mercoledì 27 novembre 2013

Apriamo le gabbie e chiudiamo gli allevamenti per animali da pelliccia! Appuntamenti LAV in Friuli Venezia Giulia


LAV in piazza per dire No alle pellicce: sabato 30 novembre e domenica 1° dicembre (con replica il  7 e 8 dicembre) saranno nelle principali piazze italiane per chiedere il divieto di allevamento di animali per la produzione di pellicce.

Una mobilitazione per sostenere la proposta di legge per vietare l’allevamento, la cattura e l’uccisione di animali per ottenere pellicce (ma anche pelle, al fine di prevenire il possibile sviluppo di allevamenti di animai esotici per la produzione di pelle “pregiata” utilizzata dall’industria del lusso).

Ai  tavoli potrete firmare le cartoline dirette ai 25 senatori e 43 deputati membri rispettivamente della Commissione Sanità al Senato e della Commissione Agricoltura alla Camera, che per primi dovranno esprimersi sulla proposta di legge.

 I Tavoli programmati in Friuli-Venezia Giulia sono i seguenti

Pordenone
sabato 30 novembre, domenica 1, sabato 7 e domenica 8 dicembre ore 9.00/12.30-1500/19.00
Corso Vittorio Emanuele alt. civico 20 di fronte Coin
Tel. 320/4795023  E-mail lav.pordenone@lav.it

In concomitanza con l'evento di Pordenone sarà presente un tavolo informativo di sensibilizzazione sulla questione circhi in città (alla luce della recente sentenza del T.A.R. Friuli Venezia Giulia), a cura di LAV, LAC e Animalisti FVG. 


Trieste
Sabato 30 novembre ore 10.00/19.00 - Piazza Cavana
Domenica 1 e domenica 8 dicembre ore 10.00/19.00 - Centro Commerciale "Le Torri"
Tel. 320/6378852  E-mail lav.trieste@lav.it


Udine
Sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre ore 10/18 - Piazza San Giacomo
Sabato 7 e domenica 8 dicembre ore 10/18- Piazza della Libertà sotto loggia lato Contarena
Tel. 340/8322628  E-mail lav.udine@lav.it


Scopri gli altri tavoli su www.lav.it/lav-in-piazza

martedì 26 novembre 2013

Pordenone, 13 dicembre - Conferenza - Il cavallo: macchina o animale?



IL CAVALLO ANIMALE - IL CAVALLO MACCHINA

Chi è veramente il cavallo e come l’uomo lo trasforma. 
Questo il titolo della conferenza organizzata da LAV Pordenone, 
LAC Pordenone e Animalisti FVG come risposta al Country Christmas, evento giunto alla sua quinta edizione e che, da programma, prevede l'impiego di 200 cavalli (assieme a un gran numero di vitelli) in spettacoli e discipline country. 
Relatrice della serata, la responsabile del Settore Equidi LAV, Nadia Zurlo.

Gli equidi non sono ancora tutelati da nessuna legge specifica e, soprattutto, continuano ad essere vittime della mentalità utilitaristica del mondo equestre, che ne propone l’impiego in varie attività e ne ha ormai radicato l’immagine universalmente accettata di animale “da”.

Cavalcare, trainare, correre, saltare, ballare, esibirsi. Centinaia di migliaia di cavalli vengono fatti nascere espressamente per servire l’uomo negli sport e nel lavoro.
E, a fine carriera, spesso finiscono la loro sfortunata vita al mattatoio. Sono tra gli animali in assoluto più sfruttati e anche i più dimenticati, messi in secondo piano da tematiche più sentite, tanto dagli animalisti, quanto dall’opinione pubblica.

Secoli e secoli di sfruttamento hanno portato l’opinione pubblica a considerare normale vedere l’essere-umano sempre “sopra” l’essere-cavallo, pensando che quest’ultimo sia nato per fare ciò e ne sia anche felice, con l’umano in una condizione di superiorità in un rapporto che è sempre stato di dominanza.

VENERDI' 13 DICEMBRE, alle ore 21, 
presso la Sala Incontri "Teresina Degan" della Biblioteca di Pordenone, verrà illustrata la vera etologia degli equidi e il mondo di sfruttamento e sofferenza cui sono costretti dall’uomo, sia che si tratti di pratiche illegali che legali e socialmente accettate.

Diciamo NO a tutto questo, per un Country Christmas senza animali. 

evento Facebook

Lettera aperta al Sindaco di Pordenone - Campagna Capodanno 2014





alla Cortese Attenzione del  Sindaco di Pordenone Dott. Claudio Pedrotti
e p.c. all'Ufficio Servizi agli animali del Comune di Pordenone

Spett.le Sindaco Dott.Claudio Pedrotti,

Ci rivolgiamo alla Sua persona nel desiderio di sottoporLe una questione che ci auguriamo Lei possa prendere in considerazione.
Il Comune di Pordenone è da anni dotato di un Regolamento Comunale d'Igiene (approvato con deliberazione del Consiglio comunale n. 112- 12/11/2007)  che prevede il divieto di sparo di petardi, mortaretti, e simili in luogo pubblico o aperto al pubblico.
A tale proposito l'Art. 38, comma 9 prevede: "Sparo di petardi, mortaretti, e simili in luogo pubblico o aperto al pubblico: è vietato lungo le strade, piazze e aree pubbliche e aperte al pubblico, il lancio o lo scoppio  di  petardi,  mortaretti  o  simili,  in  particolare  nel  periodo  delle  festività natalizie, di capodanno, Epifania e carnevale."
fonte : http://www.comune.pordenone.it/it/comune/atti/regolamenti/urbanistica/regolamento_igiene.pdf/view

Negli anni tale norma è rimasta per lo più disattesa e abbiamo fondate ragioni di ritenere che gran parte della cittadinanza ne sia a tutt'oggi all'oscuro.
Le Autorità preposte al rispetto del Regolamento sono spesso impotenti in giornate come quelle che si apprestano a venire (in particolar modo ci riferiamo alle giornate che precedono e seguono la notte dell'ultimo dell'anno), anche a causa di un forte impegno sul territorio.

La proposta che desideriamo fare all'Amministrazione che Ella rappresenta è quella di avviare una campagna di sensibilizzazione e di informazione circa il divieto in oggetto, diretta alla cittadinanza e realizzata attraverso una serie di pubbliche affissioni;
a tale scopo ben si presterebbero alcune plance dislocate in città , le stesse utilizzate in occasione delle campagne elettorali e per la promozione di eventi e iniziative del Comune (quali, ad esempio, il "Natalone").
Riteniamo questo un prezioso strumento per la promozione di un messaggio di civiltà contro l'utilizzo di botti e petardi, atto ad informare la cittadinanza circa il divieto in vigore.
Per il Comune, oltretutto, questa campagna non avrebbe costi aggiuntivi se non quelli comunemente sostenuti per la promozione delle varie iniziative promosse durante l'anno.

Ringraziandola per l'attenzione e fiduciosi in un Suo positivo riscontro cogliamo l'occasione per PorgerLe distinti saluti.

LAV Lega anti vivisezione
LAC Lega per l'abolizione della caccia
AFVG Animalisti FVG


venerdì 15 novembre 2013

La sindrome da burnout e l'attivismo per i diritti animali



La sindrome da burnout è l'esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto, qualora queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere.


Stiamo parlando di una sindrome che coinvolge molte figure professionali, come ad esempio i medici o il personale sanitario che si occupa di pazienti affetti dalle malattie più gravi, per le quali si rendono necessarie terapie lunghe, impegnative e spesso dall'esito incerto.
Essi sono pertanto esposti a un elevato rischio di sviluppare il burnout, una sorta di esaurimento psicoemotivo specifico dell'ambito sanitario.


Chi quotidianamente e attivamente si occupa di diritti animali tende a sviluppare (attraverso l'esperienza o in virtù di una predisposizione naturale), un forte stato di empatia nei riguardi degli animali non umani;
egli non pone mai una linea di demarcazione tra il dolore degli animali umani e quello degli animali non umani, riconoscendo a entrambi pari dignità e pari diritto alla vita.
Questa straordinaria capacità di "sentire dentro", di andare non solo verso l'altro, ma anche di portare questi nel proprio mondo, è un potente mezzo di cambiamento, uno strumento necessario a farci comprendere fino in fondo l'infinita sofferenza che si abbatte quotidianamente sugli animali.
Si tratta però di un'arma a doppio taglio che ci accompagna in un ambiente estremamente ostile, rendendo visibile quel carico di morte che ci circonda anche nelle più banali azioni quotidiane; inutile fare una lista, il dolore degli animali si trova proprio sotto i nostri occhi, ovunque ci giriamo, ed è impossibile sfuggirne.
E come se tutto questo non bastasse, quando cerchiamo di fare qualcosa a riguardo, informandoci per potere a nostra volta testimoniare questo dolore, è inevitabile imbatterci in immagini estremamente forti.
Chi, come attivista, si trova a dovere utilizzare la rete e i social network come strumento di informazione e divulgazione, è spesso sottoposto ad un forte e intollerabile carico di stress dovuto alle immagini della sofferenza degli animali non umani.
A miliardi, stipati su vagoni della morte e condotti al mattatoio, manipolati nell'asettico silenzio di uno stabulario, sfruttati in un allevamento, sottoposti a ogni forma di sopraffazione, ogni minuto di ogni giorno.

Questa overdose di dolore non è per niente facile da metabolizzare; l'attivista si trova a doverla affrontare da solo, senza strumenti e spesso senza la possibilità di condividere con la famiglia, con i colleghi, con gli amici, il proprio profondo disagio; in un contesto sociale del tutto impermeabile alla questione animale ci si trova a vivere la frustrazione di non vedere cambiamenti tangibili e a breve termine.
Nei momenti di minore sconforto ci facciamo coraggio e cerchiamo di immaginare il giorno in cui la liberazione animale da noi tutti auspicata possa avvenire, pur chiedendoci se la nostra generazione potrà mai vedere l'alba di quel giorno.

Quello dell'attivista non è un lavoro inteso nel senso comune del termine, tuttavia esso presenta le stesse logiche di stress psicofisico riscontrate in numerosi contesti lavorativi.
La differenza è che l'attivista non può contare su una rete di sostegno, garantita invece nel caso di alcune categorie professionali e di grande aiuto a chi si trova quotidianamente a fronteggiare questioni come il dolore e la morte.

Non ci sono rimedi o vie d'uscita, ma se vogliamo aiutare concretamente e lucidamente (quindi efficacemente) gli animali, dobbiamo in qualche modo fare lo sforzo, nel contempo, di tutelare il nostro equilibrio emotivo e- cosa difficile ma necessaria- quella minima dose di gioia di vivere che è una premessa indispensabile per prendersi cura degli animali nel migliore dei modi.

Cadere vittime del vortice di dolore che ci circonda, sviluppare un atteggiamento estremamente negativo e sfiduciato nei confronti della società e dei nostri stessi compagni di viaggio, con tratti fortemente depressivi e al limite del cinismo, non aiuterà gli animali a vedere l'alba di un mondo diverso da quello di oggi.

Difenderci non è un modo di eludere la realtà che ben conosciamo; difenderci è difendere chi da solo non può farlo e ha bisogno del nostro aiuto.
E' reagire veicolando l'empatia in qualcosa di concreto per gli animali non umani, è reagire a un sistema che nega la loro sofferenza riducendoli a unità, a numeri, a cose, e allo stesso tempo cerca di contrastare, sminuire o ridicolizzare il nostro impegno per loro.

Molte realtà e presidi sanitari hanno, da anni, messo in campo piani e strategie per tutelare gli operatori dal rischio dello stress prolungato, causato da una sovraesposizione alla disperazione; questo non solo per difendere i loro interessi, ma soprattutto perché un operatore sereno, consapevole e preparato, è anche una risorsa per il soggetto più debole, colui che deve essere difeso.
Ci auguriamo che queste brevi riflessioni possano servire in qualche modo da stimolo a un dibattito sulla questione, aprendo a una collaborazione con professionisti vicini alle tematiche antispeciste/animaliste e con competenze specifiche in ambito psicologico che possano essere di supporto agli attivisti attraverso un percorso che li porti a difendersi da questa sindrome, ancora poco conosciuta, chiamata burnout.

Intervista a Leonardo Caffo - Antispecismo debole: buone prospettive


Leonardo Caffo ci parla del dibattito scaturito da "Il maiale non fa la rivoluzione - manifesto per un antispecismo debole" a sei mesi dalla sua pubblicazione.
Il maiale non fa la rivoluzione
Manifesto per un antispecismo debole (Ed. Sonda, 2013)
Perché il solo nascere di un’altra specie deve significare la condanna a morte o lo sfruttamento?
Ogni giorno, esclusivamente a scopo alimentare uccidiamo milioni di animali di grossa taglia, che diventano 50 miliardi in un anno.
Gli animali vengono mangiati, indossati, usati per la ricerca scientifica o, se fortunati, messi dietro le sbarre di uno zoo oppure esposti alla berlina in un circo. Chi ignora tutto questo forse è felice e inconsapevole: vive pensando che i peggiori dei mali siano oggi superati e che, nonostante tutto, la nostra vita sia una vita innanzitutto morale.
Per capire cosa ne è, oggi, di tutto questo dolore bisogna scrivere non da animalisti, ma da animali. La domanda che guida questo saggio diventa dunque: che cosa penserebbe un maiale se avesse avuto la possibilità di indicarci la strada per quella rivoluzione che è la sua liberazione – ovvero la liberazione animale?
Una confutazione appassionata e rigorosa di tutte le visioni che relativizzano la sofferenza degli animali, con uno sguardo sempre attento alla società (dai cani liberati di Green Hill in Italia, a quelli sterminati in Ucraina, al nascente partito «animalista») e alle sue contraddizioni.

Una riflessione per ridefinire gli obiettivi del movimento di liberazione animale attraverso la definizione e la pratica dell’«antispecismo debole» – una nuova teoria, per un nuovo mondo.



giovedì 14 novembre 2013

Un'arte per l'altro. L'animale nell'arte e nella filosofia - intervista a Leonardo Caffo


Un’arte per l’altro. L'animale nell'arte e nella filosofia
Leonardo Caffo e Valentina Sonzogni

È possibile ripercorrere la storia dell’arte alla luce di un nuovo paradigma del rapporto uomo-animale?
Questa è la sfida lanciata da Leonardo Caffo e Valentina Sonzogni, che in questo denso epistolario affrontano la questione dell’antispecismo confrontandosi con i concetti chiave della filosofia e della cultura occidentale.
Un tema complesso e delicato, un’inedita lettura del pensiero animalista contemporaneo che gli autori approfondiscono in ogni suo aspetto, offrendo al lettore l'opportunità di maturare una nuova percezione degli animali non umani.
Il testo è arricchito da un denso apparato iconografico, base visiva indispensabile per osservare con occhi nuovi la prospettiva specista che emerge dalla storia dell'arte.
Un ebook carico di significati profondi, per un animalismo consapevole e d’avanguardia.


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venerdì 8 novembre 2013

Food & Love, ma senza amore



"Cinque giorni di passione eno-food nel cuore del Friuli Venezia Giulia. Dall’8 al 12 novembre torna per il terzo anno Pordenone Wine & Food Love, la rassegna del gusto dedicata alle produzioni autoctone della regione. Ospiti illustri, laboratori per bambini, degustazioni guidate, seminari per professionisti e tante altre iniziative"

Così viene proposta l'iniziativa, in corso questo fine settimana a Pordenone. Proviamo solo per un momento a soffermarci sul binomio "Food-Love" e a chiederci da dove provenga l'amore per il cibo proposto in kermesse come questa.

L'uomo può arbitrariamente e comodamente scegliere di non vedere, di non sapere e di continuare a immaginare la realtà come più lo aggrada; è già accaduto innumerevoli volte nel corso della storia, con il perpetrarsi di ingiustizie e atrocità nella pressoché totale indifferenza di molti (troppi), di coloro che hanno preferito la salvaguardia della propria tranquillità ad una onesta seppur dolorosa ricerca della verità e alla spinta verso una piena giustizia sociale.

Ma l'accostamento di parole come Food (cibo) e Love (amore) non può- in alcuni contesti- che apparire tragicamente paradossale. Ci chiediamo dove sia tutto questo amore nel preciso istante in cui gli animali (cibo, per l'appunto) arrivano al capolinea di un mattatoio, a fine corsa di una vita che è tutto fuorché vita. 

Eppure cibo e amore coesistono, in iniziative come questa, laddove per amore non si intenda altro che la mera soddisfazione dei piaceri del palato o il desiderio di promuovere un territorio attraverso piatti che sono costati vite.  

La nostra non è meraviglia né indignazione; ci è assolutamente chiaro come si voglia, in queste occasioni, dare importanza-sopra ogni cosa- al ritorno economico di tali iniziative e, in uguale misura, alla soddisfazione di un piacere sensoriale. Dovrebbe, tuttavia, essere usata quanto meno la decenza di evitare di parlare di amore.

Dalla recente mega grigliata in Piazza xx Settembre ad ogni altro appuntamento gastronomico in città (con soddisfazione anche per gli entomofagi), gli animali non umani sono sempre e comunque oggetto, mai soggetto. La rimozione delle loro vite, sostituite da prosciutti, baccalà e quant'altro, è una tappa obbligata e socialmente accettata.

Ci chiediamo se mai verrà in mente a qualcuno che è possibile organizzare un evento gastronomico senza crudeltà. Non è difficile immaginarlo e neppure realizzarlo: basterebbe un po di amore vero.