venerdì 26 agosto 2016

Asini

Lady Chatterley 


[...] il gambero è un frutto del mare, te lo puoi 
fare sia arrosto, bollito, grigliato, al forno, 
saltato, c'è lo spiedino di gamberi, gamberi con 
cipolle [...] zuppa di gamberi, gamberi fritti in 
padella, con la pastella, a bagnomaria, gamberi 
con le patate, gamberi al limone, gamberi 
strapazzati, gamberi al pepe [...] minestra di 
gamberi, stufato di gamberi, gamberi 
all'insalata, gamberi e patatine, polpette di 
gamberi, tramezzini coi gamberi... e questo è 
tutto mi pare. (Bubba sui mille usi dei gamberi ­ 
Forrest Gump ­ 1994) 


Asini . Riflessivi, riservati, sensibili. Asini che mostrano un’attenzione profonda ai propri spazi, una radicata esigenza di tutelare la propria privacy, l’integrità del proprio corpo e delle proprie emozioni. Asini che a volte cercano la tua vicinanza, altre volte la schivano per lunghi mesi. Asini che attraversano periodi di entusiasmo e periodi di toccante tristezza, per motivi che non ci sarà mai dato di conoscere. Asini che arrivano a lasciarsi morire per la perdita di un amico. Asini innamorati, asini divertiti e traboccanti di vita e curiosità.

Rifugio del Cavallo di Montereale Valcellina


Così sono gli asini che conosco.
Sono tre: Galileo, Palmira e Lady Chatterley. Abitano al Rifugio del Cavallo di Montereale Valcellina. Hanno la grande fortuna di poter dare voce a tutte queste espressioni e di poterle vivere pienamente. Sono animali che si svelano a poco a poco. Un po’ come i gatti, hanno la propensione a diffidare (a ragion veduta) di qualsiasi prestazione venga loro richiesta. Per iniziare un momento di dialogo con loro è condizione indispensabile, ma non sufficiente, quella di abbandonare ogni aspettativa nei loro confronti.

Ma gli asini sono molto altro ancora. Allo stato brado sono fieri, intrepidi, pieni di spinta vitale e integrità individuale e di gruppo. Se impossibilitati ad avere per sé e per il proprio branco uno spazio adeguato a vivere una vita propria, con lucidità ci chiedono quanto meno che vengano tenute in considerazione e rispettate le proprie irrinunciabili esigenze sociali.

La maggior parte degli asini non ha queste opportunità e mai le avrà.
La maggior parte di loro, quando va bene, lavora per avere salva la vita. Guardiamoci attorno. Nel periodo estivo ogni settimana c’è un evento che coinvolge gli asini. Sempre più spesso. Più passano gli anni e maggiore è il carico di lavoro che viene loro richiesto.

corsa degli asini


Ce n’è per tutti i gusti: asini che tirano la carrozza con i bambini. Bambini che prendono il patentino per cavalcare l’asino. Asini montati durante il palio per qualche festa cattolica dedicata alla Madonna. Asini – esausti – produttori di benessere umano nella onoterapia , una forma di ​ pet therapy assai diffusa in Francia, Stati Uniti e Svizzera che sta iniziando a riscuotere successo anche in Italia.

Asini usati in campagna elettorale per sostenere il candidato sindaco di turno. Asini citati in tali occasioni come ​ "un modo alternativo ed ecologico per spostarsi in città".

Che dire dei tanti nostalgici dei bei tempi in cui gli alpini andavano in guerra con gli asini?
Asini vittime innocenti, eroi loro malgrado, patrioti per forza di uno stato che non avrebbero mai voluto servire.
Per colmare questa nostalgia ci siamo allora inventati le rappresentazioni storiche, dove sicuramente non possono mancare i mansueti e testardi asini.
O i presepi viventi, così simili ai nostri presepi di plastica da non poter esistere senza la presenza di un asino.

Gli asini contribuiscono persino al rilancio del turismo. Tra le vacanze più diffuse nell’estate della crisi, a quanto pare, c’è infatti il trekking sommeggiato . In queste eco gite l’asino diventa naturalmente (cit.) il "miglior amico del camminatore" . Poco importa se noi rappresentiamo poco e nulla per lui se non, nella migliore delle ipotesi, una pesante seccatura. Nella peggiore delle ipotesi, invece, una vera e propria tortura.

E ancora, lezioni di equitazione per i più piccoli ("gli asini sono meglio dei pony per apprendere i primi rudimenti di questa disciplina").
O gli asini porta­zaini; gli asini taglia­erba, dimenticati in un prato ai bordi della statale al loro destino da qualche assessore trevigiano.

Asine produttrici di latte per umani: per il latte d’asina, panacea per le allergie al latte vaccino e per gli anziani. Ed è già boom.
E non dimentichiamo la carne di asino, perché l’asino è buono anche da morto. Non è raro trovare agriturismi che promuovono l’avvicinamento coatto agli asini per poi servirne il corpo per cena.

Agli asini si trova sempre qualcosa da fare, fosse anche morire.

Gli asini in realtà non perdono occasione per comunicarci in ogni modo il loro totale disaccordo.
Ma ogni segnale è disatteso sistematicamente, negato e spesso deriso.
Ogni disobbedienza è punita con il dolore.

Riporto da un sito ​ http://peekabootravelbaby.it/asini­e­bambini​ :

Si dice Asino (ma anche Somaro o Ciuco!) e si intende esprimere una connotazione negativa, a volte quasi dispregiativa, eppure negli ultimi anni c’è stata una riscoperta della figura dell’asino: grazie alla diffusione dell’onoterapia e della riscoperta dell’utilità del latte di asina, l’asino da simbolo d’ignoranza assurge agli onori divenendo il protagonista su cui si fonde una terapia. 

“Assurgere agli onori”, perché l’uomo ha (ri)scoperto utilità che erano andate dimenticate. Così diventa opinione comune che con gli asini si possa fare di tutto per il fatto che, si vuol credere, se lo lasciano fare.
"È il loro destino". Perché i cavalli, che pur condividono la loro triste sorte, sono piuttosto pericolosi se qualcosa va storto. Nessun genitore sano di mente metterebbe un bambino di quattro anni sopra un cavallo.
Ma cadere dall’asino sembra essere indolore.
Destini e dicerie creati ad arte, fondati su false verità, con l'esclusivo scopo lanciare nuovi settori dello sfruttamento animale. Indolore sarà di certo l'introito economico di chi promuove queste attività. Il massimo dell'aspirazione concessa agli asini sfruttati sarà una dolorosa vita al servizio di chi, quando non li riterrà più utili per il lavoro, saprà ricavare da loro un'ultimo tornaconto avviandoli al "buon vecchio" macello.

Abbiamo così trovato l’animale perfetto per ogni esigenza.
Docile quel tanto che basta per le esigenze delle famiglie, buffo quel tanto che basta per rassicurarci che sì, effettivamente, siamo più svegli noi.
Perché gli asini hanno sempre questa espressione goffa che li rende meno degni e nobili dei cavalli.
Cavalli, ai quali, per inciso, viene riservato un trattamento sostanzialmente identico. Con una sola differenza. Quando diventerà illegale macellare cavalli, perché è poco romantico ucciderne uno per mangiarlo, è probabile che pochi si ricorderanno degli asini, che invece nella nostra scala del romanticismo sono un gradino sotto ai cavalli.

Che ne è della loro privacy? Della loro attenzione per le distanze? Della loro sensibilità? Della loro fierezza? Della loro esigenze sociali?
Che ne è di quello che ci avrebbero potuto insegnare gli asini sul proprio essere asino, se solo li avessimo incontrati senza il carico di tanti pregiudizi e senza la mediazione dei nostri sacri e intoccabili bisogni?

C’è ancora tutto, intatto. Ma nascosto, doloroso, sotterrato con cura dietro quei destini spezzati. Ogni volta che mettiamo nostro figlio sopra un asino, seduto nel calesse, ogni volta che sosteniamo manifestazioni con asini (ma ovviamente lo stesso discorso vale per ogni animale senza distinzione di razza e specie) stiamo contribuendo a gettare un altro strato di cemento sopra l’animalità sepolta di ogni singolo individuo e di ogni gruppo sociale.
Ogni strato è nuovo dolore, rinnovato, più sordo, più intenso, fino ad arrivare al grado massimo: l’apatia, l’assenza. Ultima difesa nei confronti del furto cui sono vittime.

Ogni domenica pomeriggio, quell’asino sarà un po’ meno asino.
Quel bambino sarà un po’ meno bambino.
Ci sveglieremo lunedì mattina più adulti, più cinici, insensibili, freddi, apatici e infelici, pronti a essere efficienti e produttivi, umani e asini.

Andrea Gaspardo


domenica 14 agosto 2016

Le bugie hanno il naso lungo


Corsa degli asini di Porcia (PN)

Ma qualcuno ha avvisato don Fort che non si dicono le bugie? 

«...Quindi, al momento della corsa vera e propria, che viene effettuata da gente giovane e poco pesante, si vieta l’uso di frustini e si monta a pelo, senza briglie».
(fonte: http://goo.gl/TALVQO )


 "poco pesante"?

Infatti l'anno scorso "gente giovane poco pesante" ha rischiato di spaccare la schiena (di certo procurava non pochi dolori e danni) ad un piccolo asinello; e dov'erano i veterinari che avrebbero dovuto garantire il "massimo rispetto" degli asini? (presenze che dovrebbero rassicurarci e rassicurare gli asini?).

 Quel che è loro "sfuggito" però non è sfuggito a noi, fatti non parole, documentati e resi pubblici.  
 Da notare la "leggerezza" del ragazzo con la maglia numero 9, le salite a peso morto, la camminata barcollante dell'asinello che faticava a reggere il pesante fardello; come se non bastasse, dal momento che il giovanotto non riusciva a "dominare a dovere" l'animale, finendo con il farsi disarcionare, gli organizzatori hanno ben pensato di sostituirlo con un altro giovane (numero 6), non certo più leggero, ma di sicuro più abile nell'imporsi, governare, costringere.

Per rimanere in tema di bugie, ci chiediamo anche come don Fort possa permettersi di dichiarare che gli asini vengono montati "senza briglie", senza timore alcuno di essere sconfessato ...briglie e morso c'erano eccome, e a ricordarlo agli asini i continui dolorosi strattoni.

E comunque, fatti - gravi - a parte (troppi per essere elencati tutti in questo post), resta il fatto che, durante tutto il tempo della corsa, gli asini hanno fatto capire con tutte le loro forze che non volevano partecipare al violento gioco cui erano costretti. 
Un penoso e triste spettacolo di sopraffazione che, a parere di don Fort, dovrebbe trasmettere ai giovani il rispetto nei confronti degli animali.
Sarà mai possibile? Le parole del bambino che, fuori campo grida: "Gabriele, dagli un calcio" la dicono lunga sul tipo di messaggi che queste manifestazioni trasmettono.

Le dichiarazioni di don Fort non stupiscono affatto, parole spese da chi si è ben definito "cristiano amante degli animali" (a dimostrazione di questo gli scatti fotografici del don circondato dai "suoi" tanto amati uccellini, prigionieri rinchiusi in gabbia).
Dimostrare passione e provare compassione sono concetti ben diversi, che a volte - e questo è il caso - possono risultare antitetici.
La compassione non contempla mai il possesso e l'abuso.