci liberano realmente per riuscire a intraprendere la strada verso la liberazione animale. Sono d’accordissimo. Ma vorrei però sottolineare che oltre il pensiero c’è poi la vita reale, e per noi ARA quella dell’attivismo. Come riuscire a non condannare uno che al mio fianco inneggia all’uccisione del contadino che ha ucciso il maiale come se fosse lui la causa della schiavitù animale? Come tollerare qualcuno che davanti a una violenza su un animale lo epiteta “negro di merda”? E ribadisco che queste non sono solo parole. Sono atti. E come condannare costoro quando anche io tengo a quel maiale e quel dato animale?!
È facile urlare all’unità, alla causa che è superiore e per la quale non dovremmo guardare in faccia a nessuno, qualunque pensiero politico, stile di vita, comportamento, è facile affermare che si è APOLITICI senza nemmeno essere consapevoli della gravità morale proprio verso gli animali che questa affermazione implica, è facile insomma fare del populismo e del qualunquismo. Molto più difficile, a mio avviso, è rimanere coerenti con dei valori, chiamateli anche antropocentrici, di rispetto della libertà e della vita altrui, della dignità e della integrità delle persone.
Personalmente sono contro ogni forma di violenza che implichi sofferenza morale e / o fisica a qualunque essere vivente. Ciò non significa che io sia amorfa e immobile e nemmeno che non abbia dei limiti. La verità è che l’animalismo NON è antispecismo, né di destra né di sinistra. Ci sono mille tipologie di animalisti: quelli settoriali: amo il cane e mangio il maiale; quelli parziali: sono contro la vivisezione ma indosso un cappuccio di pelliccia o ancora peggio porto un coniglio salvato da un laboratorio a un corteo con 2000 persone!; quelli vegani misantropi che sono convinti che il vivisettore sia il demonio e debba per questo morire (e guardate che non sono slogan, negli USA un’attivista rischia 10 anni di carcere per aver fatto stalking a un vivisettore – scommetto che state storcendo la bocca perché approvate questo – ) o che la donna in pelliccia vada malmenata e lapidata – e anche questo – ; i vegani incazzati che fanno spedizioni punitive ai cattivi che maltrattano gli animali; poi i vegani illuminati dalla luce della verità; ma tutto questo non ha nulla a che vedere con l’antispecismo. anche qui abbiamo le varie tipologie: gli antispecisti che si fermano a Regan e Singer, e dunque pensano che il problema sia squisitamente morale, gli antispecisti cosiddetti politici (si è sempre comunque politici) che forse peccano di presunzione nel pensare che lo sfruttamento è originato da una serie di dinamiche collettive che prescindono dalla singola persona e che pertanto va affrontato con strumenti appropriati, ed infine gli antispecisti che però sono di “destra” ovvero mirano a una liberazione degli animali ma concepiscono una gerarchia di valori e libertà all’interno della propria specie. (lo trovo schizofrenico, ma esiste!)
E allora dunque cos’è l’ANIMALISMO!?!?! come Maurizi dice che l’antispecismo politico non esiste, in un suo noto articolo che andrebbe letto con molta attenzione, io mi domando se anche l’animalismo esista e cosa sia, quali sono i suoi presupposti imprescindibili?. Sono solo etichette? O hanno un significato? E quale?? sei animalista perché ami i cani?! O forse perché sei contrario agli esperimenti su cani e scimmie ma in fondo sti cazzi dei topi? Sei animalista anche quando mangi il formaggio indossi il cappuccio in pelliccia convinto sia finto e invece è vero? Cos’è essere animalista?! Liberare tutti gli essere senzienti schiavi del nostro sistema? E liberarli come?
È facile parlare dell’obiettivo quando non si da nemmeno una forma a chi lo dovrebbe perseguire!
Mi sembra di avere davanti un grosso calderone dove si mette di tutto, tanto in fondo tutto fa brodo, se siamo in 10000 sempre meglio che in 1000 e se poi quando si torna a casa si diventa carnefici o violenti con chi ci vive vicino poco importa, l’importante è la causa. E si ritorna al punto di partenza. Allora il mio discorso va ancora oltre: se ci battiamo per la liberazione animale perché siamo convinti che lo sfruttamento di altri esseri senzienti sia vergognosamente ingiusto, se crediamo che la vita e la dignità di un vitello, di un maiale, di un cane, siano intoccabili, se ci scagliamo contro un sistema di sfruttamento e dominio dell’altro e soprattutto se proponiamo una possibile o delle possibili alternative, se il nostro convincimento si fonda sulla persuasione che non esistono umani cattivi ma sistemi errati, infine se ciò che ci spinge è l’amore e il senso profondo della libertà perché tanto odio?! Perché? Sicuramente dovremmo imparare tutti a contestualizzare, a chiamare le cose e i fatti con i loro nomi reali in onestà, senza ipocrisie, cercando di trovare questi maledetti fatidici punti di incontro, se esistono.
Non ho le risposte, purtroppo, anzi se qualcuno volesse darmele sarei felice, perché in tutto questo marasma e circondata da animalisti che inneggiano alla violenza, attivisti pieni di pregiudizi, e antispecisti emarginati ho perso la bussola …
fonte: http://asinusnovus.wordpress.com/2012/10/27/ma-come-si-fa/
Eccomi qui, di sabato mattina mentre il 90% delle mie coetanee si affanna in shopping, spesa, preparazione di pranzi e pulizie della case, mentre altri si rilassano beati nei loro lettoni meritati, io per l’ennesima volta, sono col mal di testa, l’ansia, l’angoscia e la disperazione nel cuore perché?!
Perché non mi capacito, non riesco a sopportare quello che le mie orecchie e i miei occhi vedono!
Ogni minuto ogni istante si svela al mio cuore una realtà cruda e violenta…… vi aspettate che parli dei nostri fratelli animali vero? Ebbene NO! O meglio non di loro direttamente ma di noi che siamo coloro che si sono messi in testa di liberarli! La questione della liberazione animale, del veganismo, dell’antispecismo (politico per forza), dell’animalismo, e come altro lo vogliamo chiamare sta subendo grandi mutazioni. Se da un lato infatti assistiamo a sismi più o meno forti in seno alle differenti e numerose organizzazioni, dall’altro è innegabile una crescita del movimento stesso con diramazioni multiple e sfumature di pensiero e orientamento a volte antitetiche. Come fare per cercare unità quando l’unità in realtà non c’è? Come si fa a prefiggersi un obiettivo quando la strada che si vuole intraprendere per raggiungerlo, non è diversa dalla tua, ma opposta?! Come si fa soprattutto a superare i confini di ciò che ognuno di noi nella sua etica individuale riconosce come invalicabili? E dove finisce il limite e inizia l’altro? Quale soluzione quando ci si provoca, ci si picchia, ci si attacca anche pubblicamente per divergenze IMPORTANTI di opinione?
Come si fa a metterle “momentaneamente” da parte per “loro”??
Leonardo Caffo ha definito questi atteggiamenti antropocentrici, modalità pertanto ancora vincolate a vecchi schemi di azione e pensiero che non ci liberano realmente per riuscire a intraprendere la strada verso la liberazione animale. Sono d’accordissimo. Ma vorrei però sottolineare che oltre il pensiero c’è poi la vita reale, e per noi ARA quella dell’attivismo. Come riuscire a non condannare uno che al mio fianco inneggia all’uccisione del contadino che ha ucciso il maiale come se fosse lui la causa della schiavitù animale? Come tollerare qualcuno che davanti a una violenza su un animale lo epiteta “negro di merda”? E ribadisco che queste non sono solo parole. Sono atti. E come condannare costoro quando anche io tengo a quel maiale e quel dato animale?!
È facile urlare all’unità, alla causa che è superiore e per la quale non dovremmo guardare in faccia a nessuno, qualunque pensiero politico, stile di vita, comportamento, è facile affermare che si è APOLITICI senza nemmeno essere consapevoli della gravità morale proprio verso gli animali che questa affermazione implica, è facile insomma fare del populismo e del qualunquismo. Molto più difficile, a mio avviso, è rimanere coerenti con dei valori, chiamateli anche antropocentrici, di rispetto della libertà e della vita altrui, della dignità e della integrità delle persone.
Personalmente sono contro ogni forma di violenza che implichi sofferenza morale e / o fisica a qualunque essere vivente. Ciò non significa che io sia amorfa e immobile e nemmeno che non abbia dei limiti. La verità è che l’animalismo NON è antispecismo, né di destra né di sinistra. Ci sono mille tipologie di animalisti: quelli settoriali: amo il cane e mangio il maiale; quelli parziali: sono contro la vivisezione ma indosso un cappuccio di pelliccia o ancora peggio porto un coniglio salvato da un laboratorio a un corteo con 2000 persone!; quelli vegani misantropi che sono convinti che il vivisettore sia il demonio e debba per questo morire (e guardate che non sono slogan, negli USA un’attivista rischia 10 anni di carcere per aver fatto stalking a un vivisettore – scommetto che state storcendo la bocca perché approvate questo – ) o che la donna in pelliccia vada malmenata e lapidata – e anche questo – ; i vegani incazzati che fanno spedizioni punitive ai cattivi che maltrattano gli animali; poi i vegani illuminati dalla luce della verità; ma tutto questo non ha nulla a che vedere con l’antispecismo. anche qui abbiamo le varie tipologie: gli antispecisti che si fermano a Regan e Singer, e dunque pensano che il problema sia squisitamente morale, gli antispecisti cosiddetti politici (si è sempre comunque politici) che forse peccano di presunzione nel pensare che lo sfruttamento è originato da una serie di dinamiche collettive che prescindono dalla singola persona e che pertanto va affrontato con strumenti appropriati, ed infine gli antispecisti che però sono di “destra” ovvero mirano a una liberazione degli animali ma concepiscono una gerarchia di valori e libertà all’interno della propria specie. (lo trovo schizofrenico, ma esiste!)
E allora dunque cos’è l’ANIMALISMO!?!?! come Maurizi dice che l’antispecismo politico non esiste, in un suo noto articolo che andrebbe letto con molta attenzione, io mi domando se anche l’animalismo esista e cosa sia, quali sono i suoi presupposti imprescindibili?. Sono solo etichette? O hanno un significato? E quale?? sei animalista perché ami i cani?! O forse perché sei contrario agli esperimenti su cani e scimmie ma in fondo sti cazzi dei topi? Sei animalista anche quando mangi il formaggio indossi il cappuccio in pelliccia convinto sia finto e invece è vero? Cos’è essere animalista?! Liberare tutti gli essere senzienti schiavi del nostro sistema? E liberarli come?
È facile parlare dell’obiettivo quando non si da nemmeno una forma a chi lo dovrebbe perseguire!
Mi sembra di avere davanti un grosso calderone dove si mette di tutto, tanto in fondo tutto fa brodo, se siamo in 10000 sempre meglio che in 1000 e se poi quando si torna a casa si diventa carnefici o violenti con chi ci vive vicino poco importa, l’importante è la causa. E si ritorna al punto di partenza. Allora il mio discorso va ancora oltre: se ci battiamo per la liberazione animale perché siamo convinti che lo sfruttamento di altri esseri senzienti sia vergognosamente ingiusto, se crediamo che la vita e la dignità di un vitello, di un maiale, di un cane, siano intoccabili, se ci scagliamo contro un sistema di sfruttamento e dominio dell’altro e soprattutto se proponiamo una possibile o delle possibili alternative, se il nostro convincimento si fonda sulla persuasione che non esistono umani cattivi ma sistemi errati, infine se ciò che ci spinge è l’amore e il senso profondo della libertà perché tanto odio?! Perché? Sicuramente dovremmo imparare tutti a contestualizzare, a chiamare le cose e i fatti con i loro nomi reali in onestà, senza ipocrisie, cercando di trovare questi maledetti fatidici punti di incontro, se esistono.
Non ho le risposte, purtroppo, anzi se qualcuno volesse darmele sarei felice, perché in tutto questo marasma e circondata da animalisti che inneggiano alla violenza, attivisti pieni di pregiudizi, e antispecisti emarginati ho perso la bussola …
solo lacrime.
fonte: http://asinusnovus.wordpress.com/2012/10/27/ma-come-si-fa/