venerdì 20 ottobre 2017

Attivisti aggrediti a Pordenone: (in)giustizia è fatta

momenti dell'aggressione ai danni degli attivisti
Pordenone, 30 marzo 2014


Processo ai circensi per il pestaggio al Circo Millennium a Pordenone: eccoci al capolinea (un luogo d'arrivo e da cui, ricordiamocelo, si può ripartire) di questa triste vicenda.
Ora è tempo di trarre conclusioni e condividerne gli insegnamenti.
Pensare è lecito ed è nel diritto di chiunque dissentire ed esprimere pacificamente le proprie opinioni (vedi alla voce Costituzione Italiana).
Quel che viene omesso però è che, se scegli di farlo, sarà a tuo rischio e pericolo.
Per buona parte dell'opinione pubblica te la sei cercata nel momento in cui hai scelto di non
"farti i fatti tuoi", di metterti contro un quanto mai rodato sistema di sfruttamento e di mostrare pubblicamente scomode verità.

Chi sullo sfruttamento animale ci campa, sentendosi parte offesa (di certo nel portafoglio), potrà tutto: alterare la verità, offendere verbalmente, minacciare, picchiare brutalmente.
Dalla sua parte avrà frotte di ignari "consumatori" (di vite) che, sentendosi, seppur indirettamente, presi in causa, saranno disposti a sostenerli a spada tratta. Basti pensare all'imbarazzo di un genitore
nel dover reggere lo sguardo carico di domande di un figlio che osserva un gruppo di persone che affermano che lì, nel luogo in cui è accompagnato, qualcuno sta pagando a prezzo di indicibili sofferenze il suo divertimento.
A quel punto si è disposti addirittura a chiudere un occhio (se non tutti e due) di fronte a un brutale e premeditato pestaggio. Dopotutto è solo vendetta.
Ed è così che ti ritrovi parte lesa sul banco degli imputati.
Hai urlato una parola di troppo mentre vedevi i tuoi compagni incassare calci, pugni, sberle, e non riuscivi a fermare questa follia.
Hai manifestato per dieci giorni, pacificamente, senza incassare mai un richiamo da parte delle forze dell'ordine (presenti tutto il tempo).
Non hai alzato un dito, non hai reagito innanzi a chi (brava gente del pubblico compresa) ti ha offeso pesantemente e ripetutamente, non hai colto le provocazioni e le sfide lanciate.
Poco importa. Sei colpevole. Non sei credibile. Credibile diventa -anche in sede processuale- chi mistifica la realtà raccontando che era li non per pestare gli attivisti bensì per sedare gli animi.
Li hai visti mentre picchiavano e picchiavano, e li ha visti anche chi, dopo aver assistito al fatto, ha sorriso (brava gente "de Pordenon"), ma ha scelto di non raccontare i "particolari" del pestaggio,
preoccupandosi piuttosto di fare da portavoce ai circensi e raccontare opinioni personali vendute come fatti.
Quando la verità è scomoda, hai voglia a raccontarla e a confidare nella giustizia.
Dopotutto cosa aspettarsi da una società così povera di sogni da ritenere che giustizia - e diritto - siano abuso e sfruttamento delle vite, tutte, alcune più di altre.


Animalisti FVG
LAV Pordenone


Messaggero Veneto, 19 ottobre 2017


giovedì 12 ottobre 2017

Basta Sparare - Pordenone 21-22 ottobre 2017




#BASTASPARARE. SCENDI IN PIAZZA PER ABOLIRE LA CACCIA

Un obiettivo semplice e chiaro, per porre fine al massacro di milioni di animali.

Ogni anno quasi mezzo miliardo di animali rischia la loro vita sotto i colpi dei fucili dei 650.000 cacciatori italiani che imbracciano i loro fucili esclusivamente per “hobby”.

Un numero di animali esageratamente grande, ma purtroppo realistico, e che non tiene conto non solo degli animali vittime delle cosiddette attività di controllo, la “caccia di gestione”, praticata al di fuori del calendario venatorio e nelle aree vietate con il pretesto di limitare il numero di animali, ma anche delle vittime del bracconaggio.

La caccia è la principale causa di morte violenta per gli animali, vittime di un sadico "divertimento" umano, che qualcuno ha perfino il coraggio di chiamare sport, oltre che della morte e del ferimento di decine di persone ogni anno.

È ora di fermare questo massacro legalizzato.

SABATO 21 e DOMENICA 22 OTTOBRE 
aderiremo alla campagna LAV #bastasparare 
ci troverai a PORDENONE, in Piazzetta Cavour
dalle 9 alle 12:30 e dalle 15 alle 19 
Potrai firmare la petizione per chiedere l’abolizione della caccia.

QUI l'evento Facebook

lunedì 25 settembre 2017

Un incontro mancato, mostra fotografica e conferenza - Pordenone 2 e 3 dicembre 2017



"UN INCONTRO MANCATO"
Mostra fotografica e conferenza
Sul reportage animalista


Sabato 2 e domenica 3 dicembre 2017
Sala Torricella (ex tipografia Savio) 
Via Torricella 2 - Pordenone

Presentazione della mostra, sabato 2 dicembre alle 18:00
A introduzione le note poetiche di Denis Biason 
Seguirà la conferenza con Stefano Belacchi e Benedetta Piazzesi

Al termine della conferenza sarà offerto un rinfresco vegan

INGRESSO LIBERO

Orari di apertura della mostra
: 2 e 3 dicembre, 10:00/18:00



Un incontro mancato è un libro fotografico. Risultato di un gioco di specchi tra documentazione e riflessione sull'allevamento animale. In questi anni di espansione delle istanze animaliste anche attraverso la loro diffusione mediatica, abbiamo più che mai bisogno di riflettere sugli strumenti e i contenuti capaci di trasformare il sentire animalista da scelta individuale (consumistica o ascetica che sia) in lotta a pieno titolo politica. Scegliere le parole giuste è il primo passo ma l'immagine, che è prepotentemente tornata nella nostra epoca al centro delle strategie comunicative, esige e stimola, forse ancora di più, i nostri pensieri e la nostra consapevolezza.

È quasi certo che gli animali ritratti in questo libro siano morti, adesso. Niente ci turba come le fotografie dei defunti, che conservano una traccia della loro realtà e ce li riportano misteriosamente presenti. Nel caso dei condannati a morte, come quelli che possiamo osservare in questo libro, però, il soggetto non solo torna dalla morte, ma sembra dirigersi verso di essa. In un tempo invertito, che non ci risparmia l’inquietudine del futuro e ci colpisce con l’ineluttabilità del passato, gli animali condannati dall’industria zootecnica stanno per morire e sono già morti.

La fotografia non può fare a meno di parlare della morte, e di battersi contro di essa. Il documento fotografico si è sempre prestato alla denuncia sociale, eppure il fotoreportage, quello di guerra in particolare, ha uno statuto ambiguo, dal quale non sono assenti ipocrisia e impotenza. Il fotoreportage animalista, che ritrae scene da una guerra che è sotto ai nostri occhi e non vogliamo vedere, non è esente dalle ambiguità della fotografia sociale: denuncia una realtà invisibile e ci rende spettatori, ci attiva e frustra l’azione. Questa sua dimensione intermedia è il “potenziale negativo” della fotografia che, costringendoci in uno stato di scomoda impotenza, può forse fare della nostra usuale passività qualcosa di insostenibile.

Stefano Belacchi, guida ambientale escursionistica e fotografo. Da molti anni impegnato nel movimento animalista, a partire dal 2011 partecipa alla costituzione dell’associazione “Essere Animali”. Con questo e altri gruppi animalisti in Italia e all’estero contribuisce alla documentazione e denuncia dello sfruttamento animale.

Bendetta Piazzesi, studentessa PhD presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, si occupa di questione animale da un punto di vista storico e filosofico. È redattrice di “Liberazioni. Rivista di critica antispecista”, e ha pubblicato per Mimesis Così perfetti e utili. Genealogia dello sfruttamento animale (2015).
Per informazioni: animalistifvg@gmail.com

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giovedì 21 settembre 2017

L'animale come immagine empatica - Pordenone 11 novembre 2017




"L'ANIMALE COME IMMAGINE EMPATICA"
Analisi delle nuove forme di utilizzo degli animali in contesti ludici 
e terapeutici attraverso i contributi di Sabrina Tonutti, antropologa sociale e Francesco De Giorgio, biologo specializzato in cognizione animale.

Sabato 11 novembre 2017 alle 18:00
Sala Torricella (ex tipografia Savio) 
Via Torricella 2 - Pordenone
INGRESSO LIBERO
Al termine della conferenza sarà offerto un rinfresco vegan

Gli animali irrompono nelle nostre vite costantemente, dall'uccello che vola sopra le nostre teste e che, per un istante, sembra fermarsi a guardarci, all'insetto che abita la nostra stessa casa, al gatto che attraversa improvvisamente la strada, al cinghiale che si muove lungo i confini tra città e zone boschive e che, a volte, questi confini li oltrepassa, alle nutrie che popolano rive e fossati... di esempi potremmo farne davvero tanti. 
Ciascuno è un monito che ci ricorda che anche noi siamo animali, e allora, anziché gioire di questi incontri-convivenze, innalziamo barriere sempre più alte, recinzioni e confini (fisici e mentali). Raramente pensiamo che siamo noi ad irrompere nelle loro vite, ad invaderle (la mia casa, la nostra città, le strade che noi attraversiamo, i campi che coltiviamo, i boschi per le nostre passeggiate). 
Agiamo da padroni dando per scontato ciò che - erroneamente - riteniamo nostro, esattamente come consideriamo nostre le loro carni e le "prestazioni" che richiediamo loro.
Assurdamente però ci piace immaginarci "padroni magnanimi": coloro che nutrono simpatia, se non addirittura amicizia e affetto per (quasi) tutti gli animali. E così acquistiamo il cagnolino o il gatto per tenerci compagnia, o la tartarughina, il pesciolino, il criceto o l'uccellino, pensando di offrire ai nostri bambini compagnie per noi meno impegnative dal punto di vista della gestione. Allo stesso modo portiamo i figli a vedere gli animali dello zoo, del circo, o li iscriviamo ai corsi di equitazione.

Di recente - forse perché si fa un gran parlare di "rispetto" e "benessere" animale - qualcosa si è rotto in questo sistema. Qualche dubbio viene a galla. Non riusciamo più a sentirci così agevolmente "padroni magnanimi". Nulla di preoccupante però, nulla che non si possa "aggiustare" con qualche trucco.
Ed è così che il mercato dello sfruttamento animale ha scelto di adeguarsi alle nuove esigenze. 
Non si va più a equitazione, ora si frequentano centri di ippoterapia o specializzati in "monta etica"; non si va più allo zoo, ora si visitano le fattorie didattiche, per non parlare delle passeggiate con gli asini o delle mostre - etiche - di animali vivi. 
Le fiere ornitologico venatorie cambiano sembianze (ma non contenuto) e d'improvviso diventano occasioni per trasmettere "amore" per gli animali e la natura; si arriva addirittura a scomodare termini come "libertà" e "convivenza".

Comuni, Pro Loco e parrocchie, sempre solerti nell'offrire svaghi e momenti di aggregazione per la cittadinanza, tra un piatto di costa e salsiccia o una più raffinata offerta slow food a km 0, si adoperano a portare a domicilio nei centri cittadini "l'animale in carne, ossa ed empatia".

L'antropologa Sabrina Tonutti affronterà, dal punto di vista sociale, le nuove forme di sfruttamento messe in atto per non disturbare la sensibilità del consumatore pur mantenendo le stesse strutture di abuso animale di sempre.

Il biologo Francesco De Giorgio parlerà dell'impatto che l'evolversi di questo fenomeno ha sull'animalità. 
Addestrare alla relazione? Educare all'empatia? Cosa perde l'animalità nello sviluppo di competenze, all'interno di attività ludiche e di relazioni d'aiuto assistite dagli animali

Sabrina Tonutti - Antropologa culturale dell’Università di Udine,
studia il rapporto fra umani e altri animali, si occupa di vegetarismo
ed è Fellow dell’Oxford Centre for Animal Ethics. Tra le sue
pubblicazioni: Diritti animali. Storia e antropologia di un movimento
(Forum 2007) . Con VARIANTI sta realizzando il documentario IN MEMORY, sulle pratiche di commemorazione degli animali, familiari e non.

Francesco De Giorgio - biologo, specializzato in cognizione animale. Docente e ricercatore indipendente in cognizione animale, a supporto di atenei internazionali. Membro di diverse società scientifiche, culturali, di critical animal studies e che trattano la relazione tra gli umani e gli altri animali. Componente del Comitato Etico ISAE (Società Internazionale di Etologia Applicata).

Per informazioni: animalistifvg@gmail.com
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"Bimbi&Natura" a San Valentino: parchi gioco o vite in gioco?

"Bimbi&Natura" - Parco San Valentino, 20 e 21 settembre 2017


Sembra consolidato che, per riempire di contenuti una qualsiasi esperienza organizzata a favore dei bambini, si debbano mettere a loro disposizione degli animali. Animali da guardare, da toccare, da montare. Più sono, meglio è.

Quella che fino a qualche anno fa sarebbe stata una pratica impensabile, è diventata una triste consuetudine, come abbiamo potuto assistere in questi giorni al Parco San Valentino di Pordenone durante "Bimbi&Natura", manifestazione organizzata dall'Associazione
S. Valentino con il patrocinio del Comune di Pordenone e dell'Ente Turismo FVG.


Il volantino promozionale mostra bambini e altri animali liberi che giocano in un prato. Ci sono tutti: conigli, capre, pecore, cigni e l'immancabile asino in primo piano.
Già il messaggio che viene dato qui è discutibile.




Viene mostrato un contesto dove i bambini sono liberi, a contatto con altri animali anch'essi liberi. Ma un contesto come questo non esiste. Per essere liberi insieme è necessario conoscersi e vivere (viversi) in un ambiente che permetta la libera espressione di tutti.

Senza voler entrare nel campo della pedagogia, possiamo ben dire che nessun animale delle fattorie didattiche vive in un contesto di libertà d'espressione, né fisica, né mentale.

E questo trasforma di fatto ogni esperienza in una semplice esposizione di corpi, o meglio ancora, un parco giochi dove i giochi sono esseri viventi, dove la volontà della soggettività animale (anche l’animalità umana) coinvolta è perennemente ignorata. Una fiera della passività dove nessuno può essere veramente sé stesso.

Ma al di là del volantino, la realtà di "Bimbi&Natura" è, se possibile, ancora peggiore.
Per pubblicizzare le attività delle fattorie didattiche, gli animali sono portati in trasferta e chiusi in recinti e gabbie, in modo da essere a disposizione degli sguardi e delle mani di tutti. A parole c'è molto amore, nei fatti diventano oggetti. Oggetti da usare, da spostare, da guardare, da toccare, da cavalcare. Oggetti che dovrebbero far "conoscere" la natura ai bambini.




Oggetti che, in realtà, servono a nascondere l'ipocrisia che sta dietro alle fattorie didattiche.
Se da un lato ogni categoria di allevamento va messa sullo stesso piano, nel senso che non esistono cattivi allevamenti intensivi e buoni allevamenti biologici eco sostenibili, è anche vero che proprio le fattorie didattiche, che ora vengono esportate in città da eventi di questo tipo, diventano delle facciate socialmente accettabili dietro alle quali si nascondono altri tipi di allevamento, socialmente molto meno accettati. Tuttavia, quello che è più o meno digeribile dalla società è un problema dell’uomo. Per gli animali coinvolti si tratta pur sempre di vivere un’esistenza dove la propria volontà non viene mai presa in considerazione.



Oltre agli animali, usati anche come cartellone pubblicitario del proprio stesso corpo, vittime di questa ipocrisia sono anche i bambini, ingannati e usati per promuovere la bella facciata dell'allevamento. Bambini che diventeranno buoni consumatori, che dimenticheranno presto che dietro agli occhi dell'Altro c'è un soggetto che vorrebbe essere titolare della propria vita.
Bambini ai quali viene sottratta la possibilità di poter riconoscere e preservare la propria e l’altrui genuina animalità in favore di rapporti basati esclusivamente sull'usufrutto dell’Altro.




Quello che chiediamo ai docenti delle scuole è che rifiutino ogni proposta di visita alle fattorie didattiche, zoo, delfinari, case delle farfalle e in generale qualsiasi contesto dove gli animali diventano oggetti. Quello che chiediamo ai genitori è che facciano sentire la propria voce in interclasse nel caso intercettassero proposte di questo tipo.  
                                                                                                              Andrea Gaspardo




lunedì 18 settembre 2017

A proposito degli asini a Pordenonelegge

dalla pagina Facebook di Pordenonelegge


Pubblichiamo il Comunicato Stampa del 16 settembre sulla presenza degli asini in occasione della rassegna letteraria Pordenonelegge, edizione 2017

Da qualche anno, in occasione di  Pordenonelegge,  è nata la consuetudine di utilizzare degli asini per trasportare una qualche sorta di biblioteca mobile. 


Questa edizione, che nel manifesto espone il volto di un asino di una locale cooperativa sociale, ha offerto una notevole spinta per alimentare quella che sta diventando una vera e propria tradizione. 

Consapevoli di questo rischio abbiamo, nelle scorse settimane, rivolto un appello al direttivo della fondazione Pordenonelegge, affinché non assoldassero quelli che vengono in gergo chiamati "asinari".  O, se ne fossero arrivati spontaneamente, che non fosse loro dato spazio mediatico. 

Abbiamo ricevuto una mail di rassicurazioni: la fondazione non ha mai ingaggiato animali e non intende farlo. Nonostante questa rassicurazione ci avesse dato l'impressione, neppure tanto vaga, di essere stati velocemente liquidati, ci siamo mostrati fiduciosi. Sbagliando. 

Non solo gli asini sono stati portati in piazza da una cooperativa - a portata di selfie e a portata di mano di chiunque volesse toccarli- ma le immagini e le scene sono state utilizzate dai canali ufficiali dell'evento, i cui promotori si sono dimostrati ben pronti a "cavalcare" l'asino. 

In una di queste condivisioni leggiamo "tanti asini, tanti libri, tanta gente, tanto tanto amore". 
Meno male che non si voleva mostrare il fianco ai luoghi comuni! 

Desideriamo ribadire alla direzione di Pordenonelegge che dare spazio e sfruttare il ritorno d'immagine degli asini equivale, dal punto di vista degli asini stessi, ad aver pagato qualcuno che li portasse in piazza. 
Tra l'altro molte persone da noi interpellate hanno inteso la presenza degli asini come parte integrante della manifestazione. Questo a riprova che sarebbe stata doverosa 
una presa di posizione da parte dell'organizzazione. Ma perché prendere posizione quando si può trarne un beneficio? 

Non è finita. In un articolo apparso ieri sulla stampa si favoleggiava sui veri e propri provini per il materiale promozionale, ai quali sono stati fatti partecipare 6/7 asini. 
Riteniamo a questo punto doveroso pronunciarci anche su questa ulteriore forma di sfruttamento, sulla quale avevamo inizialmente sorvolato. 

A nostro avviso sarebbe importante per un evento che si fa portatore di cultura, come lo è Pordenonelegge, non dover poi mostrarsi così impermeabile a importanti questioni di etica animale. Questioni che invece dovrebbero essere prioritarie nel momento in cui si decide di avvicinarsi a una soggettività animale, ferma restando la nostra contrarietà a ogni loro utilizzo per qualsivoglia destinazione d'uso. 

Purtroppo anche quest'anno la volontà degli asini è rimasta inascoltata. Anche quest'anno forte e chiaro è stato lanciato il messaggio che gli animali possono essere usati come mezzo pubblicitario, come diversivo, come palliativo e contorno alle manifestazioni umane.
Chiediamo, quantomeno, che durante i rimanenti giorni di questa rassegna non siano più usati foto e video degli asini sui social. 
Un invito che ci auguriamo non venga cestinato e in risposta al quale 
non vorremmo essere -ancora una volta- vanamente rassicurati. 

Qui sotto, per dovere di completezza, l'appello inviato a Pordenonelegge a inizio settembre (sottoscritto dalla nostra associazione assieme a LAV, Learning Animals
e diverse altre firme di cittadini, scrittori, filosofi e docenti di zooantropologia:


Gentile direzione di pordenonelegge.it, tra poche settimane inizierà l’edizione 2017 della manifestazione.
Vi scriviamo per scongiurare quello che negli ultimi anni è diventato un fenomeno sempre più presente in moltissime manifestazioni, ovvero la partecipazione di Cooperative Sociali, Onlus, proprietari o allevatori che portano uno o più asini utilizzandoli al fine di offrire i più disparati servizi per lo svago di bambini e adulti. Recentemente si sono visti questi animali usati come biblioteca ambulante, usati per passeggiate, per il traino di calessi e carrozze, per l’avvicinamento dei bambini all’equitazione. In ogni caso, asini usati.
Il cartellone pordenonelegge.it di quest’anno raffigura proprio un asino.
Probabilmente non è in programma nessuna loro prestazione – cosa che speriamo vivamente – ma avendo assistito a un incremento vertiginoso dell’uso di asini in moltissimi eventi, abbiamo ritenuto doveroso scrivervi. In primo luogo per salvaguardare gli asini, ma anche con l’intento di portare un nostro contribuito ad una manifestazione che nasce come invito alla lettura, alla conoscenza e all’immaginazione, una manifestazione che non dovrebbe lasciare spazio a momenti dallo scarsissimo valore esperienziale. Anzi, con un valore esperienziale sostanzialmente negativo per tutte le parti in gioco.
Vogliamo evidenziare che in nessun modo l’impiego degli asini rappresenterà un momento culturale di crescita, né per gli adulti, né per i bambini ma tanto meno per gli asini stessi, che subiranno la folla e le centinaia di richieste performative come un vero e proprio abuso. Un abuso silenzioso e poco visibile, ma certamente molto, molto impattante.
Sicuramente verrà detto che sono abituati a “lavorare”: ebbene, il fatto che siano abituati ad essere oggettificati, non cancella il problema, anzi lo rende ancora più grave.
Sicuramente verrà anche detto che avvicinare i bambini a questi animali servirà a far crescere in loro il rispetto per l’animale: riteniamo che non sia così.
L’esibizione di animali non può essere considerata come una condivisione di vita vissuta, poiché rappresenta per l’asino solo l’ennesima situazione in cui gli verrà negata la scelta se interagire o meno con l’umano; e per i bambini un precedente culturale deleterio nel proprio delicato punto di vista sull’animalità. Un punto di vista che andrebbe il più possibile preservato, ma che a causa di questi ripetuti e superficiali contatti viene smantellato in favore di una visione dell’animale spesso veicolata dalle aspettative degli adulti e inquinata dai concetti di fruizione e utilità.
Riteniamo che negare oggi lo spazio che pretenderanno questi personaggi, sarà un momento importante di crescita, una presa di posizione decisiva affinché uno dei più importanti appuntamenti della nostra città possa indirettamente prendersi cura anche dell’animalità, mantenendo alta la qualità e i contenuti della manifestazione, il cui focus rimarrà l’incontro con gli autori e gli editori e non l’offerta di discutibili attività ricreative per famiglie e bambini.
Abbiamo rivolto questo invito direttamente a voi in quanto organizzatori dell’evento, ma allo stesso tempo siamo consapevoli del fatto che qualcuno potrebbe partecipare con gli asini a titolo personale, con la sola autorizzazione del Comune di Pordenone. Tuttavia, proprio per l’importanza e la complessità dell’organizzazione di una manifestazione così imponente, immaginiamo che qualsiasi richiesta di occupazione di suolo pubblico nell’area adibita all’evento vi verrà comunicata da parte del Comune. Quello che vi chiediamo, anche in questo caso, è di non concedere loro lo spazio che richiedono.

Vi ringraziamo per l’attenzione e confidiamo in una collaborazione in tal senso. Siamo disponibili per qualsiasi chiarimento in merito e restiamo in attesa di un vostro cortese riscontro.

Un grazie speciale ad Andrea Gaspardo per aver promosso e curato questo appello.



giovedì 31 agosto 2017

Macellazioni, una riflessione


V dinastia, tomba di idut, 2360 ac ca.
macellazione del bue


Vi sono crimini legalizzati, crimini "in deroga" perpetrati in nome di una tradizione, di un'usanza o di una religione. Altri, che in tempi come questi non fanno notizia, si consumano in un contesto di domestica convivialità, sdoganati come antichi riti della cultura contadina e descritti come feste "gioiose" ed "occasioni di socializzazione per l’intera famiglia, i parenti, i compari, gli amici e spesso anche i vicini di casa".
E' sufficiente digitare il termine macellazione in un qualsiasi motore di ricerca per ritrovarsi in una dimensione macabra e surreale, dove i corpi degli animali si perdono una volta ancora, diventando cose da violare e guardare con morbosa indifferenza.
Si accosta spesso, a questi corpi da scomporre, un abusato concetto di "benessere animale" (che tanto rassicura il lettore), mutuato dal lessico di un corpus legislativo lacunoso e kafkiano, quando non fallace.
Difficile orientarsi fra Regolamenti CE , Decreti Legislativi e articoli che modificano o abrogano altri articoli.
Si può parlare di benessere degli animali al momento della macellazione?
A norma di legge questo è possibile. Il Brambell Report ce lo ha detto nel 1965. Oggi ce lo dicono gli allevatori, ce lo raccontano i media, le agenzie pubblicitarie, i difensori della "zootecnia compassionevole". 
Ci dicono che il benessere animale può essere tutelato anche durante la macellazione, con buona pace del consumatore. Perché ciò che conta è il mezzo, non il fine.
E la legge stabilisce che il mezzo attraverso cui si deve raggiungere un "fine" che non strida con le nostre coscienze (l'uccisione di miliardi di individui) è lo stordimento degli animali, strumento (assieme ad altri "accorgimenti") atto ad evitare loro sofferenze "inutili".
Chiaramente tutto questo giro di parole (e di normative) è la chiave di lettura di un sistema nella cui ottica la macellazione a scopo alimentare rappresenterebbe una sofferenza "utile".

La legge consente anche macellazioni senza stordimento.
Una di queste macellazioni senza stordimento è al centro del dibattito di queste ore, un dibattito che si rinnova ogni anno in occasione della "festa del sacrificio" (īd al-aḍḥā). Sui social non si sprecano i commenti indignati di tante persone che, fra una frittura di pesce e una grigliata di fine estate (in attesa di una pasqua cristiana che vedrà milioni di agnelli andare al macello), si improvvisano portatori insani di una compassione ipocritamente intermittente. Qualcuno arriva a puntare il dito anche su associazioni come la nostra, ree -a loro dire- di non portare avanti la "loro" crociata contro la macellazione rituale.
Siamo e sempre saremo contro ogni allevamento, schiavitù 
macellazione, senza distinzioni di forma. 
Queste stesse persone, così attente a ciò che sta avvenendo ora in occasione della festa del sacrificio, con ogni probabilità non degneranno di un solo sguardo le migliaia di animali (gallne, polli) che a poco meno di un mese saranno sacrificati in occasione del kapparòt ebraico.
Perché la macellazione senza stordimento, se vogliamo dirla tutta fino in fondo, è anche questa. E non solo.
Perché la deroga allo stordimento preventivo vale da sempre anche per le macellazioni casalinghe, quelle di "volatili da cortile, conigli e lepri macellati al di fuori dei macelli dai loro proprietari per consumo domestico privato"  (Regolamento CE n.1099/2009, Capo I, Articolo 1).

E se di riti vogliamo parlare, i detentori di memoria selettiva della compassione dovrebbero spendere almeno due parole su quel "rito” pagano che è la macellazione domestica dei suini, che a partire dal mese di novembre ed almeno fino a marzo avviene in molti Comuni italiani.
Un profondo taglio alla gola. Il sangue viene raccolto ed utilizzato per il sanguinaccio, ovvero rappreso all’interno di budelli disposti in acqua calda. 
Non è però prevista la presenza del veterinario al momento della macellazione la quale rimane, in un certo senso, tra le mura domestiche, macellazione casalinga come più propriamente detta.


foto: Il Foglio 



Fra i guru di questa edificante "arte" della macellazione fai da te si annovera Camillo Langone, saggista e giornalista italiano, che dalle pagine de Il Foglio dispensa consigli e lezioni di vita in qualità di "fondatore e direttore della scuola di macellazione domestica".
Lui, che definisce Depardieu un eroe, citandolo : “Vaffanculo le norme della Cee! Che dicono anche: Vietato mettere la museruola ai vitelli, non bisogna far male agli animali. Benissimo, così te li scordi i vitelli da latte! Senza museruola, il tuo vitellino mangia l’erba e la carne diventa aspra”, racconta al lettore: "Non ho ancora deciso se uccideremo prima i polli o i conigli. Lo devo decidere io perché il fondatore e direttore della scuola di macellazione domestica sono io, e ho un dubbio. Se è vero che ogni percorso didattico dev’essere a difficoltà crescente, partire dall’insegnamento più elementare per giungere a quello più complesso, bisogna uccidere prima i conigli. A detta dell’intero corpo docente (la scuola non ha ancora una sede ma ha già un corpo docente), uccidere i conigli è un gioco da ragazzi, un colpo secco sulla nuca e via. Pare che il leporide abbia nuca delicatissima. Zia Carmela a Picerno (Appennino lucano) usava il mattarello, lo ricordo perfettamente, ma era già piuttosto avanti con gli anni, può darsi non si fidasse delle proprie mani. Mentre i miei insegnanti sono giovani e forti, dopo magari ve li presento. Pare che il coniglio sia impegnativo scuoiarlo, ma ogni cosa a suo tempo, adesso concentriamoci sul momento dell’uccisione. Quella del coniglio è meccanicamente più facile perfino di quella del pollo che è pur sempre alla portata di qualunque volenteroso e però complicata dalla compresenza di più tecniche: a mani nude, con normale coltello, con pinza apposita. Anche qui prima o poi mi toccherà prendere una decisione: ogni tecnica ha i suoi pro e i suoi contro, forse solo la pinza ha più pro che contro (ma sono contro pesanti: è tanto pratica quanto impoetica), e dovrò capire se è giusto adottare un’unica modalità o lasciare ai docenti libertà di insegnamento. Tuttavia quella del pollo è uccisione più facile psicologicamente. La gallina, come tanti altri volatili da cortile (faraona, fagiano, pernice, piccione…), non suscita identificazione né particolare compassione. Saranno gli occhietti piccoli, da rettile, sarà l’assenza di sentimenti evidenti e l’evidente stupidità, nemmeno Walt Disney è mai riuscito a umanizzare il pollo."


Il pensiero di Langone può infine essere riassunto in questa sua dichiarazione: " (...) agli animalisti non importa essere logici, un’ideologia prima che convincere vuole vincere, e quando vince è in grado di rendere indiscutibile qualunque assurdità.
Pertanto saranno benvenuti atei e agnostici vogliosi di imparare a sgozzare e spennare galline, così come massoni, deisti, pagani non vegetariani, mentre non sono previsti maomettani, per ovvi motivi: verrà versato tanto vino quanto sangue, e poi, di corso in corso, di specie in specie, vorrei arrivasse il turno del maiale. Una definizione al contempo esaustiva e sintetica della Scuola di Realtà potrebbe essere “Macellazione domestica e cucina conviviale” perché uccidere è molto eppure non è abbastanza, infine bisogna anche mangiare, e fra il pollo appeso per le zampe a sgocciolare e la coscia arrosto con la sua pelle bella croccante c’è di mezzo un vasto saper fare che nella mia scuola verrà insegnato da cuochi completi."

Diverse ritualità, accomunate da un'unica cultura.
La cultura del dominio è trasversale, non fa differenze di sorta e ha il volto delle vittime di tutti gli abusi.

venerdì 18 agosto 2017

Festa al EZ's Place,Rifugio del Cavallo Onlus - domenica 27 agosto



Per trascorrere una giornata speciale all'aperto tra amici, musica, spettacoli ....il tutto nella cornice di un paesaggio meraviglioso, gustando del buon cibo vegan.
Una splendida occasione per conoscere EZ's Place-Rifugio del Cavallo, una ONLUS che ha definito come propria missione il recupero di equidi - principalmente anziani - vittime di maltrattamento, e che si adopera per offrire loro una nuova casa, cure adeguate e affetto.

Apertura Chiosco 12.00 - 22.00

Appuntamento imperdibile per gli amanti del balfolk con i Celtic Pixie

e quest'anno la festa si arricchisce con nuove presenze: vi saranno le incursioni artistiche del collettivo CAOS
Musica Poesia Danza Pittura
tra cui: Giullio Masieri, Andrea Venerus, Paolo Pasotti, Gian Piero Cescut, Massimo De Mattia, Fabio Zigante Xox, LUZ Y SOMBRAS, Marco De Mattia, Cesare Luperto, Viviana Piccolo, Stefania Petrone ...


Il nostro augurio è che in tanti partecipiate a questo evento per conoscere e sostenere il Rifugio, una realtà che da anni opera silenziosamente e con caparbietà per aiutare Chico, Silver, Whiskey, Ombra, Anais,Mr. H. Claretta,  Giselle, Quinta, Sara & Teresa, Black, Mara, Angel, Lucky, Devil, Josephina, Galileo, Palmira, Betty, Jerry, Lady Chatty, le Galliiineee, Rosali...tutti i numerosi ospiti del Rifugio. Ora più che mai loro hanno bisogno anche di voi.

*per la partecipazione alla festa è richiesta una donazione minima di 5 euro per ogni adulto. I bambini fino a 12 anni entrano gratis !

***I fondi raccolti verranno utilizzati per una nuova casetta per i cavalli.

             Partecipate numerosi e portate i vostri amici !!!

Per maggiori informazioni:
zedanranch@yahoo.it
www.zedanranch.de rifugiodelcavallo.org
cell. 360593236
Evento FACEBOOK


Una nota importante :
Siamo ospiti a casa dei cavalli, per garantire la loro tranquillità e quella di tutti gli ospiti del Rifugio, NON è possibile ammettere cani, anche se tenuti a guinzaglio.

giovedì 10 agosto 2017

Corsa degli asini di Porcia, gli asini dicono NO. Sosteniamoli

la corsa degli asini di Porcia (PN) - edizione 2016


A Porcia, località in provincia di Pordenone, in occasione della Sagra dell'Assunta, si svolge la
"115^ edizione della CORSA DEGLI ASINI" (evento in programma lunedì 14 agosto 2017 alle ore 19.30).

Negli anni passati era consuetudine terminare la corsa facendo salire il vincitore della competizione attraverso un angusto corridoio- che sale a spirale- fin sulla terrazza della torre campanaria; più che di un premio si dovrebbe parlare quindi di una condanna. Grazie alle pressioni di molti, che vedevano in questo una grave forma di sopruso, il parroco alla fine si è visto costretto a rinunciare almeno a quest'estremo barbaro atto.
Ma purtroppo la corsa continua, e così, anche quest'anno, un gruppo di asini sbarcherà (e non certo per miracolo) a Porcia.
Ci ritroveremo ad assistere alle gesta di un gruppo di giovanotti del luogo che, nell’allegria di un tardo pomeriggio d’estate, giocano a fare i cowboys.
Immancabile sarà, anche quest'anno, la difesa a spada tratta del parroco, pronto a dare lezioni di etologia e ad insegnarci che durante la corsa di Porcia gli animali si divertono e che non sono sottoposti ad alcuna forma di costrizione.
Abbiamo assistito a diverse edizioni della corsa, e lo spettacolo è sempre stato veramente penoso: asini strattonati con le redini, fantini che a peso morto rimbalzavano pesanti e a casaccio sul dorso degli animali... questi ragazzi non hanno la minima idea di ciò che stanno facendo, dei dolori- fisici e mentali- a cui stanno sottoponendo le malcapitate creature.
Come da "tradizione", il 14 agosto gli asini saranno costretti a correre per la gioia di un sempre più sparuto pubblico. Uno spettacolo di sopraffazione in chiave goliardica. Grasse risate innanzi al loro disagio, alla loro sofferenza, ai loro gesti di ribellione.

Abbiamo lanciato una MAILBOMBING per dare sostegno alla loro chiara volontà, chiedendo al parroco di Porcia e al Comune l'abolizione di questa tristissima corsa che - lo sottolineiamo- è alla sua centoquindicesima edizione.

a questo link l'evento 
Per approfondimenti sulla corsa degli asini di Porcia vi invitiamo a leggere quanto pubblicato nel nostro blog in occasione della scorsa edizione:

E, dal momento che i migliori testimoni sono gli asini che hanno avuto la sfortuna di partecipare alle precedenti edizioni della corsa di Porcia, lasciamo loro la parola.
Immagini che parlano da sole:
https://goo.gl/tznam7
https://goo.gl/vrczbU
Il Sindaco di Porcia sceglie di difendere la corsa degli asini. 

Messaggero Veneto, martedì 8 agosto


Facciamo un po' di chiarezza:
Ai presunti difensori degli asini, che criticano la presenza di asini non purliliesi, facciamo notare che vivere in loco non garantirebbe loro alcunché. Stiamo parlando di orgoglio paesano o di maltrattamento animale?
A chi adduce come motivazione "che gli asinelli non sono avvezzi alla monta, come i fantini", facciamo presente che l'essere assuefatto (sinonimo di avvezzo) alla monta è condizione derivante da subdole e pesanti forme di condizionamento. Avvezzi o non avvezzi, sempre e comunque di individui schiavi e abusati stiamo parlando.
Inoltre, anche se noi in primis abbiamo fortemente criticato - e ampiamente documentato - i dolori inflitti e i danni arrecati agli asini durante la corsa dagli sprovveduti cowboys paesani, non per questo riteniamo che tra le natiche di chi è avvezzo alla monta potrebbero in qualche modo passarsela meglio. Differenti abusi? Forse, ma pur sempre di abusi si tratta.

Infine, ricordiamo che parlare di sfruttamento rispettoso è un ossimoro.
Che vengano lasciati in pace, questo chiediamo.
Al sindaco di Porcia che, pur non prendendo parte attiva all'organizzazione della corsa, sceglie di assumerne incondizionata (e disinformata) difesa attraverso un appoggio morale che ha un peso da non sottovalutare, rendendosi pertanto complice di quello che è a tutti gli effetti un maltrattamento, diciamo che l'essere "in un periodo di rivalutazione di questi animali" non è presupposto che arreca benefici agli asini. Anzi, sull'onda delle mode, le realtà dedite allo sfruttamento degli asini stanno aumentando a dismisura.

Evidentemente Porcia non intende perdere la ghiotta occasione.
Perché tirarsi indietro e perdere una consolidata tradizione di sfruttamento proprio ora?


Sagra dei Osei, la comunità di Sacile e la responsabilità del silenzio


la Sagra dei osei di Sacile - edizione 2016

"Cambiare si può e si deve" è una frase ricorrente, utilizzata (per non dire abusata) anche da chi si fa promotore di tradizioni violente come nel caso della Sagra dei osei di Sacile.
Ma il cambiamento, quello reale, comporta scelte coraggiose, la forza di non guardarsi indietro e il desiderio autentico di voltare pagina.
Sacile ha paura di cambiare.
I Sacilesi avrebbero, oggi come non mai, la possibilità di mettere la parola fine a quella che è una sagra di sofferenza per migliaia di individui, un triste e anacronistico evento che imprigiona vite.
Le opportunità di informarsi, riflettere e comprendere appieno la natura violenta di ciò che è sotto gli occhi di tutti non sono mancate; eppure non vi è mai stata, all'interno di questa comunità, una sincera riflessione sulla Sagra dei osei.
Lo sguardo spesso si è girato da un'altra parte di fronte a ciò che avviene la prima domenica dopo ferragosto, assordante è sempre stato il silenzio di una collettività impermeabile, ancorata alla "propria" triste festa della natura in gabbia. I fieri ed appassionati sostenitori di questa manifestazione sono, nel più ottimistico degli scenari, affiancati da una manciata di cittadini scettici o indifferenti, 
coloro che -pur cogliendo l'essenza di questi 744 anni di prigionia- ripiegano in un omertoso mutismo, per non essere voce fuori dal coro e per non disturbare la macchina organizzativa. 


La trasparenza è l'unica strada per non dimenticare le migliaia di vite violate a Sacile e tutte quelle ancora prigioniere, esposte e vendute. 

Ai sacilesi, tutti, diciamo che sarebbe davvero arrivato il momento di sollevare il velo di ipocrisia dietro cui si cela quella che è, a tutti gli effetti, la celebrazione del mondo venatorio.
Basterebbe una loro parola per avviare quel cambiamento di cui, ad oggi, organizzatori e istituzioni locali non intendono farsi carico.
Nell'attesa che ciò avvenga (ci chiediamo se mai avverrà), sulla comunità sacilese e sulla cultura del silenzio che ancora oggi la avvolge, pesa la responsabilità (morale e sociale) di questi settecentoquarantaquattro anni di buio.   

Quanto a noi, non smetteremo di documentare ciò che avviene a Sacile, di fare domande e, soprattutto, di cercare risposte.


sabato 15 luglio 2017

Strage di uccelli per richiami vivi: storie di connivenza e di omertà

foto: Vicenza Today


Pubblichiamo e diffondiamo il Comunicato stampa del Coordinamento Protezionista Veneto 

9/07/2017

A SEGUITO DELL’OPERAZIONE DEI CARABINIERI/FORESTALI CHE HA MESSO IN LUCE UN TRAFFICO ILLEGALE DI NIDIACEI NEL VICENTINO IL C.P.V. RINGRAZIA LE FORZE DELL’ORDINE PER LA BRILLANTE OPERAZIONE MA CHIEDE ANCHE UN INTERVENTO ALLA QUESTURA E ALL’ORDINE DEI VETERINARI.

A seguito di quanto emerso ed ai gravi fatti di cui sono accusati i due veterinari di Pove Del Grappa, il C.P.V. ha scritto una nota circostanziata all’ordine dei Medici Veterinari di via Fiume a Vicenza, nella quale chiede di  sospendere in via cautelare i due professionisti, arrivando alla radiazione nel caso in cui le responsabilità personali venissero confermate; all’uopo, va ricordato quanto prevede il codice deontologico ove il medico veterinario presta Giuramento <Art. 11- Doveri di probità, dignità e decoro - il Medico Veterinario deve ispirare la propria condotta all’osservanza dei doveri di probità ovvero onestà morale, dignità e decoro nell’esercizio della professione. Il Medico Veterinario deve svolgere la sua attività con lealtà e correttezza nei confronti degli utenti, dei Colleghi e degli animali, e della società.>   

La richiesta è pertinente visto che il quadro accusatorio è pesante, crediamo non si possano tenere in attività dei medici che anziché curare i pazienti, si prestavano a tagliare l’addome a questi poveri “pullus”per verificarne il sesso, pur sapendo di commettere dei reati penali.  

Va ricordato che per legge la fauna selvatica è “patrimonio indisponibile dello Stato,” per cui i gravi fatti di cui sono accusati i due professionisti, riguardano tutti i cittadini, che avendo subito appunto un danno, potrebbero costituirsi parte civile richiedendo tutti un rimborso, nel caso in cui il gruppetto venga rinviato a giudizio.

Per quanto riguarda i tre cacciatori/bracconieri, il C.P.V. visto che anche in questo caso il quadro accusatorio è abbastanza chiaro, ha richiesto alla Questura di Vicenza responsabile del rilascio del porto d’armi per la caccia, il blocco immediato della licenza ai tre soggetti i quali da quanto è emerso non avrebbero esitato per mero profitto a compiere alcuni reati penali gravi, come il prelievo di pullus dai nidi, la richiesta di sessaggio, quindi il taglio dell’addome ai piccoli e l’uccisione delle femmine perché inservibile alla caccia.

“Purtroppo questa non è che la conferma di quanto noi continuiamo a dire da decenni,” ha esordito il portavoce Renzo Rizzi, “ e per quello che mi riguarda non mi ha sorpreso affatto leggere che i due veterinari si siano messi in mezzo a questo giro, mettendo a rischio la loro carriera e il loro buon nome; il prelevamento di uccelli in natura in varie forme per farne richiami, è un'attività illegale legata alla caccia più becera e muove in Veneto cifre da capogiro paragonabili solo al mercato della droga, le nostre stime parlano di cinque/sei milioni di euro”  

Per fermare questa piaga coperta da una omertà che non ha pari manco nella organizzazioni mafiose,  oramai è chiaro che non vi è che un metodo, basta richiami vivi per la caccia, ma con quello che succede in Veneto può anche essere che non si faccia; la Regione risulta  legata a filo doppio alla lobby venatoria più estremista  che non pensa minimamente al rispetto delle regole e alla salvaguardia della biodiversità ma semplicemente ad un tornaconto di interessi corporativi o personali, davvero una  vergognosa figura per la Giunta Zaia.”

“Provato dal fatto stesso  che tanti altri cittadini Veneti, che cercano esclusivamente il rispetto delle regole e la correttezza, siano costantemente costretti a richiedere l’intervento del governo di Roma o dell’Europa per fare rispettare in Veneto le leggi di questo paese, nel settore della salvaguardia degli animali selvatici della biodiversità e dell’ambiente.”

domenica 2 luglio 2017

Un uccello in gabbia non è libero di volare

744 anni di prigionia alla Sagra dei Osei di Sacile


<<Sagra dei Osei di Sacile, anno 2017, un'edizione all'insegna della svolta e del rinnovamento. Questo l'annuncio della presidente della Pro Sacile Franca Busetto. Nuovo e rivoluzionario anche il tema del manifesto "Uccelli Liberi", voluto per dare il senso della festa della natura che mette assieme l'ambiente e i suoi abitanti, liberi di volare>>.

Parole che oseremmo definire emozionanti, se non si stesse parlando di una fiera ornitologico venatoria, voluta e sostenuta da cacciatori, allevatori, commercianti e politici conniventi;
se non fosse che già da anni la signora Franca Busetto, alla vigilia della sempre più criticata Sagra dei Osei, se ne esce con simili annunci nel tentativo di ammansire un'opinione pubblica sempre più consapevole e critica.
Quest'anno però si è passati da un'utile furba menzogna ad una sfrontatezza che rasenta l'indecenza. E sfidiamo chiunque a diffidarci dall'usare simili termini, dal momento che l'unico fatto certo è che un uccello in gabbia non è libero di volare, e che anche quest'anno, come ogni anno, nonostante i tanto sbandierati annunci, Sacile si trasformerà in una distesa di gabbie dalle cui sbarre gli uccelli osserveranno una folla affaccendata e triste, noncurante della loro condizione: condizione di prigionia.



Ci teniamo a far notare che "Uccelli Liberi" è uno degli slogan utilizzati dagli attivisti che ogni anno manifestano contro questa crudele tradizione, mentre "Volare" è il libro pubblicato lo scorso anno dalla nostra associazione con il fine di rivelare il vero volto della Sagra dei Osei. L'utilizzo di questi termini per promuovere la sagra è un paradosso. Dissonanza cognitiva o disonestà intellettuale?



Quest'anno Animalisti FVG non organizzerà alcun presidio e non uscirà con alcun contromanifesto, come presa di distanza assoluta da qualsiasi tentativo di strumentalizzarci o, ancor peggio, di inglobarci.

Non si sentano però sollevati gli organizzatori della sagra della gabbietta: continueremo a dire forte e chiaro NO alla Sagra dei Osei di Sacile - ora, sempre, 360 giorni l'anno - sino a quando il cambiamento non sarà solo annunciato bensì reale.

Invitiamo cittadini, associazioni, singoli attivisti, politici e tutti coloro che considerano ogni forma di sopruso, sfruttamento e messa in schiavitù, intollerabile nei confronti di qualsiasi vita, a far sentire forte la propria voce senza nascondersi dietro la voce di altri.

"La neutralità favorisce sempre l'oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato"    cit. - Elie Wiesel

giovedì 25 maggio 2017

Circo Millennium tre anni dopo: tre circensi a processo per lesioni


Lunedì 16 maggio ha avuto luogo la seconda udienza del ricorso presentato dagli addetti del Circo Millennium per il feroce pestaggio ai danni di cinque attivisti a Pordenone.
I circensi avevano ricevuto un decreto penale di condanna al quale hanno deciso di opporsi e sono a processo per violenza privata, lesioni e danneggiamento.

A seguito di quanto riportato dalla stampa locale, riteniamo doveroso porre l’attenzione sui fatti accaduti il 30 Marzo 2014 nell’ambito del presidio al circo Millennium, un presidio autorizzato dalla Questura e dal carattere non violento, come possono testimoniare le stesse Forze dell'Ordine che vi hanno presenziato.
E' importante, oggi più che mai, non dimenticare la brutale violenza riservata agli attivisti: una violenza inaccettabile e ingiustificabile, ampiamente documentata con immagini e filmati -depositati in questura- che parlano chiaro e valgono più di tante parole.

Nel tentativo di difendere l’indefinibile, ovvero un feroce pestaggio ai danni di chi stava civilmente manifestando alla presenza delle forze dell’ordine, la difesa mette ora in campo argomentazioni che, tristemente, vanno lette come giustificazioni dell'aggressione, che non hanno alcuna aderenza ai fatti realmente avvenuti e che non sono state suffragate da alcuna prova.
Troviamo alquanto grottesco che vengano presentate come reali e attendibili le dichiarazioni difensive di chi, già condannato in primo grado, ha l’ovvio interesse a spostare l’attenzione tirando in ballo presunti danneggiamenti, vandalismi e atti intimidatori mai avvenuti. Evidenziamo che chiunque subisca atti di questo tipo, altro non dovrebbe fare che sporgere denuncia. Denunce che, curiosamente, non sono state mai sporte.
Appare a nostro avviso fuori luogo la convocazione del parroco Don Andrea Rossi che, non essendo stato presente al pestaggio, nulla può riferire dell'avvenuto, e le cui dichiarazioni hanno evidentemente il solo scopo di influenzare l’opinione pubblica a favore della difesa.
A distanza di tre anni, dover leggere titoli che vedono i circensi dichiarare “noi presi a sassate” o vedere definito “scontro” quello che, a tutti gli effetti, è stato un pestaggio premeditato, è come essere picchiati due volte.