La fotografa e attivista Jo-Anne McArthur presenta a Cinemazero – promosso da "Le Voci dell’inchiesta", Safarà Editore e in collaborazione con "Pordenonelegge" – mercoledì 23 settembre alle 20.45 “The Ghosts in our Machine”, il documentario che ha emozionato pubblico e giurie di svariati festival internazionali. Realizzato dalla regista canadese Liz Marshall, The Ghosts in Our Machine segue l'attivista - fotografa nel corso di un anno attraverso diverse storie di animali che immortalerà in alcune parti del Canada, Stati Uniti e in Europa. Ogni storia è una finestra sul mondo dell'industria animale: il cibo, la moda, l'intrattenimento e la ricerca. Un documentario nato dall'amore per gli animali, che non si limita a raccontare, ma mostra come nella nostra società gli animali vengano barbaramente sviliti e considerati niente altro che merce.
Un appuntamento a cui non mancare: domenica 20 settembre Pordenonelegge ospita una delle tappe del tour italiano della pluripremiata fotoreporter canadese Jo-Anne McArthur, autrice di "NOI ANIMALI - WE ANIMALS", saggio fotografico di inchiesta sul rapporto uomo-animale in prima traduzione italiana edita da Safarà Editore, con prefazione di Roberto Marchesini.
L'appuntamento è alle 11.30 all'ex Convento di San Francesco: sarà un'occasione unica per conoscere Jo-Anne, il suo lavoro e il libro We Animals, tradotto in Italia grazie all'impegno di Safarà Editore. Jo-Anne McArthur, fotoreporter, scrittrice e attivista originaria di Toronto, Canada, ha fotografato la drammatica situazione in cui versano gli animali nei sette continenti e in quaranta Paesi per più di dieci anni. Il suo libro contiene più di 100 fotografie selezionate tra le migliaia di immagini che costituiscono We Animals, un archivio di ritratti di animali in allevamenti, laboratori, circhi, acquari, mercati, insieme a quelli di animali ospiti in santuari e immortalati nei loro habitat naturali. Il suo progetto We Animals (www.weanimals.org), del quale il libro rappresenta una selezione, documenta la presenza degli animali in contesti umani, allo scopo di abbattere le barriere che questi ultimi hanno eretto e che permettono di trattare gli animali non-umani come oggetti, e non come esseri la cui vita ha un significato morale.
Le associazioni Animalisti FVG, LAV e LAC esprimono il proprio dissenso per presenza dei rapaci diurni e notturni previsti alla Festa di Torre, il prossimo fine settimana. Per gli spettacoli di falconeria e soprattutto per i laboratori didattici dedicati ai più giovani. Cosa può esserci di divertente nel vedere un rapace che si esibisce comandato dall’uomo? Non vi è alcun valore didattico nell’insegnare a bambini e ragazzi che è giusto tenere prigionieri animali a scopo ludico. La pratica della falconeria, pur essendo legalmente riconosciuta, prevede la prigionia per gli animali, costringendo animali nati per volare ad una esistenza in gabbie o voliere, quando va bene. Ci chiediamo a cosa serva dotarsi di un regolamento di tutela degli animali, come ha fatto Pordenone, se poi questo viene puntualmente dimenticato . Inoltre, questi spettacoli si appellano all'ormai smascherato alibi della tradizione e della rievocazione storia, in realtà è solo una delle innumerevoli forme di sfruttamento di animali . le tradizioni vanno RICORDATE, non RIPROPOSTE, soprattutto quando sono veicolo di trasporto per i germi della violenza e pensare di poter costringere un essere violentato e privato della libertà a farci da GIOCATTOLO assolutamente lo è. E' purtroppo notorio che nell'humus della falconeria vi siano stati casi di commercio di rapaci nati in cattività ma che derivano da uccelli predatori selvatici, considerati protetti dalla Legge 157/92 e ancora prima inseriti nell’allegato I della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE. I rapaci necessitano di una particolare protezione, vale a dire di misure speciali di conservazione per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione nella loro area di distribuzione: il prelievo di esemplari catturati in natura e poi fatti riprodurre incrociandoli tra specie affini è una pratica inconcepibile in un’ottica protezionista di queste specie a rischio. I falconieri giocano la carta della didattica, come se fosse un dono e un piacere offerto alla comunità, mostrando da vicino la bellezza di animali altrimenti difficilmente avvicinabili. In realtà, nulla di ciò che viene mostrato di quegli animali è simile alla loro vera natura che è quella di animali schivi e timorosi verso l'uomo, dal quale sono stati cacciati e uccisi per secoli. I falconieri non permettono di conoscere la vera natura di questi animali, proprio perché ne offrono un’immagine artificiosa. Invitiamo pertanto le famiglie a protestare e disertare questo evento diseducativo.