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sabato 2 aprile 2011
PERCHE' DICIAMO "NO" ALLA SAGRA DEI OSEI DI SACILE (PN)
A quanti vedessero nella Sagra dei Osei di Sacile né più né meno che una simpatica occasione per una gita fuori porta, desideriamo offrire un breve spunto di riflessione.
Giunta alla sua 737° edizione, questa sagra (come le innumerevoli del suo genere) viene presentata, da chi la patrocina, con termini accattivanti: tradizione, natura, cultura, genuinità.
Ci si appella anche al dovere di salvaguardare il passato per poterlo tramandare con orgoglio alle future generazioni.
Momenti di vita straordinaria? Di sicuro non per centinaia di uccelli costretti a spendere la loro vita in gabbie di 20x20 centimetri.
Le Associazioni animaliste denunciano pubblicamente e da anni fiere come questa, per i contenuti fortemente diseducativi, per le condizioni di esposizione degli animali, obbligati spesso a rimanere rinchiusi in gabbie anguste ed in condizioni contrarie alla loro etologia,
come nel caso dei richiami vivi (Tordi bottacci, Tordi sasselli,
Merli, Allodole, Lucherini, Cardellini, Fringuelli e Prispoloni), utilizzati nelle cosiddette competizioni canore.
Cosa c'è di appagante e straordinario in tutto questo?
Appagante, per gli addetti ai lavori, è senza dubbio il giro di affari che una fiera ornitologica comporta (per chi alleva e vende animali, per chi costruisce le gabbie, per chi vende il mangime e così via).
La tradizione è, a nostro avviso, la copertina patinata dietro cui si cela un mercato molto vasto, un giro economico che si basa sulla "carcerazione" di piccoli esseri senzienti.
Perché alla fine, per quanti giri di parole si possano usare, stiamo parlando di gabbie.
Gabbie dalle quali queste creature, nate per volare, osservano la nostra libertà.
Chi legge provi a immaginare, solo per un istante, di trovarsi al loro posto.
Recluso in un contenitore di pochi centimetri, a trascorrere infiniti giorni tutti uguali, cantando la propria disperazione.
Nemmeno lo spazio per spiegare le ali (parliamo nella fattispecie dei richiami vivi), né la possibilità di sfuggire a un destino incomprensibile.
E tutto questo perché qualcuno, compreso il tuo "carceriere" ha deciso che sei un animale che non rimpiange la libertà poiché non l'ha mai conosciuta, essendo nato e allevato in cattività.
In nome della "tradizione" c'è ancora chi è convinto di poter giustificare davvero qualsiasi cosa, compresa la sopraffazione del più forte sul più debole.
Citiamo testualmente da una locandina della FIMOV (Federazione Italiana Manifestazioni Ornitologico Venatorie): ”Sostenendo le Fiere contribuirai a mantenere viva una passione vecchia come il mondo, in regola con le leggi dello Stato e di Dio. Vieni alle Fiere e porta tuo figlio”.
Se questa è l'eredità morale che si vuole lasciare alle generazioni future, scomodando perfino Dio....consentitecelo: c'è di che riflettere.
Tante altre cose si potrebbero aggiungere, poiché quello delle fiere degli uccelli è un fenomeno ricco di sfaccettature e troppo spesso sottovalutato.
Certo è che vistarle fa stringere il cuore a chi ha un minimo di sensibilità. Sarebbe davvero ora di voltare pagina una volta per tutte, non visitandole più.
Approvo in toto le vostre considerazioni su questa penosa realtà. Condivido questo post per divulgarlo, ma soprattutto per far sì che la LIPU di Asti, che è tra i miei contatti, prenda in considerazione l'eventualità di darvi una mano.
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