Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Comitato di liberi cittadini per la difesa degli animali di Trieste Il "Comitato di liberi cittadini per la difesa degli animali" ringrazia ed è grato a tutte le persone che hanno collaborato con la propria attività personale a questa iniziativa civile di raccolta firme per dire "NO allo stabulario dell'Università di Trieste". Chi avesse ancora delle firme da spedire può mandare una mail all'indirizzo: noallostabulariots@gmail.com dove si può richiedere l'indirizzo al quale inviarle entro il 15 febbraio 2013. Da quasi un anno è in corso la PETIZIONE POPOLARE CONTRO LO STABULARIO dell'Università di Trieste, iniziata il 12 marzo 2012 ed indetta da un gruppo di cittadini indipendenti, dove si chiede che i fondi (quasi tutti pubblici, previsti per la ristrutturazione dello stabulario dell'Università di Trieste - 459 mila Euro), invece di sovvenzionare un vergognoso lager, siano investiti per convertirlo in un vero luogo di ricerca e per un'istruzione che stia al passo con i tempi adeguandosi alle nuove tecnologie, come lo sviluppo di metodi di ricerca già esistenti che non fanno ricorso alla sperimentazione animale o ai dati animali (in base alla legge 413 del 12 ottobre 1993 - la legge sull'obiezione di coscienza alla vivisezione pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale n. 244 del 16/10/1993 - legge che dovrebbe essere come un faro per le nuove generazioni di scienziati che abbandonano metodi arcaici e medioevali per essere protagonisti di vero progresso ed innovazione). Perché Trieste possa essere definita con reale ed effettivo riscontro "la città della Scienza". Si chiede da molti fronti lo sviluppo e la crescita e si deve prendere atto che siamo in un momento storico, dove l'attenzione sul tema vivisezione è alta e coinvolge scienziati, intellettuali, economisti, politici, semplici cittadini, che chiedono una rivoluzione scientifica che è davvero realizzabile. Consideriamo opportuno che si riesca a cogliere questa occasione per dare alla città di Trieste una spinta per un cambiamento epocale, di innovazione culturale, sviluppo economico, riconoscimento e stima, come fu all'epoca, per la psichiatria, la riforma Basaglia che permise a Trieste di essere la prima città ad aprire i manicomi, procurandole prestigio in tutto il mondo. L’Università ha diritto/dovere di dotarsi di metodologie sostitutive e di tenere vivo un libero dibattito scientifico da tutto il mondo. L’Italia è l’unica ad avere la legge 413/93, che dovrebbe tradursi da tempo in numerose Cattedre in materia di metodologie sostitutive. Non è mai troppo tardi e confidiamo nella volontà di questo cambiamento da parte di tutti, Università in primis. In questo sito ci si può informare sull'attività svolta in questi mesi; il 7 maggio 2012 il Comune di Trieste ha votato in notevole maggioranza, a favore della mozione urgente (presentata dai consiglieri Menis, Andolina, Lobianco, Ferrara) con cui si chiede la conversione del finanziamento destinato allo stabulario dell’Università di Trieste in una ricerca che non faccia utilizzo di animali, dando inoltre piena applicazione alla legge 413/1993 sull’obiezione di coscienza. Questo risultato è stato ottenuto anche grazie alla grande attenzione sul tema da parte dell'opinione pubblica (basilare in temi rilevanti) che ha consentito di informare i consiglieri comunali sull'argomento vivisezione attraverso la conferenza - dibattito "Sperimentazione animale: vera o falsa scienza?" avvenuta il giorno 23 aprile 2012, prima della votazione finale della mozione urgente. Ringraziamo tutti per la collaborazione Comitato di liberi cittadini per la difesa degli animali
Solo pochi mesi fa era stata salutata come la legge regionale più evoluta d'Italia, legge che avrebbe garantito l'accesso dei cani a tutti gli esercizi pubblici e privati, nonché a parchi e giardini comunali del Friuli Venezia Giulia. Un cambiamento epocale per gli animali domestici, con nuove e più avanzate regole di convivenza uomo-animale dettate dal buon senso, dal riconoscimento di diritti basilari e da uno spirito di accoglienza che sono già realtà in molti paesi europei. "Il libero ingresso è la regola e il divieto diventa l'eccezione" è stato lo slogan maggiormente riportato dagli organi di stampa locali e nazionali, certamente con grande soddisfazione di quanti chiedevano da anni un cambiamento in questo senso. A rafforzare ulteriormente il messaggio aveva poi pensato l'on. Brambilla in occasione della conferenza stampa di presentazione della legge Regionale a Udine, dichiarando che "Si rende dunque più semplice la vita ai tantissimi cittadini che convivono con un animale domestico e lo considerano un vero e proprio componente della famiglia. Ordinanze dei sindaci e regolamenti comunali difformi vengono superati di un balzo. E, con essi, tante inutili polemiche". Come è andata a finire? Se lo chiedono ancora in molti e, a quanto pare, l'entusiasmo sta lasciando spazio al disincanto e alla delusione. Trascorsi i tempi tecnici necessari alla pubblicazione della nuova legge sul B.U.R. (Bollettino Ufficiale della Regione) si è passati all'attesa dell'emanazione delle norme attuative. Infatti l'art. 36 della legge prevede che entro tre mesi dalla sua entrata in vigore sia emanato il regolamento di esecuzione della medesima, previo parere della commissione consiliare competente. Pare che l'iter sia ancora in corso, la scadenza dei termini per l'approvazione del regolamento attuativo dovrebbe essere fissata al 2 febbraio 2013. Nel lasso di tempo che intercorre tra l'entrata in vigore della legge e la pubblicazione del regolamento ci si trova, alquanto smarriti, a doversi muovere fra vecchie e nuove normative, in una piccola giungla urbana di cartelli di divieto d'accesso non a norma, fra esercenti improvvisamente allergici a ogni sorta di pelo animale (tranne quello delle pellicce di affezionate clienti) e con rare e piacevoli eccezioni costituite da locali aperti anche ai nostri compagni a quattro zampe. Cerchiamo di fare un po di chiarezza. La Legge Regionale n. 20 "Norme per il benessere e la tutela degli animali d'affezione" (approvata dal Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia il 25 settembre 2012), all'articolo 20 prevede quanto segue : (Accesso negli esercizi pubblici, commerciali e nei locali e uffici aperti al pubblico) 1.I cani, accompagnati dal detentore, hanno accesso a tutti gli esercizi pubblici e commerciali, nonché ai locali e uffici aperti al pubblico presenti sul territorio regionale. 2.I detentori che conducono i cani negli esercizi, locali e uffici di cui al comma 1, sono tenuti a usare sia guinzaglio che museruola, qualora prevista dalla normativa statale, avendo cura che i cani non sporchino e non creino disturbo o danno alcuno. 3.Il regolamento di cui all’articolo 36 definisce le misure generali di sicurezza e le forme di promozione dell’accessibilità. 4.Il responsabile degli esercizi pubblici e commerciali, nonché dei locali e degli uffici aperti al pubblico può adottare misure limitative all'accesso, previa comunicazione al Sindaco. Ed è qui, precisamente al comma4, che sta tutta la questione. Questo comma permette all'esercente (o al responsabile di locali e uffici aperti al pubblico) di vietare l'accesso ai cani, esattamente come prima dell'approvazione della nuova legge. Anche laCircolare Regione FVG - precisazioni sull'accesso degli animali d'affezione negli esercizi pubblici, commerciali e nei locali e negli uffici aperti al pubblico nella Regione Friuli Venezia Giulia, L.R. 20/2012aggiunge, a integrazione, quanto segue: "Per quanto riguarda il comma 4 dell’art. 20 si precisa che il titolare di un esercizio pubblico e commerciale nel caso intenda limitare l’accesso degli animali nello stesso, potrà comunicare la propria intenzione al Sindaco mediante lettera raccomandata, fax o posta certificata e sarà tenuto ad esporre la suddetta nota all’entrata dell’esercizio in modo bene visibile." Per riassumere: con una comunicazione scritta al primo cittadino, senza obbligo di motivare le ragioni del divieto, la vecchia segnaletica ("noi non possiamo entrare" et similia) viene rimpiazzata con quella nuova (a norma di legge) e il gioco è fatto. Paradossale come un articolo di legge possa concedere un diritto e, poche righe dopo, fornire gli strumenti per negarlo. Ci saremmo aspettati quanto meno l'obbligo di motivare le ragioni delle richieste di divieto. Ma così non è, per cui i divieti resteranno tali, frutto di scelte personali e arbitrarie, e i cani continueranno a "restare fuori", alla stregua di untori di manzoniana memoria. Un nulla di fatto anche per quanto riguarda l'accesso a parchi e giardini pubblici, ma questa è un'altra storia che non mancheremo di approfondire.
Il No Harlan Group Udine organizza nella giornata di sabato 19 gennaio “ILLUMINA LA SPERANZA”, una fiaccolata che si snoderà silenziosa attraverso le vie del centro storico di Udine, rischiarata solo da piccoli lumi a simboleggiare la luce della speranza e dell'impegno per una società libera dalla sperimentazione animale e da ogni forma di sfruttamento degli esseri viventi. Il ritrovo sarà in Piazza Libertà alle ore 17 e la partenza è prevista per le 17:30. Già dalle ore 15 a fianco della Loggia del Lionello sarà allestito un tavolo che distribuirà materiale informativo e raccoglierà firme per l'iniziativa STOP VIVISECTION . I partecipanti alla fiaccolata saranno vestiti in abito scuro e, tenendo in mano un piccolo lume, percorreranno le vie del centro per giungere infine in Piazza S. Giacomo ( Piazza Matteotti ) dove sarà disponibile uno Speaker's Corner in cui, chi lo volesse, potrà leggere un breve pensiero a tema proprio o di altri autori. Tutti i pensieri verranno raccolti ed inviati alla Harlan Laboratories. Sarà inoltre possibile firmare per l'iniziativa europea Stop Vivisection allo scopo di abolire la Direttiva Europea 2010/63/UE. L'obiettivo del No Harlan Group Udine – il quale è formato da volontari delle associazioni Lav, Enpa, Oipa, Imperatrice Nuda, Animalisti italiani, Animalisti FVG e da persone che difendono i diritti degli animali – è quello di informare il grande pubblico sull'esistenza di metodologie di ricerca efficaci e alternative alla sperimentazione animale. La multinazionale Harlan Laboratories – che ha dislocato presso S. Pietro al Natisone lo stabilimento principale e la sede legale dell'attività in Italia – è l'emblema tangibile del gigantesco e lucroso business della vivisezione. Per fermare questo Moloch, le iniziative locali devo entrare a far parte di un disegno ed un progetto più ampi. Per tale motivo il gruppo ha deciso di organizzare la fiaccolata nello stesso giorno, il 19 gennaio appunto, in cui una grande manifestazione si svolgerà in Francia, a Gannat, contro la sede francese della Harlan. E per le stesse ragioni il No Harlan Group Udine ha contattato e coinvolto numerose associazioni non solo italiane ma anche estere, per dar vita ad un movimento di opinione e di opposizione a livello internazionale. La NO HARLAN GLOBAL CAMPAIGN del 18-19 gennaio prevede questa serie di eventi :
FRANCE- Gannat (manifestazione principale organizzata dai “Chiens de Rue” e CCE2A ) GREAT BRITAIN- il gruppo Save the Harlan Beagles promuove “Europe unites against Harlan”: marce silenziose in 6 città inglesi ( Cambridge, Liverpool, Grantham, Colchester, Hull, Huntingdon ). ITALIA - Udine e Correzzana (dove è presente una sede secondaria della Harlan Lab.) CROAZIA- Zagreb - ZAVTORIMO LABORATORIJE HARLAN . SLOVENIA- Ljubljana PRIŽGI UPANJE – TIHA BAKLA PROTI HARLANU IN POSKUSOM NA ŽIVALIH ACCENDI LA SPERANZA - fiaccolata silenziosa contro Harlan e la sperimentazione su animali. ISRAELE- The Israeli Society for the Abolition of Vivisection organizza una manifestazione di sostegno alle iniziative europee nella città di Rehovot, sede di una delle 3 sedi di Harlan in Israele, venerdì 18 (vista la festività del sabato). Per maggiori informazioni: https://www.facebook.com/events/386353241450873/ http://noharlangroupudine.wordpress.com/
Ci sono immagini “invisibili” perché convenzionalmente accettate e altre che, per qualche ragione, fanno gridare allo scandalo. Siamo, più o meno consapevolmente, circondati da un numero infinito di immagini violente ogni giorno, in ogni luogo. Le azioni quotidiane che ci troviamo a compiere quasi meccanicamente e che ci paiono fra le più innocenti, si svolgono anch'esse in contesti saturi di rimandi alla violenza; pensiamo ai banchi delle macellerie o delle pescherie, a certi scaffali di supermercato o alle sagre di paese in cui “si fa la festa” a qualche animale. Eppure la brutalità che si cela dietro a ciò che mettiamo nel carrello appare astratta, non offende né oltraggia nessuno; attorniati da milioni di pezzi di animali sotto cellophane, asetticamente confezionati in vaschette bianche riposte una accanto all'altra, scegliamo di indignarci alla visione di un manifesto affisso in centro città.
Basta un candido bambolotto di plastica a farci perdere la testa, a scatenare reazioni accompagnate da aggettivi quali "osceno", "vergognoso", "eccessivo", "di cattivo gusto". Qualcuno rivendica il diritto al proprio piatto di tortellini in brodo per natale. C'è chi, disgustato, invoca una riflessione etica ed oggettiva sull'immagine utilizzata (un'etica e un'oggettività ad uso e consumo della specie umana), chi parla della necessità di evitare carni piene di ormoni, ritenendo quest'ultimo un atto “sufficientemente etico nei confronti delle bestie”. Più di così non si può fare, viva la libertà ma prima di tutto il rispetto per la vita umana, a ciascuno il proprio posto, i bambini non si toccano- questo il tenore delle reazioni. Nel promuovere la campagna antispecista “CHI mangi oggi?” a Pordenone siamo stati fin dall'inizio consapevoli del fatto che l'immagine del bambolotto è, ancora per molti, inspiegabilmente considerata tabù, in quanto può rimandare alla figura di un bambino. Tuttavia sostenere un diretto collegamento con il mondo dell'infanzia è errato. Il bambolotto è un umano, è ciascuno di noi. Rappresenta il nostro immedesimarsi nella condizione animale, in quei pezzi di animali (inscatolati, incellophanati, esposti) che con così tanta prepotenza ci circondano ovunque, quotidianamente. La nostra società, pur così assuefatta a continue sollecitazioni visive violente, è portata a misurare le ingiustizie con il metro di giudizio che ella stessa ha concepito, convenientemente dettato dall'appartenenza di specie. E' forse per questo motivo che, alla visione del bambolotto (l'umano al posto dell'animale), ci si appella così accoratamente al “cattivo gusto”; l'indignazione tout court è lo strumento più rapido e indolore per inibire riflessioni che possano andare nel profondo, al di là della simbolicità, scandagliando il nostro animo. Questa reazione è prevedibile, e la campagna si prefigge anche questo scopo: ottenere una reazione e sondare la gamma di risposte da parte dell'opinione pubblica. Essa veicola quello che, nei fatti, è un messaggio inequivocabile: “gli animali non sono cose. Quando li mangi o li sfrutti, mangi QUALCUNO. Non QUALCOSA”. Ma su una frase come questa la quasi totalità delle persone indignate preferisce non soffermarsi, concentrandosi piuttosto sul bambolotto per avventurarsi in fantasiose teorie, spingendosi persino a ipotetici rimandi alla pedofilia o al cannibalismo. Nei giorni successivi al lancio della campagna a Pordenone abbiamo assistito ad accesi dibattiti sui social network, molti dei quali aventi come interlocutori genitori pordenonesi. Laddove, nella discussione, qualcuno provasse a riassumere a proprio modo il senso dell'iniziativa, parlando di sofferenza animale o anche semplicemente di giustizia sociale, egli veniva prontamente incalzato con riferimenti al pomodoro che soffre e alla lattuga recisa. Alcune mamme si sono chieste "come spiego questa cosa a un bimbo?" La stessa domanda pare non se la pongano transitando con i loro figli davanti alle vetrine delle macellerie, davanti a tanti animali ancora interi appesi a un gancio. Ci sarebbe da chiedersi come spiegheranno ai bambini di quei corpi (veri, non bambolotti) senza vita. E' oltremodo bizzarro e a tratti sorprendente come la consuetudine renda così impercettibile la sofferenza di altre specie e come, invece, un comunissimo bambolotto possa saltare così all'occhio, ingenerando sdegno. E quando c'è sdegno si avverte la necessità di innalzare le barriere dell'autodifesa, appellandoci alle abitudini, alla necessità di mangiare animali per abitudine, come se non esistesse una vera scelta non violenta, come se non mangiare o sfruttare animali implicasse necessariamente l'isolamento dalla società, il confino in un'isola deserta, un vivere da naufraghi. Ecco che, nel commentare la campagna, si sottolinea come la carne del supermercato non provenga in realtà da allevamenti intensivi, bensì da contesti più piccoli e “virtuosi”. La questione pare essere d'improvviso tutta legata gli allevamenti intensivi, che “maltrattano gli animali”. Mentre "se fai riferimento al macellaio di fiducia e ti informi da dove viene la carne che compri, è già abbastanza etico". Una delle frasi più indicative fra quelle lette in rete in questa occasione riguarda la parola vegan: “sembra una setta, non un modo di alimentarsi". E' disarmante come ancora per molte persone vegan corrisponda a una setta (nella peggiore delle ipotesi) o, tuttalpiù, a un modo di alimentarsi. La scelta etica che vi sta alla base non viene mai seriamente presa in considerazione, perché scomoda; liquidando il veganismo come fenomeno alimentare si chiude la questione, non si lascia spazio a implicazioni che possano in qualche modo minare le coscienze. E d'innanzi al bambolotto sotto cellophane, che colpisce come un pugno allo stomaco, si può (a differenza degli animali, il cui destino è segnato) scegliere di andare avanti, difendendo comode abitudini e allontanando scomode verità: basterà anteporre il disgusto alla riflessione.
Animalisti FVG
per portare la campagna antispecista "CHI mangi oggi?" nella tua città visita questa pagina
Un gustosissimo piatto della cucina tex-mex rivisitato in chiave vegan
Ingredienti:
150 grammi di fagioli rossi 200 grammi di seitan 1 cipolla 300 grammi di peperoni verdi (friggitelli) 4 o 5 pomodori pelati olio extravergine d'oliva q.b. 1 cucchiaino di peperoncino 1 cucchiaino di coriandolo in polvere 1 cucchiaino di cumino 1 spicchio d'aglio sale q.b.
Preparazione:
Fate macerare i fagioli in una terrina con acqua fredda per almeno 8 ore. Trascorso questo tempo, scolateli, metteteli in una casseruola, copriteli con acqua fredda, portateli a ebollizione e fateli cuocere per un'ora e 20 minuti circa (fino a quando non saranno teneri), salandoli a cottura ultimata. Nel frattempo macinate il seitan, sbucciate e lavate la cipolla,tritatela finemente; tagliate i peperoni, privateli dei semi e dei filamenti interni, lavateli e tritateli. Tritate anche i pomodori pelati e lo spicchio d'aglio. Ponete in un tegame l'olio con la cipolla e il peperone e fateli appassire. Aggiungete il seitan e fatelo rosolare, mescolando di tanto in tanto; unite i fagioli lessati, i pomodori, le spezie, l'aglio e mezzo bicchiere di acqua bollente. Salate, fate cuocere a fuoco dolce e a tegame coperto per un'ora.
Servite il chili accompagnandolo con polenta alla piastra, riso al vapore o tortillas di farina.
Sono trascorse poche ore dall'inizio del nuovo anno e già numerose sono le notizie di morti, smarrimenti o ritrovamenti di animali domestici traumatizzati dallo scoppio dei botti di San Silvestro. Questo accade in tutta Italia ed è un copione che si ripete puntualmente di anno in anno, nonostante regolamenti, ordinanze, appelli e campagne di sensibilizzazione con le quali si invita la cittadinanza a festeggiare un capodanno rispettoso per ogni vita animale. Nel verificarsi di eventi quali lo smarrimento di un animale domestico o il ritrovamento di animali traumatizzati o feriti molte persone possono non avere strumenti sufficienti ad agire efficacemente e tempestivamente; ecco una breve guida su cosa sapere e cosa fare in concreto. In caso di smarrimento di un cane: Se le ricerche nella zona dove supponete si possa trovare l'animale non portano ad alcun esito immediato, dovrete procedere con una denuncia scritta di smarrimento (ricordiamo a tale proposito che la denuncia in forma scritta è un obbligo imposto per legge) , che dovrà essere presentata alle Autorità competenti, ovvero Carabinieri, organi di Polizia Municipale del Comune competente per territorio, servizio veterinario dell'azienda Asl competente per territorio, Anagrafe Canina, a seconda della regione di appartenenza. Nel caso di Pordenone la denuncia va inoltrata entro 15 giorni dal verificarsi dell’evento, compilando l’apposito modulo che potrete scaricare qui L'Ufficio Tutela Animali del Comune di Pordenone è sito in via San Quirino 5. Telefono: 0434 392603- Fax: 0434 392625 gli orari a questa pagina In aggiunta può essere utile cercare il cane anche nei canili privati convenzionati della zona, segnalando lo smarrimento telefonicamente o, meglio ancora, recandosi in queste strutture di persona; il cane potrebbe esservi stato condotto a seguito ritrovamento a cura di un cinovigile e la vostra visita potrebbe dare buon esito, abbreviando i tempi "burocratici" che generalmente intercorrono tra il ritrovamento dell'animale e il suo ritorno a casa. Nel caso di ritrovamento di un cane (anche ferito) vagante: Se doveste trovare un cane vagante, anche se ferito, su luoghi o vie pubbliche, non potrete raccoglierlo per portarlo personalmente al canile; l’ingresso di questi cani sarà rifiutato. Se il ritrovamento avviene durante le fasce orarie diurne, non si deve nemmeno contattare il Servizio Veterinario o interpellare direttamente il Servizio di Emergenza del 118. Dovrete rivolgervi al Comando di Polizia Urbana del Comune dove il cane è stato rinvenuto per segnalare il fatto, restando in attesa dell'arrivo del cinovigile. Questi, intervenendo sul posto, verificherà se il cane ha un proprietario tramite accertamento della presenza di microchip e sua lettura. Qualora non fosse possibile risalire al proprietario del cane, la Polizia Municipale interpellerà il Servizio Veterinario della Azienda Sanitaria che interverrà raccogliendo il cane per il suo successivo invio al canile, dopo avergli prestato le prime e più urgenti cure se ferito. Se un cane ferito viene ritrovato nelle fasce orarie serali, notturne o nei giorni festivi, andrà contattato il Servizio di Emergenza del 118. L’Azienda Sanitaria n°6 (Pordenone) garantisce interventi di urgenza nei seguenti casi : • cattura di cani vaganti pericolosi per l’incolumità pubblica e interventi su richieste d’emergenza da parte della forza pubblica. • pronto soccorso a cani e gatti traumatizzati da incidente stradale o altre cause, solo se privi di proprietario. Qualora si tratti di un gatto è necessaria un’ulteriore condizione: il cittadino che ha richiesto l’intervento deve essere disposto ad assumersi la responsabilità di custodire l’animale dopo le prime cure fornite dal veterinario pubblico. La richiesta d’intervento deve essere rivolta ai vigili urbani in orario diurno dei giorni feriali, mentre in orario notturno e nei giorni festivi può essere inoltrata al 118, solo in caso di animali traumatizzati privi di proprietario. fonte e maggiori informazioni qui Nel caso ritrovamento di animali selvatici in difficoltà: La legge regionale n. 6/2008, all’articolo 5, comma 1, lettera d) prevede l‘istituzione e la gestione da parte delle Province di Centri di recupero per il soccorso della fauna selvatica in difficoltà. In caso di ritrovamento di animali selvatici è necessario contattare il personale del Corpo di Polizia Locale della Provincia di Pordenone, il quale interverrà nel più breve tempo possibile, prendendo in carico l’animale. Numeri e contatti utili:
Polizia Municipale di Pordenone, numeri, contatti e orari di apertura a questa pagina Ufficio Tutela Animali del Comune di Pordenone -via San Quirino 5, 33170 Pordenone Telefono: 0434 392603- Fax: 0434 392625 gli orari a questa pagina Corpo di Polizia Locale della Provincia di Pordenone - Nucleo operativo di vigilanza ittico-venatoria e territoriale via Concordia Sagitaria n. 1 – 33170 Pordenone tel. 0434-231445 – fax 0434-231414 3 3 5 / 5 6 3 6 3 7 8 (servizio di reperibilità) e-mail: polizialocale.venatoria@provincia.pordenone.it maggiori informazioni a questa pagina
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