Domenica 21 agosto un centinaio di attivisti animalisti provenienti da diverse regioni italiane (Friuli, Veneto, Trentino, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte) hanno manifestato nel cuore della Sagra dei osei di Sacile.
Queste cento persone, tutte assieme, hanno saputo dimostrare al comune di Sacile che non sarà così facile mettere un bavaglio all’indignazione per questa come per tutte le fiere degli uccelli presenti in Italia.
Desideriamo condividere questa esperienza con chi non ha potuto essere presente al presidio.
Quello alla Sagra dei osei di Sacile è, senza ombra di dubbio, il presidio più impegnativo e allo stesso tempo più sentito da quanti, come noi, si trovano a fare attivismo per i diritti animali in Friuli.
Stiamo parlando della fiera ornitologico venatoria più antica e prestigiosa d’Italia, che vanta quasi 800 anni di storia, cinquantamila visitatori e la presenza di circa centomila uccelli e molti altri animali, esposti e venduti come merce in una delle giornate generalmente più torride dell’anno: la prima domenica dopo ferragosto (quest’anno la temperatura ha raggiunto i 36 gradi all’ombra).
Mettere nero su bianco ciò che ogni anno, facendo violenza su noi stessi, osserviamo impotenti, non è impresa facile; si tratta di immagini che lasciano un solco indelebile sulla coscienza di chi vuole vedere.
Occhi innocenti di prigionieri senza voce, il canto assordante della disperazione.
Ci siamo preparati ad affrontare questa estenuante giornata per mesi, attraverso un gruppo di lavoro composto da diversi attivisti di varie città d’Italia: l’obiettivo principale, di cui il presidio rappresenta solo un aspetto, è stato quello di realizzare un sito, il primo sito di contro informazione dedicato a una fiera ornitologico venatoria (www.nosagraosei.org).
Era indispensabile per noi portare alla luce, attraverso documentazioni e testimonianze eccellenti, la realtà delle fiere degli uccelli, la non-vita dei richiami vivi, l’inquietante sodalizio fra mondo venatorio ed eventi per famiglie apparentemente festosi come questo.
Dietro ciò che è rappresentato come una innocua e gioiosa festa della natura è celata, neppure troppo abilmente, la dignità calpestata di meravigliosi animali attorniati dall’indifferenza di migliaia di “spettatori”.
La stampa locale dedica ogni anno generosi spazi alla sagra dei osei, siparietti attraverso i quali è decantato ogni evento ad essa legato: non si risparmiano parole di elogio per la gara canora, di meraviglia e incanto per il manifesto della sagra, di grande interesse per l’esposizione degli animali da cortile, di ammirazione per la mostra anti bracconaggio in collaborazione con Federcaccia (perché i cattivi sono solo i bracconieri…)
Per le argomentazioni degli animalisti e per la loro presenza in Piazza del Popolo parole di condanna da parte del primo cittadino e degli organizzatori: fanno finta di non comprendere le profonde ragioni per cui Sacile rappresenta un appuntamento a cui gli animalisti non possono mancare.
Tutto viene messo a tacere grazie alla formula magica “natura, cultura, tradizione” e con l’appello al rispetto delle opinioni altrui.
Nessun cenno agli animali (veri inconsapevoli protagonisti della sagra) e nessun appello al rispetto loro dovuto.
Nessun cenno alla violenza verbale cui siamo sottoposti ogni anno durante i presìdi, alle vergognose allusioni indirizzate, soprattutto alle attiviste donne, da diversi espositori e sostenitori della sagra.
Nessuna parola di condanna, da parte di questi signori, nei confronti dell’allevatore che anche quest’anno ha aggredito un attivista (reo di avergli chiesto di riparare dal sole alcuni uccelli) arrivando ad afferrarlo per il collo e spintonarlo.
Manifestando con il cuore gonfio di rabbia sotto un sole che non dà tregua ci domandiamo costantemente cosa ci sia di così bello e naturale in questa enorme distesa di gabbie allineate, con all’interno piccoli detenuti stremati dal caldo e dalla fatica di vivere.
Aspettano tutti il giorno della liberazione, e la loro liberazione potrà essere solamente la morte.
Sacile si trasforma, per una notte e un giorno, in una città di milioni di ali chiuse, di libertà negate, di natura artificiale ad uso e consumo dell’uomo.
Ci sono immagini che, come tutti gli anni, non si cancellano.
Le quaglie appese agli alberi all’interno dei “fiaschetti”, piccole prigioni ovali nelle quali mangeranno, dormiranno, faranno i loro bisogni e vivranno fino all’ultimo dei giorni. L’assiolo, animale notturno che, esposto per tutto il giorno in piena luce, non può fare di meglio che tenere gli occhi chiusi fra la divertita curiosità della gente.
Uccelli di pochi grammi strappati dalla voliera per la vendita e maneggiati come fossero pupazzi.
Le centinaia di uccelli da richiamo: “tutti nati in cattività”, questa frase è ripetuta come un mantra da espositori ed organizzatori, quasi a rassicurarci circa la loro incapacità di anelare a qualcosa di diverso da una squallida gabbia.
Gli animali da cortile e la vita emotiva negata: conigli, scrofe con i loro piccoli, galline, anatre, pulcini…utili, per chi li espone, ad imbandire la tavola delle feste.
Il sindaco di Sacile, certamente sorpreso e allarmato dal numero degli attivisti presenti al presidio (al di sopra di ogni aspettativa per una fiera ornitologico venatoria) e vistosi rovinata la “festa della natura” di cui va estremamente orgoglioso, ha invitato la questura, attraverso gli organi di stampa, a vietare futuri presìdi animalisti alla Sagra dei osei.
Questo non basterà a fermare lo sdegno di tante persone che ritengono sia giunta l’ora di porre fine a questa sagra.
www.nosagraosei.org