Apprendiamo dagli organi di stampa che a giorni dovrebbe aver luogo a Pordenone un corteo dal titolo “casa nostra o casa loro ? riprendiamoci Pordenone”.
Potrà apparire insolito che un'associazione come la nostra, che si occupa di diritti animali, abbia qualcosa da dire in merito a questa vicenda.
Ma insolito non è, poiché il movimento per i diritti animali al quale ci ispiriamo è legato a doppio filo con una visione di opposizione a ogni forma di discriminazione e ingiustizia nei confronti dei più deboli; in tutto questo gli animali sono indubbiamente le prime vittime inascoltate, ma ciò non ci impedisce di riconoscere come la logica di sfruttamento animale e quella di sfruttamento umano abbiano una comune radice.
Desideriamo far riflettere i nostri concittadini su questo corteo e sul significato di espressioni come “casa nostra” e "riprendiamoci Pordenone" perché riteniamo che identificare un territorio geografico come proprietà inalienabile di alcuni a discapito di altri sia, di per sé, ingiusto; non vi è nulla, a nostro avviso, da riprendersi, poiché nulla è stato sottratto ad alcuno.
Ci troviamo ad abitare un pianeta che appartiene a tutti, animali umani e non umani; la logica che ci vede rivendicare un territorio, conquistato o da conquistare, non può andare nella direzione di una piena accettazione del diverso da noi.
La società che vorremmo non distingue tra specie e specie e mai lo potrebbe fare tra popoli, perché liberazione animale e liberazione umana sono per noi due facce di una stessa medaglia.
E' di questi giorni la notizia dell’ennesima tragedia nel mar Mediterraneo con la ormai immancabile conta dei morti: stiamo parlando di persone che hanno messo la propria vita in gioco nella speranza di poter avere un domani, sbarcando sulle coste Italiane non per rubarci case o lavoro; vivevano in paesi nei quali l’occidente ha negato loro la possibilità di un qualsiasi futuro, sfruttando territori per alimentare la nostra economia, insediando aziende (le nostre aziende) che producono beni (a noi destinati) sottopagando i lavoratori, ponendo le condizioni per una disperata ricerca di una vita dignitosa, alla quale chiunque al loro posto aspirerebbe.
A quanti si sentissero in qualche modo minacciati dagli stranieri chiediamo se davvero, e in tutta onestà, ritengono che qualcuno possa abbandonare la famiglia, i propri cari, la casa in cui ha vissuto, i luoghi e un idioma a lui familiari, per venire a Pordenone per il puro gusto di fare un torto ai Pordenonesi.
Un corteo anti immigrati sarebbe sempre cosa da cui prendere le distanze, a Pordenone e ovunque. Noi lo facciamo, e aggiungiamo: "riprendiamoci una società libera dall'odio".