lunedì 4 maggio 2015

La nostra nuova campagna affissioni: ‪#‎festadellamamma‬


La festa della mamma è una ricorrenza diffusa in tutto il mondo, celebrata in onore della maternità.
Ed è proprio la maternità al centro della nostra nuova campagna, presente in questi giorni con un'affissione di grandi dimensioni situata in pieno centro città (Via delle Caserme): un'affissione gigante che si pone l'obiettivo di far riflettere sul fatto che l'essere madre non è una prerogativa esclusiva dell'animale umano, bensì di tutti gli animali-umani e non umani.
A tale scopo è stata scelta l'immagine di una mucca da latte assieme al suo vitello, una madre e un figlio simboli di una delle forme di sfruttamento più diffuse nella nostra società. 



Ancora oggi in molti vogliono credere che le mucche producano il latte in maniera del tutto "spontanea e naturale", alla stregua di veri e propri "distributori automatici"; la realtà è che le loro condizioni di vita-e quelle dei loro figli- sono drammatiche e profondamente crudeli.
Le mucche "da latte" sono selezionate geneticamente ed inseminate artificialmente per produrre quanto più latte possibile. Dall'età di circa due anni, trascorrono in gravidanza nove mesi ogni anno.
La lattazione e quindi la produzione è infatti possibile solo dopo la nascita del vitello, che viene separato dalla mucca subito dopo il parto affinché non ne beva il latte. La madre lo cercherà invano per giorni.
Suo figlio, costretto ad una alimentazione artificiale, se maschio verrà macellato entro pochi mesi (le sue giovani carni sono infatti considerate un piatto prelibato) , se femmina trascorrerà alcuni anni, imprigionata in un allevamento, a figliare per produrre latte. In ogni caso, tutti questi animali sono DESTINATI al macello.
Dopo il parto, la mucca ”da latte” produce latte per circa dieci mesi. Negli allevamenti, però, viene nuovamente ingravidata ancor prima che la lattazione finisca, per la massima continuità della mungitura.
Il regime di sfruttamento è molto pesante: dopo quattro-cinque cicli di lattazione con relativi parti di vitelli, la mucca comincia a perdere ”produttività” a causa di malattie come le mastiti, indotte dalla mungitura continua, quasi sempre meccanica, o semplicemente per l’eccessivo sfruttamento. Per l’allevatore è quindi più redditizio mandarla al macello e venderne la carne, sostituendola con un animale più giovane ed ”efficiente”.
Nel mondo reale, nessun allevatore – neppure in un allevamento biologico – potrebbe evitare di uccidere i vitelli maschi, fatti nascere unicamente allo scopo di forzare le mucche a produrre latte.
Per mantenere un numero così grande di ”capi improduttivi” occorrerebbero infatti estensioni di terreno e quantità di risorse tali da rendere fallimentare qualsiasi tipo di allevamento.

La campagna si propone pertanto di porre l'attenzione su tutto questo, ricordando che il dolore che prova una madre nel momento in cui le viene strappato il figlio non è diverso da quello di una qualsiasi altra madre,
e volerci ostinare a credere che non sia così è solamente una menzogna che decidiamo di raccontare a noi stessi per rendere più accettabile lo sfruttamento cui sono sottoposti quotidianamente milioni di animali non umani.
Nessuna menzogna però potrà mai cancellare il dolore inflitto.
Per l'industria del latte è uno scarto - per l'industria alimentare è solo tenera carne - per lei è un figlio.
Buona festa a tutte le mamme.





Per condividere o scaricare il video: TV Animalista

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