lunedì 30 novembre 2015

Sabato 28 novembre: sit-in per le vittime dell'industria della pelliccia


Sabato 28 novembre, dalle 17:00 alle 19:00 Animalisti FVG era presente in centro a Pordenone per rappresentare «tutte le vittime cadute per mano della moda».
Un'azione di denuncia con l'obiettivo di informare il pubblico e di mostrare i volti delle vittime dell'industria della pelliccia.

Un capo in pelliccia può essere economico, nel caso si tratti di inserti in pelo, oppure molto costoso nel caso sia interamente costituito di pelliccia.
Chi paga un prezzo non quantificabile sono gli animali.

Siano essi cresciuti nelle piccole gabbie di un allevamento o catturati con le tagliole, per l’industria della pelliccia gli animali sono solo oggetti da cui strappare via il manto e la pelle una volta uccisi.
Con lo stratagemma degli inserti, il settore pellicceria è riuscito a rimettere in gioco la pelliccia animale, facendola sembrare un capo molto più "innocente".
Ma non è così: le pellicce con cui vengono ornate giacche, cappotti, borsette, stivali ed altri capi d'abbigliamento o accessori vengono dalla morte di milioni di animali.

Ogni anno vengono infatti uccisi più di 60 milioni tra visoni, volpi, ermellini, conigli, procioni, cani, gatti, foche: animali costretti per tutta lo loro vita nelle gabbie di un allevamento o catturati con metodi cruenti nei loro ambienti naturali.




Chiusi in piccole gabbie, costretti a muoversi su superfici innaturali che spesso portano al ferimento delle zampe (reti metalliche), isolati dai loro simili, alimentati in maniera innaturale.
La loro vita è molto breve (il tempo necessario perché la loro pelliccia sia utilizzabile) e le condizioni di allevamento si ripercuotono sui comportamenti che gli animali presentano: ripetizione ossessiva dello stesso movimento, aumento dell'aggressività, paura, stato di profonda apatia, comportamenti isterici o autolesionisti come spezzarsi i denti mordendo la gabbia.
Una tecnica di allevamento particolarmente crudele è quella di esporre, in inverno, gli animali al freddo per far sì che sviluppino una pelliccia più folta.
L'uccisione può avvenire sia con il gas che con l'elettricità, non essendo gli animali tutelati da alcuna legge a riguardo. Nel caso di soffocamento da gas, gli animali vengono chiusi in gabbie di legno collegate allo scarico di una macchina agricola (in genere). Nel caso di morte con elettricità due elettrodi vengono inseriti nella bocca e nell'ano e vengono trattenuti con delle pinze mentre la scarica elettrica li uccide.




Purtroppo sono tanti (10-20 milioni di mammiferi) anche gli animali uccisi in libertà per farne delle pellicce. Nei boschi si usano le tagliole. Gli animali vittime di queste trappole rimangono anche per una settimana ad aspettare il cacciatore che verrà ad ucciderli. Nel frattempo la ferita si gonfia provocando dolori indescrivibili. Cosa ancora più assurda è il fatto che spesso gli animali vittime delle tagliole sono animali non utilizzabili per le pellicce, quindi è una caccia spietata che non risparmia nessun mammifero abitante del bosco. Famosi sono inoltre i cacciatori di piccoli di foche che uccidono i piccoli a bastonate in testa e li scuoiano davanti alle loro madri impotenti, a cui lasciano il cadavere sanguinante e scuoiato del piccolo.

Gli animali allevati solitamente sono visoni, ermellini, cincillà, conigli, procioni (orsetto lavatore) e altri piccoli animali. Ma la lista include anche cani e gatti, quando si parla di pellicce importate per esempio dalla Cina.
Quando si è di fronte ad un indumento bordato di pelo, la prima cosa che si deve fare è controllare l’etichetta. Se la dicitura indica “Real Fur”, “Fox Fur”, “Lapin”, “Murmaski Fur” è pelliccia vera (volpe, cane, coniglio, procione, etc.).
La soluzione resta solo una: non acquistare pellicce di animale, ottenute sempre- per desiderio di profitto- con sofferenze immaginabili di questi esseri senzienti.


mercoledì 25 novembre 2015

Il menù delle feste per un Natale 2015 veramente BUONO!

Eccoci anche quest'anno con un appetitoso menù per le feste, curato da Alessandra Caprari per i lettori del nostro blog.
Buon appetito e buone feste da Animalisti FVG!

ANTIPASTO - flan di zucca e cavolo nero


flan di zucca e cavolo

Ingredienti (per 4 persone):
300 grammi di zucca

100 grammi di cavolo nero
4 cucchiai di amido di mais
4 cucchiai di latte di soia
300 ml di besciamella vegetale
20 grammi di parmigiano vegano
sale, pepe, olio e.v.o.
20 grammi di pane grattugiato


Procedimento:
Tagliare a cubetti la zucca e cuocerla in padella con po' d'olio e.v.o.
in un tegame a parte soffriggere l'aglio e aggiungere il cavolo nero sino a quando sarà stufato (eventualmente aggiungere dell'acqua). Aggiustare di sale.
Passare al mixer la zucca e il cavolo nero;
in una ciotola amalgamare l'amido con il latte di soia, aggiungere la besciamella precedentemente preparata, il pane grattugiato, il parmigiano vegano, sale e pepe q.b. ; unire il tutto al composto precedentemente preparato.

Ungere e oliare 4 stampini da forno (meglio se di stagnola), riempirli con il preparato e infornare a 180 gradi per circa 30 minuti
A fine cottura sformare i flan e guarnirli a piacimento.


PRIMO - Orzotto natalizio

Orzo invernale

Ingredienti (per 4 persone):
280 grammi di orzo perlato
2 pere williams mature

mezza cipolla media
1/2 bustine di zafferano, a seconda dei gusti
1/2 litro di brodo vegetale
olio e.v.o.
1/2 bicchiere di vino bianco
30 grammi di parmigiano vegano
sale, pepe
pistilli di zafferano (per la guarnizione)


Procedimento:
Tritare finemente la cipolla e farla imbiondire nell'olio
tostare l'orzo e sfumarlo con mezzo bicchiere di vino bianco
aggiungere il brodo vegetale fino a metà cottura e nel frattempo sbucciare e tagliare a tocchetti le pere

aggiungerle all'orzo e terminare la cottura unendo lo zafferano in polvere
mantecare con il parmigiano vegano e guarnire con i pistilli di zafferano

SECONDO - Tasca di seitan ripiena alle castagne


Tasca di seitan ripiena alle castagne

Ingredienti (per 4 persone):
1 panetto di seitan (possibilmente fatto in casa) di circa 500 grammi seitan
3 etti di castagne
salvia, rosmarino e alloro
300 ml di brodo vegetale

1/2 bicchiere di vino bianco secco
200 ml di panna di soia
sale e pepe q.b.
olio e.v.o.


Procedimento:
lessare le castagne con sale e alloro
sbucciarle e tenerle da parte
scavare l'arrosto di seitan in maniera da creare una tasca al suo interno
spezzettare le castagne, farle soffriggere con olio, sale e pepe
aggiungere l'alloro spezzettato o tritato, riempire la tasca di seitan con questo composto
preparare un trito di salvia e rosmarino, aggiungerlo all'olio in una casseruola e unirvi il seitan, rosolandolo con vino bianco aggiungendo sale e pepe

sfumare il tutto con il vino bianco
unire il brodo vegetale e cuocere per circa 15/20 minuti senza coperchio
aggiungere la panna di soia in maniera tale che la riduzione risulti cremosa
tagliare a fette e servire caldo



CONTORNO - cruditè di finocchio invernale

cruditè di finocchio invernale

Ingredienti (per 4 persone):
2 finocchi medi
1 grossa mela
30 grammi di nocciole
1 pezzetto di zenzero fresco
scaglie di parmigiano vegano
olio e.v.o.
aceto balsamico
sale e pepe
maionese di soia (o di riso)



Procedimento:
tagliare a cubetti il finocchio e a listarelle la mela
grattugiare lo zenzero
unire le nocciole tagliate a metà e le scaglie di parmigiano vegano
condire con un'emulsione di olio e.v.o. aceto balsamico, sale, pepe e maionese


DOLCE - Budino al cacao e noci con salsa di pere

Budino al cacao e noci con salsa di pere

Ingredienti (per 4 persone):
60 grammi di gherigli di noci spezzettati

50 grammi di farina di riso
50 grammi di cacao amaro
80 grammi di zucchero di canna

1 cucchiaino da the di agar agar
1 cucchiaino da caffè di vaniglia in polvere
500 ml di latte vegetale (metà riso e metà soia)


Procedimento:
in una ciotola mescolare la farina di riso, lo zucchero, il cacao in polvere e l'agar agar
in un pentolino far sobbollire il latte con la vaniglia, unirlo al composto precedente e frullare il tutto
far cuocere il composto per 5 minuti mescolando energicamente affinché non si formino grumi
distribuire i gherigli di noce in 4 stampini
riempirli con la crema al cacao, lasciarli raffreddare e riporli in frigorifero per almeno 3 ore
tagliare a pezzetti le pere, unire lo zucchero e cuocerle finché non saranno morbide
passarle al mixer in modo da ottenere una salsa, eventualmente aggiungendo un po' di acqua fredda per renderla più liquida
impiattare capovolgendo gli stampini con la crema al cioccolato, guarnendo con la salsa di pere a piacimento.



martedì 24 novembre 2015

Il "maiale da riciclo" messo all'asta: uno strano concetto di solidarietà


Non c'è dubbio, viviamo un tempo di crisi, non solo economica.
Parvenze di comunità, parvenze di solidarietà, sensibilità e attenzione. Quando ciò che conta è esibire la solidarietà, non essere-solidali, raccontarsi comunità senza esserlo nel quotidiano, mostrarsi persone attente agli sprechi, senza impegnarsi personalmente, quando non si ha più nulla da dire e condividere, non resta che appellarsi alle tradizioni violente. Delle tradizioni si prende il peggio.

Ed è così che una "comunità" (?) sceglie di celebrare la propria decadenza banchettando sulle spoglie di una povera vittima sacrificale, non compianta: il maiale, quel maiale.
"Tradizioni che si erano perse" ripristinate con l'augurio che possano diventare "prassi consolidate".
Consolidata di certo è la prassi di allevare figli - utili a un sistema fondato sullo sfruttamento - incapaci di distinguere un individuo da una macchina da riciclo.

Venerdì 27 novembre la comunità si riunirà vicino alla grande quercia, simbolo di vita, per celebrare la morte.
Niente lacrime per il maiale sacrificato - o, per essere precisi- per ciò che resta di lui, pezzi di carne. Solo grasse risate con il duo comico I Papu.


COMUNICATO STAMPA LAV e AFVG
L’asta di pezzi del corpo del maiale, che è stato per sei mesi allevato “amorevolmente” da scolari con i resti del cibo avanzato della mensa scolastica, è l’ultima tragica e macabra trovata sulla pelle di un povero maiale e di innocenti bambini.

L'iniziativa, avallata dai docenti locali, dall’Amministrazione Comunale e dal Sindaco di Prata di Pordenone in testa, è quanto di peggio possa venire da chi dovrebbe essere la migliore espressione cultural-amministrativa di una comunità.

Iniziativa tragica per ambedue i soggetti di riferimento della stessa: l’animale maiale, considerato non come essere vivente dotato di sensibilità bensì come pattumiera riciclante di resti di alimenti classificati rifiuti umidi; I bambini scolari, al culmine della loro educazione e formazione di futuri adulti, ai quali è stato presentato un essere vivente- il maiale appunto- nella classica visione antropocentrica, con il sicuro plauso anche del pievano di turno, della categoria allevatori zootecnici, della categoria macellai e della categoria cacciatori.

La comunità civile, sensibile al diritto all'esistenza ed al rispetto di tutti gli esseri viventi, ritiene inaccettabili simili riti dal macabro sapore medievale, portatori di sottocultura e violenza nei confronti del "diverso".


LAV di Pordenone e AFVG saranno presenti alla triste iniziativa di quest’asta di sangue.

lunedì 16 novembre 2015

Una Repubblica oligarchica fondata sulla caccia - di Tamara Sandrin e Rodrigo Codermatz


Il bilancio delle stagioni di caccia si rivela ogni anno un vero e proprio bollettino di guerra: decine e decine di morti umane, centinaia di feriti, centinaia di migliaia di morti animali, dimenticate, cancellate.
Sono queste le vere vittime della caccia, che non balzano mai, come si dice, “agli onori delle cronache”, come sta succedendo in questo periodo ad altre vittime come Adamas o l'operaio Gianfranco Barsi di Lucca.

Ci chiediamo se i colpevoli siano soltanto i cacciatori, i singoli, o se queste morti possano essere imputate anche a qualcun altro.
E la risposta più che ovvia non può essere altro che questa: il cacciatore con la sua tracotante sicurezza, con la sua aggressiva arroganza, con la sua crudele volontà di uccidere, è ben sicuro della sua impunità perché sa, come dovremmo sapere anche noi, di essere solo la punta dell'iceberg di un sistema basato sul dominio del forte sul debole, su un'oligarchia che fa della limitazione della libertà il suo principio costituente, lasciando la maggioranza inerme in balia di una minoranza armata, sulla connivenza e omertà istituzionalizzate.

Ci chiediamo quindi se gli italiani siano veramente contro la caccia. I cacciatori sono una minoranza, con un trend in calo continuo (le stime parlano di un numero di circa 700 mila cacciatori), la maggior parte degli italiani sembrerebbe essere contraria alla caccia. (1)
Ma se è veramente così perché i cacciatori possono continuare indisturbati nella loro opera di sterminio, perché noi dobbiamo rimanere prigionieri di un regime terrorista?
Non sarà forse perché gli stessi che si dichiarano contro la caccia poi vanno la domenica negli agriturismi a ordinare cervo, fagiano o pappardelle con ragù di cinghiale, senza interrogarsi sulla provenienza di quel che hanno ordinato, senza rendersi conto che sono loro stessi i mandanti di quelle stragi? E neppure gli organi preposti ai controlli sembrano chiedersi da dove arriva quella cacciagione.
Certamente le centinaia di migliaia di animali cacciati non possono essere tutte destinate al consumo personale dei cacciatori! Quindi è legittimo pensare che parte delle loro prede sia venduto ad amici, parenti e attività come ristoranti e agriturismi.
A questo punto si affollano alla nostra mente (e probabilmente solo alla nostra, non a quella dei consumatori e dei controllori) una serie di domande: vengono effettuati controlli fiscali su cacciatori e ristoratori? In un regime di paura, che impedisce ad un genitore di portare all'asilo una torta preparata in casa per il compleanno del figlioletto, perché potrebbe essere pericolosa, la carne di animali selvatici (quindi non vaccinati né visitati da un veterinario) è igienicamente sicura? Viene controllata? E le macellazioni come si svolgono? Non ci sono forse delle leggi che regolano le macellazioni casalinghe?
Tutte queste questioni, seppure importanti, non sono fondamentali nella lotta antispecista alla caccia, ma potrebbero costituire un'ulteriore arma per smuovere le istituzioni, a prendere una posizione chiara e chiarificatrice in merito.
Un altro motivo, per cui i cacciatori possono continuare a seminare paura e morte, è la connivenza degli agricoltori che, attraverso le associazioni di categoria2, sono i primi a rivolgersi ai cacciatori per risolvere i loro “problemi”: non c'è momento in cui non si senta parlare di ingenti danni all'agricoltura perpetrati da nutrie, ungulati, corvidi, etc. E chi è il salvatore, il supereroe, che può ristabilire il “giusto” equilibrio (di fatto un dis-equilibrio tutto sbilanciato verso l'uomo) se non il cacciatore con la sua doppietta?
E' inutile lamentarsi che i cacciatori possono accedere e spadroneggiare nei fondi privati, quando sono gli stessi proprietari (o almeno la gran parte di essi) a invitarli e proteggerli quali paladini della loro attività.
Infine c'è ancora un fattore che conferisce tanta libertà ai cacciatori, è il più subdolo, il più diffuso: la paura. E quando la paura porta all'apatia, alla mancanza di ribellione, all'inattività, è connivenza.
Anche noi abbiamo paura, noi, antispecisti, che viviamo circondati da riserve di caccia private, che viviamo con cani e gatti e temiamo per la loro vita e che, per questo, non osiamo protestare direttamente contro i cacciatori, boicottarli e disturbarli. Perciò è arrivato il momento di stringerci e fare fronte comune: ma le veglie e le fiaccolate pacifiche e silenziose non bastano più. Abbiamo voglia di urlare perché agli animali non è concesso il tempo di farlo. Bisogna sabotare l'ideologia e l'esistenza di questi criminali.
Dobbiamo inoltre approfittare delle tristi cronache di questi giorni, per enfatizzare e portare a saturazione, per incrinare la tolleranza e la sopportazione non solo degli antispecisti, ma anche della “gente comune”, perché i cacciatori non possano più rifugiarsi tra le gonne dello stato e della vigente giurisdizione. Dobbiamo far assurgere le nostre convinzioni antispeciste e le nostre convinzioni altamente morali, civili ed etiche allo status di richiesta di asilo politico in un paese “democratico”, con la coscienza che le nostre istanze vanno contro gli interessi (anche economici) e la follia istituzionalizzata, che si sta erigendo a vera e propria polizia politica con il benestare dello stato stesso.
Per tutti questi motivi i processi per l'assassinio di Adamas e per il tentato omicidio dell'operaio di Lucca costituiscono un'occasione e una responsabilità per i giudici che presiederanno i rispettivi processi: non solo dovranno giudicare questi due assassinii, ma dovranno anche decidere la sorte di tutti noi, dovranno decidere se le campagne, i boschi, le zone paludose e rurali, continueranno a essere il nostro far-west frequentato da gente armata, pericolosa e intoccabile.
Purtroppo i processi si svolgeranno quando la rabbia e l'indignazione saranno affievolite, molti avranno già dimenticato Adamas, la stagione di caccia sarà ormai chiusa, tutte le altre vittime ”selvatiche” saranno passate inosservate, o, peggio, macabramente digerite.
Ma ogni sentenza crea un precedente e apre un nuovo scenario su cui si muovono gli attori delle vicende.
Sicuramente Adamas non è la vittima di Lucca e il verdetto non sarà lo stesso. Per arrivare allo stesso verdetto ci vorrebbero delle leggi nuove; al cambiamento, alla rivoluzione (se mai potrà avvenire) si può arrivare solo con il concorrere di diversi disequilibri strutturali: pensiamo ad un paesaggio epigenetico dove una pallina, muovendosi, crea dei punti di instabilità, delle biforcazioni, dei creodi, delle valli, dei punti di sella. E' necessario il concorrere di eventi disarmonici, che facciano precipitare gli eventi, che conducano a dei punti catastrofici che, modificando la situazione reale e attuale, sintetizzino, incanalandole, tutte quelle forze cieche e isolate, che trovano la loro coesione solo a posteriori, riprese da un ultimo punto di equilibrio.
Purtroppo, come abbiamo visto nel caso degli attivisti di Green Hill processati alcuni giorni fa, allo stato attuale non possiamo aspettarci niente dalle istituzioni. La sentenza di condanna dei liberatori a prima vista può sembrare strana, ma in realtà, tutelando la proprietà privata, tranquillizza il cittadino: l'assoluzione, invece, sarebbe stata destabilizzante in quanto avrebbe assicurato una certa impunità a chi volesse ergersi come paladino della giustizia animale.
Anche la sentenza di condanna dei proprietari di Green Hill e la conseguente chiusura dell'allevamento rientrano nel sistema: la mobilitazione di massa ha portato all'accoglienza di istanze popolari non prettamente antispeciste e antivivisezioniste. Purtroppo il salvataggio dei beagles di Green Hill non ha condotto ad una discussione sulla necessità e soprattutto sulla leicità della vivisezione tout court, ma ha portato ad una sostituzione delle vittime, in un perpetrare dello specismo ideologico su cui sui basa la nostra società.
E questo temiamo accadrà anche per il processo di Adamas, viste anche le premesse dell'imputazione: se non fosse così tragico, ci porterebbe quasi a sorridere amaramente. L'assassino di Adamas è stato accusato di “uccisione di animale”, il che significa che verrà processato per ciò che è, costituzionalmente e per definizione, il cacciatore: un uccisore di animali.

Tamara Sandrin e Rodrigo Codermatz

giovedì 5 novembre 2015

ANTISPECISMO (E) QUEER - sabato 7 novembre a Pordenone


Che cosa c’entrano gli animali e la teoria queer?
L’antispecismo e i movimenti LGBT?

Se ne parlerà a Pordenone sabato 7 novembre, in occasione dell’incontro organizzato dall’associazione Animalisti Friuli Venezia Giulia presso la Biblioteca civica, incontro durante il quale verranno presentati due libri sul tema con la presenza dei curatori, Massimo Filippi e Marco Reggio.
Il primo dei due testi, "Manifesto Queer Vegan" di Rasmus Simonsen, intreccia i temi del pensiero gay e queer con la questione del veganismo, di chi rifiuta di mangiare animali e contesta così la violenza sui soggetti non umani. Il saggio di Simonsen si chiede che senso abbia il veganismo, oggi, come pratica destabilizzante, che legami abbia con l’omosessualità e con la critica dell’eterosessualità obbligatoria, e quali siano le prospettive di un’alleanza
fra soggetti queer e vegan.

Di recente uscita è invece la raccolta di saggi “Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali”, che contiene un’intervista alla “filosofa del gender” e una postfazione di Federico Zappino.
E’ possibile – si chiedono i curatori – utilizzare gli strumenti butleriani per rendere più efficaci le armi concettuali della lotta allo sfruttamento animale?
E’ possibile, per esempio, rivendicare il lutto per gli animali come forma di presa di posizione politica antispecista?
Le vite precarie cui fa riferimento la filosofa parlando, per esempio, della condizione dei palestinesi sotto attacco permanente, sono solo umane?

E l’“Uomo”? È un dato di fatto o il frutto avvelenato di una ben precisa costruzione storica? Quali consuetudini lo hanno eretto? Qual è il fondale osceno da cui è emerso e che non smette di nascondere?
Da quali e quante morti ha preso vita? Chi ha colonizzato, incorporato, espropriato e appropriato? Chi è stato e continua a essere mangiato?

Questo libro utilizza alcuni degli strumenti filosofici di Judith Butler – vulnerabilità, lutto, vite precarie –, per esplorare insieme a lei, ma senza timori reverenziali, i processi di umanizzazione e di animalizzazione, per portare alla luce «un altro potere ancora che non ha bisogno di dirsi»: il potere che si occulta dietro la barra della dicotomia umano/animale, dicotomia gerarchizzante e violenta come tutte le altre, ma tuttora profondamente ignorata
in quanto considerata “naturale” e, come tale, immune al pensiero critico e ai processi politici trasformativi.

Che cosa accadrebbe se venisse intesa in tutta la sua portata l'affermazione secondo cui “chiedere la fine della crudeltà significa chiedere la distruzione delle istituzioni della crudeltà"?

Appuntamento Sabato 07 novembre 2015 - ore 17.30
 Sala Conferenze “Teresina Degan”
 Biblioteca Civica di Pordenone
   Piazza XX Settembre - 33170 Pordenone

Ingresso libero

Nuovi libri in arrivo alla Sezione Diritti Animali della Biblioteca di Pordenone


Da oggi la Sezione Diritti Animali della Biblioteca Circoscrizionale di Torre (Pordenone), curata da Animalisti FVG, si arricchisce di 16 nuovi volumi disponibili anche per il prestito interbibliotecario (in tutta Italia) e reperibili attraverso il database OPAC SBN, a questo link

Ecco la lista dei nuovi arrivi:

Noi Animali, We Animals - Jo-Anne McArthur
Comprendere il cavallo - Francesco de Giorgio
Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali -a cura di Massimo Filippi e Marco Reggio
Così perfetti e utili. Genealogia dello sfruttamento animale - Benedetta Piazzesi
Crimini sessuali contro gli animali - Ciro Troiano
Ho ucciso un pò di lucertole: preadolescenti e animali in un'indagine svolta nelle scuole medie - Ciro Troiano
L'aspirante guardia zoofila - Ciro Troiano
L'isola delle bestie - Marco Verdone
La vigilanza zoofila: l'attività di polizia giudiziaria in difesa degli altri animali - Ciro Troiano
Il maltrattamento organizzato di animali - Ciro Troiano
Rapporto Zoomafia 2013: sistemi criminali & animali - Ciro Troiano
Rapporto Zoomafia 2014: illegalità, malaffare e crimini contro gli animali - Ciro Troiano
Scelta vegetariana e vita in bicicletta - Michela De Petris e Mauro Destino
Buono sano vegano - Michela De Petris
Liberazioni, rivista di critica antispecista -n.21
Liberazioni, rivista di critica antispecista -n.22

Le rivendicazioni del movimento per i Diritti Animali spesso non vengono pienamente comprese dall'opinione pubblica,  ma è importante sottolineare che alla base di questo movimento ci sono illustri portavoce: filosofi, uomini di scienza, medici, personalità di fama internazionale, che hanno argomentato in modo ineccepibile queste tesi.

Quanti conoscono questi testi? Ancora pochi, a nostro avviso, ed è fuori dubbio che per qualsiasi rivoluzione culturale i libri rappresentano un potente e indispensabile strumento di comunicazione, un filo conduttore che traccia un percorso che, per quanto riguarda nello specifico i diritti degli animali, è ancora in divenire.
Ad oggi la sezione Diritti Animali di Pordenone annovera più di 200 volumi, libri che in molti casi hanno contribuito a cambiare per sempre modo di vedere le cose a quanti hanno avuto l'opportunità di leggerli.

Grazie al prestito interbibliotecario un testo può essere fatto arrivare all'utente da qualsiasi biblioteca d'Italia.
Lista completa dei testi presenti nella sezione
Per informazioni su come replicare l'iniziativa "Diritti Animali in Biblioteca" nella vostra città 
o se desiderate contribuire con una donazione di testi scrivete a animalistifvg@gmail.com
oppure visitateci su su Facebook, a questa pagina 

PORDENONE-BIBLIOTECA CIRCOSCRIZIONALE DI TORRE 
Via Vittorio Veneto 21 – 33170 Pordenone (presso Bastia del Castello di Torre) 
Telefono 0434/44038 
Orario: martedì, giovedì e sabato dalle 15,00 alle 18,00 

La tessera per il prestito è gratuita e può essere richiesta direttamente presso la sede della Biblioteca Circoscrizionale