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lunedì 4 febbraio 2013
LEGAMBIENTE E LA "MAIALATA SOCIALE"
“Cari Soci, Cari Amici
visto che siamo agli inizi dell'anno, quando in Lunigiana è tradizione 'fare il maiale' e condividere socialmente questo evento a tavola, abbiamo pensato di invitare ad una 'maialata sociale' tutti i soci e gli amici di Legambiente Lunigiana.”
Suona esattamente così (anche se più che un suonare è uno stridere) l'invito di una sezione di Legambiente; la notizia sta girando molto in rete, nello sconforto generale.
Cosa potremmo aggiungere a quanto già detto dalle tante persone che, proprio in queste ore, stanno commentando questa agghiacciante iniziativa?
Potremmo chiamarla una caduta di stile?
Caduta di stile sarebbe veramente poco, quasi un complimento. E poiché non siamo in vena di complimenti, ci limiteremo a dire francamente le cose come stanno, senza fare sconti.
La “maialata sociale” di Legambiente, diciamocelo, è una cosa indegna.
Indegne sono le espressioni usate: “fare il maiale”, come se il maiale avesse un senso e un nome solamente nella misura in cui viene sgozzato, macellato, smembrato e portato a imbandire tavole festose di eventi conviviali come quello della Lunigiana.
Miliardi di animali sono costretti a subire quotidianamente indicibili vessazioni e soprusi, in una società che dispone delle loro vite e della loro carne nel silenzio più ignobile e assordante, quello della complicità.
Chi si impegna a dare voce a questa sofferenza non può farsi scivolare addosso simili manifestazioni di insensibilità e inconsistenza.
Sono cose che colpiscono come un pugno nello stomaco, soprattutto quando provengono da realtà che, sulla carta, si presentano come garanti dell'ambiente e dei suoi abitanti.
Da statuto, Legambiente “ opera per la tutela e la valorizzazione della natura e dell’ambiente (...), delle risorse naturali, della salute collettiva, delle specie animali e vegetali”
e “a favore di stili di vita, di produzione e di consumo e per una formazione
improntati all’ecosviluppo e a tutela dei consumatori, ad un equilibrato e rispettoso rapporto tra gli esseri umani, gli altri esseri viventi e la natura.”
Sempre da statuto, Legambiente “Persegue la protezione della persona umana, delle specie animali e vegetali, dell’ambiente”
Bel modo di proteggere le specie animali, ci viene da dire.
Qualcuno dovrebbe spiegare ai promotori della maialata sociale che un “rispettoso rapporto tra gli esseri umani, gli altri esseri viventi e la natura “ può andare in una sola, inequivocabile direzione, quella di non mangiare altri esseri viventi.
Se questo concetto non è chiaro, forse sarebbe opportuno quanto meno redigere un nuovo statuto, meno di facciata e più in linea con le azioni (e con i banchetti a base di animali).
Ciò che in tutta questa storia stride maggiormente è ripensare alla presenza di Legambiente ai tavoli post sequestro dei cani di Green Hill, nei giorni in cui venivano portati a compimento gli affidi. Ma forse per Legambiente “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.
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