lunedì 27 gennaio 2014

Intervista a Sabrina Tonutti


Sabrina Tonutti è docente in Antropologia culturale presso l’Università degli studi di Udine; si occupa della relazione uomo-animale (zooantropologia), antropologia dell’alimentazione e nuovi movimenti sociali.
Ha svolto ricerche etnografiche in Italia, Svizzera e Gran Bretagna.
Fra le sue pubblicazioni: Diritti animali. Storia e antropologia di un movimento (Forum 2007); Acqua e antropologia (EMI 2007); Manuale di zooantropologia (Meltemi 2007, con R. Marchesini); Animali magici (De Vecchi 2000, con R. Marchesini); Umano, troppo umano. Riflessioni sull’opposizione natura/cultura in antropologia (curato assieme a A. Lutri e A. Acerbi, A. – SEID 2009).

È socio fondatore di A.R.E.A.S. (Associazione Ricerche Etno-Antropologiche e Sociali, Trieste 1996), membro dell’I.S.A.Z. (International Society for Anthrozoology), della S.I.U.A. (Scuola di Interazione Uomo Animale) e dell’EASA (European Association of Social Anthropology). Dal 2007 è Fellow dell’Oxford Centre for Animal Ethics (Rev. Professor Andrew Linzey).
E’ inoltre fra i curatori della Mostra archeo-antropologica dal titolo Zoomania. Animali, ibridi e mostri nelle culture umane (2007, Museo archeologico nazionale Santa Maria della Scala, Siena).

Diritti animali: storia e antropologia di un movimento

La pubblicazione ricostruisce, per la prima volta in Italia, la storia del movimento per i diritti degli animali, ripercorrendone la diffusione in ambito europeo ed italiano a partire dalla genesi risalente all’Inghilterra di inizio Ottocento. Attraverso l’analisi storica e socio-antropologica vengono messi in evidenza gli elementi di continuità e di rottura fra animalismo e zoofilia e vengono analizzati i tratti caratterizzanti della mobilitazione animalista attuale, descrivendo e contestualizzando gli eventi di un fenomeno che spesso assurge agli onori della cronaca.
Chi è realmente ‘animalista’? Si possono accomunare i ‘gruppi di azione diretta’ e i volontari che si prendono cura dei cani abbandonati? Che differenza c’è fra ‘animalismo’ e ‘vegetarismo’? Che differenza c’è tra ‘vegetariano’ e ‘vegan’?
Il volume dà risposta a questi e altri quesiti, inserendoli in una cornice complessiva che permette di comprendere gli aspetti salienti del ‘movimento per i diritti animali’ nella sua veste di ‘movimento sociale’. 



venerdì 24 gennaio 2014

Le arance di I-CARE sabato 24 gennaio a Pordenone


Sabato 25 Gennaio al Centro Commerciale Emisfero di Fiume Veneto (PN- Via Maestri del Lavoro 42) avrà luogo un banchetto a favore di I-CARE
Prenota il tuo sacchetto di arance e sostieni la RICERCA senza CRUDELTÀ di I-CARE.

Parte ufficialmente il progetto: "ITALIA SENZA VIVISEZIONE" (il cui sito sarà operativo a breve)

Sarà possibile acquistare dei sacchetti di arance ad un prezzo molto modico (2 kg di arance per 3 euro offerta minima) per sostenere la ricerca senza l'uso di animali.

Troverete il tavolo I-Care negli spazi interni dell'Emisfero che verranno assegnati la mattina stessa.



ITALIA SENZA VIVISEZIONE

martedì 21 gennaio 2014

Nel rispetto degli animali: conferenza con Andrea Zanoni a Udine



Nel rispetto degli animali: caccia, bracconaggio, randagismo, trasporto, zoo. Le norme di tutela dell’Unione europea” è il titolo della conferenza in programma per venerdì 24 gennaio alle ore 21.00, presso la Sala Margherita dell’Hotel Là Di Moret di Udine, in viale Tricesimo 276.

La serata è organizzata dall’europarlamentare Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali e membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo.


Durante la serata, l’eurodeputato esaminerà quali sono gli interventi e le tutele dell’Unione europea rispetto a caccia, trasporto animali, randagismo e bracconaggio, aspetti su cui Andrea Zanoni, si batte da sempre. Oltre all’eurodeputato, interverrà Edoardo Valentini, Delegato Provinciale dell’Oipa-Organizzazione Internazionale Protezione Animali di Udine.

«Sarà l’occasione per affrontare insieme temi importanti per chi ha a cuore la sorte degli animali: dalla caccia alle precarie situazioni di trasporto degli animali da reddito, dalle barbare pratiche di gestione del randagismo, alle situazioni di vera prigionia e alienazione negli zoo. Troppi animali muoiono o soffrono ancora per colpa dell’uomo. Il mio impegno in Europa è volto a far rispettare le norme che già esistono, come la Direttiva Uccelli 2009/147/CE o il Regolamento comunitario n.1 del 2005 sul trasporto degli animali e sensibilizzare le istituzioni europee a fare di più anche a livello legislativo».

Nel corso della conferenza verrà illustrato il programma dell’Oipa “ANIMALIFE”, un progetto didattico artistico di sensibilizzazione sul tema del randagismo che sarà realizzato dalla classe quarta H del Liceo Artistico “Giovanni Sello” di Udine.

Al termine degli interventi dei relatori, seguirà un dibattito con il pubblico.

link all'evento su Facebook
www.andreazanoni.it

lunedì 20 gennaio 2014

Corso di cucina vegan a Pordenone


CORSO DI CUCINA VEGANO-VEGETARIANA 
con gli Orange Cheffes

MERCOLEDI’ 5 FEBBRAIO
MENU’ DI MEZZO INVERNO: nel bel mezzo dell'inverno il menù più completo dell'anno, per tutte le età, con sole pietanze di stagione a base di radicchi e crocifere che ci prepareranno alla splendida primavera in arrivo, con salute, gioia ed armonia.

MERCOLEDI’ 5 MARZO
I CEREALI: un menù completo ed equilibrato per conoscere tutto sui cereali. Come si scelgono, come si preparano, come si associano. Per la nutrizione di tutti i giorni ed assaporare il gusto della rinascita e della riscoperta alimentare.

MERCOLEDI’ 2 APRILE
MENU' DI PRIMAVERA: una serie sorprendente, sbalorditiva, strabiliante di delizie gustose e divertenti, per affrontare la stagione più energetica con vigore, calore, fiducia e felicità.

MERCOLEDI’ 30 APRILE
MENU' DEI COLORI: una delizia degli occhi, un arcobaleno di gusti, di profumi, di novità. Un menù colorato, completo, nutriente ed equilibrato, per mangiarne e vederne di tutti i colori!!!  L'appetito comincia guardando. Per i piccoli e per i grandi.

SABATO 24 MAGGIO ORE 10.00
COLAZIONE AL FARFABRUCO: una colazione completa e nutriente al fine di cominciare con la giusta energia la giornata: dai piccoli ai grandi, dal dolce al salato.

MERCOLEDI' 11 GIUGNO
SOLO CRUDO: il piacere di assaporare una cucina nuova, uno stile di vita diverso, dove l'essenza e la nutrizione vengono rispettate al 100%. Per capire, per cambiare, per sentirsi finalmente liberi.


inizio dei corsi alle ore 19.45 presso
Asilo Nido “FARFABRUCO”
in Viale Treviso 4, Pordenone

INFO e COSTI: giacomo.forato@libero.it
3936100828 dopo le 18.30

domenica 19 gennaio 2014

Le videoricette: il vegan gulash


Il Gulash è sicuramente uno dei piatti più conosciuti e rappresentativi della gastronomia ungherese..noi ve ne proponiamo una versione 100% vegetale, gustosissima e senza crudeltà. Il vegan Gulash!

Ingredienti:
300 gr. di seitan al naturale
350 gr. di patate
2 cipolle medie
2 spicchi d'aglio
2 peperoni medi 
pomodoro fresco a cubetti (o pelati)
1 costa di sedano
1 carota
½ bicchiere di vino rosso
cucchiaio di paprica dolce
1 pizzico di cumino
brodo vegetale senza glutammato
olio e.v.o. 
sale e pepe q.b.
brodo vegetale q.b.

Procedimento:
tagliate il seitan in piccoli pezzi; sbucciate e grattugiate l'aglio (o tagliatelo finemente)
sbucciate anche le patate, lavatele, asciugatele e tagliatele a pezzi 
mondate i peperoni e tagliateli a listarelle
sbucciate i pomodori, eliminate i semi e tagliateli a dadini
mondate e tagliate le cipolle grossolanamente 
Mettete in un tegame capiente l'olio di oliva e fatevi appassire le cipolle a fuoco basso per circa 15 minuti senza fargli prendere colore . 
Cospargetele di paprica unite il seitan, fate rosolare un paio di minuti; unite carota e sedano, salate, aggiungete aglio e cumino e bagnate con il mezzo bicchiere di vino rosso, facendo sfumare. Cuocete a fuoco basso per 15 minuti, aggiungendo un po' di brodo vegetale se necessario.
Trascorsi i 15 minuti aggiungete patate, peperoni e pomodoro. Proseguite la cottura con coperchio e sempre a fiamma bassa, fino a che le patate saranno morbide e il tutto sarà omogeneo e cremoso (circa 2 ore, aggiungendo poco a poco il brodo vegetale se necessario).
Lasciate riposare prima di servire. 



sabato 18 gennaio 2014

Giornata per l'Abolizione della Carne a Pordenone



Animalisti FVG aderisce alla manifestazione organizzata a Pordenone in occasione della Settimana Mondiale per l'Abolizione della Carne (SMAC); una manifestazione pacifica in memoria di tutte le vittime innocenti che muoiono quotidianamente nei macelli di tutto il mondo.

La manifestazione avrà luogo DOMENICA 2 FEBBRAIO, dalle 15 alle 19, in Piazzetta Cavour.

link all'Evento su Facebook

Aboliamo gli allevamenti, la caccia e la pesca.
Aboliamo l’uccisione degli animali per la loro carne.
Poiché la produzione di carne implica l'uccisione degli animali che vengono mangiati,
poiché molti di loro soffrono a causa delle condizioni in cui vivono e in cui vengono messi a morte,
poiché il consumo di carne NON è una necessità,
poiché gli esseri senzienti NON devono essere maltrattati o uccisi senza necessità,
l'allevamento, la pesca e la caccia di animali per la loro carne, così come la vendita e il consumo di carne animale, devono essere aboliti.

Chiedere l'abolizione della carne vuol dire mettere in discussione quello che il 99% degli umani considera "l'ordine necessario delle cose"; metterlo in discussione non incoraggiando tante singole scelte individuali, ma rivendicando un cambiamento complessivo del rapporto tra il nostro gruppo sociale di appartenenza- e quindi, in prospettiva, la specie umana come specie predatrice- e gli animali mangiati. 

«Gli animali non dovrebbero essere feriti o uccisi senza necessità»: in tutto il mondo, questo precetto fa parte della morale comune.
In tutto il mondo, il consumo dei prodotti animali come fonte di nutrimento è il motivo principale per il quale gli esseri umani feriscono e uccidono gli animali senza necessità.
Questo precetto non è privo di conseguenze; alcune persone rifiutano di consumare prodotti di origine animale, altri riducono il consumo di carne, altri ancora prodotti provenienti da allevamenti che in qualche modo offrono delle garanzie sul trattamento degli animali. Alcuni paesi hanno approvato delle norme che tutelino gli animali da allevamento.
Questo tuttavia non è ancora sufficiente per far sì che questa tendenza si inverta: il numero degli animali allevati e pescati cresce inesorabilmente, mentre l'allevamento industriale diventa la norma. E' illusorio aspettare che le leggi assicurino il benessere dei miliardi di animali che vengono mangiati ogni anno, garantendo loro di vivere e morire in condizioni accettabili: è improbabile che gli allevatori decidano di anteporre il benessere degli animali al profitto, e non c'è abbastanza spazio né forza lavoro per potersi prendere cura di tutti loro.


Riconoscere il fatto che la produzione di carne animale ha un impatto ambientale disastroso non porterà necessariamente a un miglioramento del destino degli animali; se gli interessi degli animali non vengono presi in considerazione in quanto tali, questa consapevolezza potrebbe al contrario condurre a pratiche di allevamento ancora più intensive.

La contraddizione tra i doveri che gli uomini riconoscono di avere nei confronti degli animali e la maniera in cui in realtà li trattano, non implica che le loro dichiarate buone intenzioni siano solo ipocrite.
Ciò che questa contraddizione ci insegna è che i cambiamenti spontanei nel comportamento del consumatore non sono sufficienti per mettere fine alla strage.
Ci sono diversi motivi.
Si tratta di una situazione familiare: i problemi della sicurezza stradale, dell'inquinamento, della povertà umana o dell'abuso di minori non possono essere risolti contando esclusivamente sulla capacità delle singole persone di modificare le proprie abitudini per rimediare alla situazione, anche se in genere queste sono consapevoli di essere in torto.

Per porre fine al terribile destino riservato agli animali che vengono mangiati, la questione dovrebbe essere posta anche a livello politico. Bisogna dare inizio ad un processo che si concluda con l'approvazione di leggi che proibiscano la cattura (la caccia e la pesca) e la produzione (l'allevamento) di animali per il consumo umano.
Le istituzioni pubbliche giocano anche un ruolo fondamentale nella riqualificazione dei lavoratori il cui reddito dipende dalle suddette attività. Questo processo inizia con la volontà pubblica di richiedere l'abolizione della carne.

fonte: http://www.meat-abolition.org/


Abolire gli allevamenti è possibile? video-interviste a Milano
a cura di Oltre la Specie

venerdì 17 gennaio 2014

Sperimentazione animale in Senato; quando "conoscenza" non fa rima con "trasparenza"


È da qualche tempo che il dibattito sulla necessità di mantenere o abolire la sperimentazione animale (più nota come “vivisezione”, e da ora in poi S.A.) ha lasciato l’ambito relativamente ristretto degli addetti ai lavori per scendere nelle strade: l’argomento sbanca sui social, rimbalza sui media e finalmente approda ai piani alti — lunedì 13 gennaio, alla Camera si è tenuto un incontro su «La ricerca scientifica senza animali per il nostro diritto alla salute», organizzato dalla Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente; e martedì 14 gennaio il Senato è stato teatro di «Sperimentazione animale, diritto alla conoscenza e alla salute» (secondo appuntamento del ciclo di incontri su "Scienza, innovazione e salute", iniziativa della Commissione Igiene e Sanità del Senato che ha preso il via il 10 dicembre scorso).
Per quanto sgradevole possa essere la constatazione, è fuor di dubbio che le posizioni pro-S.A. e anti-S.A., essendo non soltanto irriducibili ma portatrici di due visioni del mondo radicalmente antitetiche, sono destinate a seguire i rispettivi binari senza trovare un punto d’incontro; e quand’anche i pro-S.A. arrivassero ad ammettere l’inutilità scientifica della vivisezione e quindi, pragmaticamente, accettassero di sospenderla/abolirla, tuttavia non converrebbero mai sul riconoscimento dell’antropocentrismo come radice del problema, e conseguentemente continuerebbero a rifiutare quello che per gli anti-S.A. è non solo un punto fermo, ma il punto focale del problema — l’assunzione di un’etica rispettosa del vivente che abbracci ogni forma di vita oltre a quella umana.
Così, parlare qui di quel che si è detto negli incontri dei giorni scorsi, appoggiando le tesi dell’uno e condannando quelle dell’altro, lascia il tempo che trova.
Più importante, invece, è analizzare il contesto e soprattutto il messaggio finale — senza perdere di vista il fatto che il messaggio (qualunque messaggio) non è necessariamente verbale: il mezzo è il messaggio, diceva McLuhan.

Torniamo agli incontri, dunque. Anche se a una lettura superficiale può sembrare che si tratti di due eventi simili (così simili da poterli confondere o addirittura sovrapporre), in realtà fin dal titolo le due iniziative rappresentano per così dire il manifesto delle due opposte visioni del mondo sul tema: il primo pone come premessa una ricerca senza animali avente per obiettivo la tutela del diritto alla salute; il secondo suggerisce che la sperimentazione animale sia il tramite o forse addirittura la garanzia per l’esercizio di un duplice diritto — alla conoscenza e alla salute.
C’è una differenza fondamentale, però: che l’incontro alla Camera è stato dichiaratamente “di parte”, nel senso che a promuoverlo è stata la Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, ovvero un ente che si propone per statuto, fra le altre cose, «il superamento della cultura antropocentrica»; al contrario, l’incontro al Senato si presenta, secondo quanto suggerito dal titolo, come un momento di analisi e confronto sul tema della S.A. 

Di fatto, l’iniziativa è stata promossa dalla Commissione Igiene e Sanità: la Commissione è presieduta dalla senatrice Emilia De Biasi, il che è di scarso rilievo poiché la senatrice De Biasi non sembra avere alcun titolo di competenza tecnica per il ruolo che ricopre, dal momento che i suoi studi si fermano a un diploma di maturità classica; ma della Commissione fa parte la senatrice a vita di recente nomina Elena Cattaneo, convinta sostenitrice dell’indispensabilità della S.A. (o, come ha ribadito in un’intervista all’Huffington Post del 13 gennaio — dell’«impiego etico e legittimo della sperimentazione animale per dare conoscenza e speranza»).
Presumibilmente, dunque, un incontro promosso da chi appoggia la S.A. tenderà fisiologicamente all’affermazione delle proprie tesi.
E, proseguendo con i nomi dei partecipanti, troveremo conferme a questa supposizione.

Vediamo infatti che uno dei coordinatori è Armando Massarenti, filosofo ed epistemologo, molto attento ai temi dell’etica e della bioetica, come ci dice Wikipedia: anzi «Nel 2008 ha scritto Staminalia. le cellule etiche e i nemici della ricerca, una ricostruzione del dibattito etico e scientifico sulla ricerca sulle staminali, recensito, tra gli altri, da Elena Cattaneo sulla rivista Nature.» — lo dice ancora Wikipedia, e ci crediamo. Attualmente, Massarenti è «responsabile dell’edizione domenicale del Sole 24 Ore», come recita il programma. Ma il “Sole 24 Ore” non è un quotidiano economico? Certo che sì: però nel 1997 le edizioni del Sole 24 Ore pubblicavano un libro di Leonardo Frezza, Alla ricerca del farmaco. R&S farmaceutica: ricercatori, processi, management e tendenze — dove R&S sta per “ricerca e sviluppo”: lettura caldamente raccomandata per la comprensione dei meccanismi assai poco etici che regolano questo tipo di ricerca (lo so perché all’editing di quel libro ho collaborato io). Se a questo punto qualcuno comincia a pensare che fra S.A. ed economia ci siano, più che collegamenti, rapporti anche abbastanza stretti, è sulla strada giusta.

Quanto ai relatori, c’è poco da dubitare sulla loro posizione in materia — vediamo qualche nome:

- Maria Conforti, che illustra la lunga, insostituibile tradizione della S.A. nella storia della medicina (sul “come” lo fa non spendo una parola: ci sono i filmati in rete).

- Francesco Rossi, che parla di ricerca farmacologica — chi meglio di lui, presidente della Società italiana di Farmacologia?

- Silvio Garattini, sul quale non c’è bisogno di dilungarsi.

- Alberto Auricchio, che sottolinea l’importanza della sperimentazione animale nello sviluppo di terapie per malattie rare — certo che è importantissima, per uno che fa parte dell’Istituto Telethon.

- Giacomo Rizzolatti, per il quale “le neuroscienze non esisterebbero senza sperimentazione animale” — Rizzolatti, tanto per capire, è il signore di cui si parla qui 

- Pierpaolo Di Fiore, convinto che nella ricerca sui tumori la S.A. sia importante — anche se l’uomo non è un ratto di 70 chili, come ammoniva nel 2009 Thomas Hartung 

- Mario Melazzini, che si esprime sul tema della speranza terapeutica dal punto di vista dei pazienti (ma il dott. Melazzini è affetto da sclerosi laterale amiotrofica: a lui vanno tutti i miei auguri).

- Dario Padovan, che si preoccupa della propaganda contro la sperimentazione animale e affronta il problema della disinformazione: il signore sì che se ne intende, si sarebbe detto in un vecchio “Carosello”, dal momento che è il presidente di Pro-test Italia.

- Emanuele Cozzi, che delinea i danni economici e sanitari derivanti dal divieto agli xenotrapianti (contenuto nella legge oggetto del dibattimento): il che ci porta nuovamente a concentrare la nostra attenzione sulla connessione fra S.A. ed economia — una connessione che sembra sfuggire alla maggior parte delle persone, forse perché non si vuole neanche lontanamente pensare che la purissima Scienza possa essere insozzata dal vile denaro…

- Augusto Vitale, primatologo ed esperto del comportamento animale (nonché a suo tempo firmatario dell’appello “Io sto con il Mario Negri”), che parla appunto dell’impiego dei primati non umani nella S.A. — “primati non umani” vuol dire che anche gli umani sono primati, il che forse dovrebbe suscitare qualche perplessità sul legittimo utilizzo di altri primati nella S.A.: ma poiché i primati umani sono quelli che ripetutamente, nel corso della storia, hanno sterminato in gran numero altri primati umani sulla base di ideologie religiose o politiche, magari non dovremmo stupirci più di tanto.

Il Senato italiano è una prestigiosa istituzione; e le prestigiose istituzioni sono tali anche in virtù della loro correttezza. Infatti l’incontro al Senato ha contemplato anche, per par condicio, l’illustrazione delle metodologie di ricerca alternative alla S.A., attraverso le esposizioni della ricercatrice Isabella De Angelis, che ha illustrato «le alternative alla sperimentazione animale» (e che, in un’intervista rilasciata a daily.wired.it il 23 marzo 2012, alla domanda «I più grandi limiti dei metodi alternativi?» rispondeva: «Per gli studi di tossicità cronica, causata cioè da esposizioni prolungate, analisi di tossicocinetica, sul metabolismo delle sostanze tossiche, e effetti cancerogeni servono necessariamente gli organismi viventi (...)  I metodi alternativi non possono sostituire del tutto la sperimentazione animale»; e del filosofo Simone Pollo, che si è occupato di «etica e relazioni fra esseri umani e animali non umani».
Peccato che non fosse presente neppure una voce dichiaratamente contraria alla S.A.: nel programma figurava il nome della biologa Michela Kuan (LAV - Lega Antivivisezione), che ha preferito non intervenire spiegando le ragioni della sua decisione di non partecipare all’evento in una cristallina e condivisibile “lettera aperta”.
 

Quasi totalità dei relatori a favore della S.A.; campo non neutrale; organizzazione dell’evento a cura di un organismo non super partes — ce n’è d’avanzo per poter dire forte e chiaro che al Senato ovvero al governo di questo disastrato Paese la grande assente è la democrazia.
Quella democrazia che dovrebbe imporre ai suoi stessi rappresentanti — i parlamentari —, prima di chiunque altro, il rispetto delle più elementari regole della civile convivenza e del confronto sereno, pilastri di una società in cui gli elettori siano cittadini partecipi e non sudditi di un’oligarchia. Ancora una volta, la parola chiave è “rispetto”: manca per i non-umani, manca per gli umani — almeno per quelli che la pensano diversamente.
E il cerchio si chiude.


© Alessandra Colla 2014

giovedì 16 gennaio 2014

Leonardo Caffo, due conferenze a Trieste


Con il patrocinio del comune e della provincia di Trieste – LAV organizza: 



29 Gennaio 2014 ore 18:
Leonardo Caffo presenta Il maiale non fa la rivoluzione, Sonda, 2013): un dibattito, libreria Minerva di Trieste, via S Nicolò 20.

30 Gennaio 2014 ore 10: 
Presso il convegno “Specismo, razzismo e antropocentrismo a confronto” all’Università degli studi di Trieste. Leonardo Caffo terrà l’intervento “Differenza e Indistinzione: questioni ontologiche”, Aula A – Edificio Principale, Piazzale Europa 1




mercoledì 15 gennaio 2014

Cos’è una fiera degli uccelli – di Ciro Troiano


Cos’è una fiera degli uccelli o mostra ornitologico venatoria? Cos’è la sagra dei osei di Sacile?
Un luogo dove non è possibile osservare altro che animali in gabbia, privati per sempre della libertà.
E noi siamo abituati a mostrare tutto questo ai nostri bambini, a considerare come naturali queste immagini di sovraffollamento, e ci rapportiamo con l’animale in un mondo mediato da gabbie, da sbarre.

Riflettiamo per un momento sulla parola mostrare.
Mostrare, additare, far guardare, deriva dalla stessa radice di monstrum, parola che poi ha dato origine alla parola mostro.

Mostrare, additare, dà luogo a mostri, a mostri concettuali, a qualcosa di inferiore, di negativo semplicemente perché sta in gabbia. La stessa logica che in passato ha legittimato l’esistenza di veri e propri “giardini zoologici” popolati di persone, luoghi in cui venivano mostrati i cosiddetti indigeni, i neri, i “diversi”.
Oggi tutto questo naturalmente sarebbe considerato inaccettabile.
Nel caso delle mostre degli uccelli possiamo trovare la stessa ideologia, poiché non c’è molta differenza dal punto di vista filosofico e concettuale fra esposizioni come quelle legittimate in passato e una visione, ancora tristemente attuale, che fa della supremazia di una specie su un’altra la propria ideologia imperante.
Nel preciso istante in cui noi vediamo come fatto normale l’acquisizione culturale secondo cui l’animale deve essere confinato in una gabbia, in quello stesso istante manifestiamo la nostra supremazia, allo stesso modo di coloro che visitavano le esposizioni di esseri umani.
Un tema che vale la pena affrontare è indubbiamente quello delle tradizioni, poiché è su questo stesso tema che i sostenitori delle fiere ornitologico venatorie fanno leva per avallarne il perpetrarsi.
Ho avuto modo di studiare per mia personale cultura gli autori del mondo della Tradizione. Beh, il principio di fondo è che la tradizione non è un riproporre in modo sistematico comportamenti, condizioni e atteggiamenti, bensì è un vivere il simbolismo di quei valori che hanno fatto nascere la tradizione stessa. Un esempio: in epoca arcaica, durante alcune celebrazioni religiose, venivano compiuti sacrifici cruenti.
Con il tempo si decise di non ricorrere più a vite umane, sostituendole con statue di argilla: così facendo si salvò comunque il rituale, poiché l’importante era, più che il sacrificio in sé, la partecipazione emotiva e spirituale.

La vera tradizione, a Sacile, dovrebbe essere quella capace di rinnovarsi adeguandosi alle nuove sensibilità. Al contrario, nei fatti si sceglie di riproporre in modo vuoto qualcosa che non ha più alcun senso nella nostra società, e lo si fa perché si è sempre fatto così.
Uno degli argomenti in uso da parte degli organizzatori è che gli uccelli impiegati nel contesto della sagra sono nati in cattività. Io onestamente sono troppo smaliziato per credere in modo così ingenuo a questa tesi. Sicuramente gli uccelli nati in cattività non mancano; tuttavia è anche vero come, nel mondo delle fiere e delle manifestazioni ornitologiche, vi sia un sottile legame con l’illegalità venatoria, con traffici nazionali e internazionali, contraffazioni, truffe.
E anche sulla cosiddetta “attenuante” degli uccelli nati in allevamento (come se un animale allevato non avesse diritto ad essere libero) ci sarebbe molto da discutere, se non altro perché un animale che è stato allevato è, a maggior ragione, una vittima: lo è perché non ha mai visto e conosciuto la libertà e perché è stato, per così dire, generato per vivere un’intera esistenza di cattività, e ciò dal punto di vista ideologico rappresenta di per sé un’offesa, se vogliamo maggiore rispetto a un animale che è vissuto libero.
Si sostiene anche che gli uccelli frutto di cattura non possono essere venduti alle fiere: sarà proprio vero?
La legge prevede che essi siano identificabili tramite un anello inamovibile e siano tutti, esemplare per esemplare, registrati.
Ma il dato di fatto è che vi sono decine e decine di inchieste sulla falsificazione degli anelli, una pratica illegale sempre più diffusa che porta chi vi ricorre addirittura a spezzare la parte terminale della zampa dell’animale per inserire l’anello falsificato.

Anche nel caso di uccelli con anellino regolare (il cui numero deve corrispondere a un numero di registro) le truffe non mancano: alla morte di un esemplare regolarmente registrato alcuni non fanno altro che sottrarre l’anello e inserirlo a un nuovo esemplare catturato illegalmente. Il gioco è fatto. In generale nel mondo delle fiere ornitologiche queste cose accadono. In Sicilia, ad esempio, è stato dimostrato un traffico internazionale di uccelli rapaci con falsi anelli (stiamo parlando di specie inquadrate dalla normativa Cites).
A Palermo e a Napoli esistono mercati illegali di fauna selvatica dove centinaia di cardellini alimentano un vasto giro d’affari non autorizzato. Che fine fanno questi animali?
Esiste una rotta interna che porta al nord? La risposta è si.
Più di una volta, nell’ambito di numerose operazioni di polizia giudiziaria, sono stati intercettati carichi di animali pronti ad essere spediti nel nord Italia.

Esiste un traffico internazionale che vede il nord Italia, Friuli compreso, come punto di riferimento? Anche in questo caso la risposta è si.
Esiti investigativi hanno visto protagonisti allevatori che importavano nel nord Italia esemplari vivi di animali, oltre a centinaia di anelli contraffatti.

Un altro legame che spesso non si prende in considerazione è quello tra queste manifestazioni e il mercato della tassidermia illegale.
Che fine fanno gli uccelli quando muoiono? Molti di essi trovano come destinazione finale proprio la tassidermia illegale, che alimenta un ricchissimo mercato a livello internazionale.

Una domanda che sarebbe interessante farsi, in generale e nel caso specifico di Sacile, concerne il trasporto delle migliaia di esemplari esposti durante la manifestazione. Se in occasione di un sequestro giudiziario si ha necessità di trasportare degli animali la normativa vigente prevede che si debba essere dotati di un mezzo autorizzato al trasporto di animali (il cui conducente sia a sua volta autorizzato a tale trasporto).
Viene legittimamente da chiedersi se in occasione della Sagra dei osei di Sacile siano fatte osservare queste stesse regole.
E’ anche importante non perdere mai di vista la forte relazione con il mondo venatorio.
Cos’è infatti la gara canora, evento principe di qualsiasi fiera ornitologica, se non un mettere in evidenza gli uccelli da richiamo dei capannisti
L’uccello da richiamo è un animale che (se anche non avesse subito tutti i maltrattamenti di cui abbiamo parlato fin’ora) è stato, nella migliore delle ipotesi, privato della sua libertà fin dalla nascita.
Tenuto in scantinati bui, spogliato delle più elementari esigenze specie-specifiche, ignaro persino di appartenere alla propria specie, egli altro non è che uno strumento, una “cosa”.
Molti allevatori sostengono di amare i propri animali e alcuni arrivano finanche a piangerne la morte.
Essi piangono come chi piange la perdita di un cellulare o un graffio alla macchina: non un pianto che nasce dall’empatia e dal riconoscere la sofferenza dell’altro, ma un pianto che nasce dal disagio di aver perso una un oggetto di proprietà.
Il male strisciante di eventi come le Fiere ornitologico venatorie è rappresentato dalla supremazia, ovvero dal considerare gli animali alla stregua cose, in una visione che non risponde a quella nuova e sempre più diffusa sensibilità che va al di là dei confini di specie.

Voglio ricordare un precetto kantiano a cui sono molto legato: “fa che ogni tua azione possa diventare legge universale”. Questa citazione non può limitarsi solamente alla specie umana: non siamo né gli unici abitanti di questo mondo né tanto meno i più intelligenti, per cui dobbiamo- ora più che mai- comprendere che esistono altre esigenze, altri interessi e altre vite emotive che vanno riconosciute.

Sulla facciata di una delle Vele di Scampia c’è un bellissimo murale che raffigura un cardellino, specie che è stata utilizzata, sfruttata e annientata e che rappresenta un simbolo di libertà e riscatto.
Il mio augurio è che si superino manifestazioni come le fiere ornitologico venatorie, portatrici di una cultura della violenza, della sopraffazione e, perché no, dell’odio.

Non vi può essere amore senza dignità, e un animale in gabbia è un animale privato soprattutto della sua dignità.


Ciro Troiano



Ciro Troiano, napoletano, perfezionato in “Antropologia criminale e metodologie investigative” e in Criminologia, ha fondato nel 1999 l’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV. Il suo nome è legato a numerose operazioni di polizia in difesa degli animali e della fauna. È stato più volte vittima di minacce e aggressioni. È stato direttore di corsi di formazione regionali per guardie zoofile e ha insegnato, presso le scuole della Polizia, dei Carabinieri e della Forestale, “tecniche di contrasto alla zoomafia” e “criminologia dei diritti animali”. Nel 1997 ha ricevuto il premio nazionale “Miglior azione di conservazione” per la sua attività svolta in condizioni ambientali di notevole difficoltà. Nel gennaio 2001 la rivista “La Nuova Ecologia” lo colloca tra “i cento Eroi mondiali dell’Ambiente”. Nel 2009 è stato insignito del “Premio San Francesco Città di Genova”. Nel 2011 gli è stato assegnato il “Premio Agorà” che viene conferito a “Uomini Normali” che si sono imposti per la loro “extra ordinarietà”, ad “eroi dei nostri tempi che, alla legalità, alla ricerca, alla cultura in genere, dedicano la loro quotidianità”. Cura annualmente la stesura del Rapporto Zoomafia della LAV. È autore di numerosi saggi e articoli. Tra i suoi testi: “Zoomafia, mafia, camorra & gli altri animali” (ed. Cosmopolis, Torino, 2000); “Criminologia dei diritti animali (Torino, 2001); “Bracconaggio & Criminalità” (Roma, 2001); “Combattimenti tra animali – manuale tecnico-giuridico per un’azione di contrasto” (Roma, 2006); “Il maltrattamento organizzato di animali – Manuale contro i crimini zoomafiosi”(Roma, 2007); “Criminalità e animali: analisi criminologica del fenomeno e profili di politica criminale” (Roma, 2007). Cura la parte relativa alla tutela giuridica degli animali di “Il Codice dell’Ambiente”, CELT. Ha scritto, inoltre, le voci “Ecomafia” e “Zoomafia” per il “Nuovo Dizionario di Mafia e Antimafia”, a cura di M. Mareso e L. Pepino, EGA, (Torino, 2008); la voce “Zoomafia” per il volume “Altri versi – Sinfonia per gli animali a 26 voci” (Oltre la specie, 2011); il capitolo “Zoomafia, sanzioni penali e funzioni di vigilanza” per il volume “La questione animale”, a cura di S. Castignone e L. Lombardi Vallauri, del “Trattato di Biodiritto”, diretto da S. Rodotà e P. Zatti (Milano, 2012); la voce “Zoomafia” per il “Dizionario Enciclopedico di mafie e antimafia” (Torino, 2013).

martedì 14 gennaio 2014

Vivisezione: a quando un casus belli?


L'incidente del Golfo del Tonchino fu uno scontro aeronavale tra il cacciatorpediniere statunitense Maddox ed alcune torpediniere nordvietnamite, avvenuto nel Golfo del Tonchino il 2 agosto 1964.
Esso costituì il casus belli che il presidente americano Lyndon B.Johnson adoperò per chiedere la Risoluzione del Golfo del Tonchino (7 agosto 1964) al Congresso americano, ottenendo l'autorità di attaccare il Vietnam del Nord senza formale dichiarazione di guerra.

Uno studio storico del National Security Agency, compiuto nel 2005, ha concluso che il 2 agosto 1964 non c'erano navi nordvietnamite intorno alla Maddox.
Nonostante il capitano della Maddox, John D. Herrick, avesse al tempo messo in dubbio la realtà dell'attacco, il comandante della Flotta del Pacifico, ammiraglio Ulysses S.Grant Sharp, aveva comunque proceduto come se gli attacchi fossero autentici.

Ma possiamo anche andare ancora più a ritroso nel tempo con l'incidente di Gleiwitz, il finto attacco inscenato contro una stazione radio tedesca il 31 agosto 1939; anche qui un casus belli, il pretesto del quale Adolf Hitler si servì per giustificare l'invasione della Polonia da parte della Wehrmacht, dando inizio alla seconda guerra mondiale.

Come non ricordare, tornando ai nostri giorni, i fatti della scuola Diaz: nel tentativo di motivare le violenze avvenute durante la perquisizione (e di giustificare la perquisizione stessa) alcuni dei responsabili delle forze dell'ordine decisero di portare all’interno della scuola Diaz delle bottiglie molotov. Esse, trovate in realtà durante gli scontri della giornata e consegnate al generale Valerio Donnini nel pomeriggio, oltre ad alcuni attrezzi da lavoro rinvenuti in un cantiere vicino, furono addotte come prove a dimostrare la presenza, nell'istituto, di appartenenti all'ala violenta dei manifestanti. Il poliziotto Massimo Nucera, a dimostrazione di una possibile reazione da parte degli occupanti, mostrò una coltellata sul giubbotto antiproiettile, a sua detta inferta da un occupante della scuola. L'agente è stato successivamente accusato di falso e di calunnia: i pm ritenevano infatti che il taglio sul giubbotto del poliziotto fosse stato fatto ad arte in un secondo momento.

La storia- anche quella recente- ci insegna con quanta facilità vi possa essere da parte di qualcuno la volontà di creare un casus belli per innescare un conflitto o per giustificare azioni di rappresaglia che mettano a tacere eventuali posizioni "scomode", andando a sbloccare con la forza una posizione di difficoltà o una situazione di stallo e creando nel contempo un consenso in seno all'opinione pubblica.

E' accaduto e continuerà ad accadere, perché vi sono guerre già in atto (seppure apparentemente invisibili) che attendono solamente di palesarsi ai nostri occhi e di ottenere il nostro benestare.
Guerre cruente che mietono, ogni giorno, milioni di vittime non umane, guerre fatte di giochi di potere inimmaginabili e trasversali, di vittorie costruite a tavolino, anche fra le pareti di uno stabulario.
Per questo non ci stupiremmo se, ad esempio, in qualche laboratorio di vivisezione dovessero essere messi in scena atti di vandalismo da fare poi ricadere sul movimento antivivisezionista, né se qualche "ricercatore" arrivasse a simulare minacce alla propria persona; il nostro casus belli sarebbe così servito, e questo non potrebbe che giocare a favore di chi desidera che un certo dissenso sia messo a tacere una volta e per sempre.

Non è un'ipotesi così remota, se non altro perché in gioco c'è il futuro delle delle lobby del farmaco, ci sono intere carriere di "emeriti" professori e ricercatori costruite sulla pelle viva di animali non umani, nonché somme di denaro ingenti, al cospetto delle quali tutto -per alcuni- è permesso. 
Gli interessi in gioco sono globali, inestimabili, e i referenti di questi interessi non resteranno silenti ancora a lungo, stando a guardare il proprio fortino sgretolarsi. 
A noi pare che le prime avvisaglie di un clima poco chiaro ci siano già tutte.

mercoledì 8 gennaio 2014

Legge Regionale e accesso dei cani a parchi e aree verdi: un nulla di fatto?


manifestazione al Parco di San Valentino (PN)
contro il divieto di ingresso ai cani, 18 febbraio 1998


A distanza di 15 anni dalla campagna promossa a Pordenone dal Comitato Quattrozampe al Parco (che si è a lungo impegnato, fin dai tempi dell'Amministrazione Pasini, nel chiedere che la città si adeguasse agli standard di altri comuni italiani e di numerosi paesi europei, aprendo parchi e giardini pubblici ai cittadini con cane al seguito) il 2012 sembrava davvero avere segnato una svolta: la nuova Legge Regionale sulla tutela degli animali di affezione (approvata dal Consiglio regionale nella seduta antimeridiana del 25 settembre 2012)
, avrebbe infatti dovuto permettere ai detentori di cani l'accesso a tutti gli esercizi commerciali della regione, nonché ai locali e agli uffici aperti al pubblico, autorizzando inoltre l'accesso ai cani nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, ivi compresi parchi e giardini. 

questo l'articolo della nuova legge Regionale:

Art. 21

(Accesso dei cani ai giardini, parchi e aree pubbliche)

1. Ai cani accompagnati dal detentore è consentito l'accesso nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, ivi compresi i parchi e i giardini; in tali luoghi, è obbligatorio l'uso del guinzaglio e, nei casi previsti dalla normativa vigente, anche della museruola.
2. È vietato l'accesso ai cani in aree destinate e attrezzate per particolari scopi,come le aree giochi per bambini, quando le stesse sono delimitate e segnalate con appositi
cartelli di divieto.
3. Chiunque conduca il cane in ambito urbano è tenuto a raccoglierne le feci e ad avere con sé strumenti idonei alla raccolta delle stesse.
4. Il responsabile dei giardini, parchi e aree pubbliche può adottare misure limitative all'accesso, previa comunicazione al Sindaco.

Durante l'amministrazione Pasini ci siamo a lungo scontrati con le resistenze di un primo cittadino che aveva reso Pordenone una "città verde interdetta ai cani".
Tutti i parchi comunali, nessuno escluso, erano vietati ai nostri amici a quattro zampe. Furono fatti appelli anche a livello nazionale e raccolte più di duemila firme per chiedere l'apertura dei parchi pubblici ai cani, in particolar modo il Parco di San Valentino (un'area verde di 68 mila  metri quadri nel cuore della città, da poco inaugurata); il Sindaco Pasini respinse perfino la proposta di un'area circoscritta nell'ambito di questo parco, l'unica concessione fu il Parco di San Carlo, area limitata e inadeguata (in seguito nuovamente vietata ai cani).
Con l'Amministrazione successiva (Bolzonello) è giusto riconoscere che fu fatto un notevole passo avanti, grazie all'apertura di alcuni parchi pubblici e all'individuazione di diverse aree di sgambatura. 
Dalla presente Amministrazione ci si aspettava quanto meno il mantenimento dello status quo, cosa allo stato attuale sta avvenendo, anche se è lecito aspettarsi qualche sorpresa in un futuro non troppo lontano.
Tornando alla nostra Legge Regionale, non dimenticheremo l'entusiasmo con cui i media e moltissimi cittadini-noi compresi-la hanno al tempo accolta, nella convinzione che non solo Pordenone, bensì l'intera Regione, potesse finalmente segnare un vero e definitivo passo avanti, con lo stop ad arbitrari e ingiusti divieti che per troppi anni avevano tracciato una anacronistica linea di confine fra specie.
Frasi come "qui non posso entrare" o "vietato l'ingresso ai cani" - si è pensato allora- saranno da oggi giustamente archiviate. 

Trascorsi i tempi tecnici necessari alla pubblicazione della legge sul B.U.R. (Bollettino Ufficiale della Regione) si è passati all'attesa dell'emanazione delle norme attuative. Infatti l'art. 36 della legge prevede che entro tre mesi dalla sua entrata in vigore sia emanato il regolamento di esecuzione della medesima, previo parere della commissione consiliare competente. Decreti attuativi che ad oggi (8 gennaio 2014) non ci risultano ancora essere stati emanati. Questo tuttavia, vorremmo sottolinearlo, non dovrebbe affatto costituire impedimento alla rimozione dei divieti in oggetto da parte di Amministrazioni comunali realmente interessate all'applicazione della Legge Regionale. 

E non è solo la Legge Regionale sopra citata ad indicare questa strada ai Sindaci della nostra Regione; lo fa anche una recente sentenza del TAR di Potenza, che con sentenza n. 611 del 3-17 ottobre 2013 ha accolto il ricorso proposto da un’associazione ambientalista nei confronti del Comune di Oppido Lucano per l’annullamento di un punto di un’ordinanza del Sindaco, già cautelarmente sospesa, che vietava, tra l’altro, l’ingresso dei cani nei giardini comunali.

"Le ragioni dell’annullamento sono da ravvisarsi nella natura eccessivamente limitativa della libertà di circolazione delle persone. 
Il TAR ha rilevato, inoltre, come l’ordinanza sindacale, nel punto impugnato, abbia violato i principi di adeguatezza e proporzionalità dal momento che l’Ente locale aveva previsto, in altro punto, un obbligo per gli accompagnatori o custodi di cani di rimuovere eventuali deiezioni con palette e inserirle in sacchetti di plastica da smaltire nei rifiuti indifferenziati. Detto obbligo, a parere del giudice amministrativo, costituisce adeguata tutela del decoro e dell’igiene pubblica.

La decisione in esame si conforma, richiamandola, a precedente, recente sentenza n. 732 del 2013 del TAR della Puglia di Lecce. Unica differenza tra i casi posti all’attenzione del Giudice amministrativo è che il Comune di Oppido Lucano aveva già previsto il detto obbligo di raccolta e smaltimento mentre la municipalità pugliese intendeva risolvere il problema solo con il divieto di accesso ai cani e altri animali, anche se custoditi, nelle aree verdi attrezzate e destinate a giardini pubblici o a giochi per bambini.

La recente decisione pare essere corretta. Risulta singolare (ma neanche troppo) che, al di là della doverosa osservanza di norme comportamentali civili (e ancor prima dettate da educazione) da parte di detentori di cani, la possibilità di fruizione di spazi verdi da parte degli animali derivi, per così dire, in via mediata e riflessa, dalla libertà dei loro padroni di frequentare i giardini pubblici. Se ciò denota una sorta di embrionale riconoscimento, da parte del Diritto vivente, del rapporto uomo-animale ( facendone una sorta di estensione della personalità del detentore dell’animale) allo stesso tempo pare lontano dall’attribuire all’animale, sia pure custodito, un diritto a godere, anche per breve tempo, di un ambiente a lui etologicamente consono. " (fonte: LeggiOggi.it)

Scarica QUI la sentenza del TAR per la Basilicata di Potenza

Se poi consideriamo che anche nel Manuale di corretta prassi operativa per ristorazione, gastronomia e pasticceria redatto dalla Fipe, in collaborazione con il Ministero della Salute, possiamo leggere che: "non ci sono motivi igienico sanitari per impedire ai cani di entrare nei pubblici esercizi", ci risulta davvero impensabile credere che ne possano esistere per impedire ai cani di entrare nei parchi pubblici.  

In merito alla tutela della fauna selvatica e alla sicurezza dei bambini ed, in generale, di quanti fruiscono del verde pubblico, vogliamo ricordare che l’accesso ai parchi pubblici è sempre vincolato all’uso del guinzaglio, e che basilari regole di buon senso e civile convivenza hanno sempre, in tanti giardini pubblici non solo in Regione, permesso l'individuazione di ampie aree gioco per i bambini ove l’accesso ai cani fosse comunque interdetto.

Vi sono indubbiamente, a livello locale, aree di notevole pregio naturalistico come i Magredi, la Comina, il Meduna, la pedemontana  e molte altre, in cui si deve prestare la massima attenzione nella tutela della fauna selvatica (cosa che, ce lo insegnano numerosi fatti di cronaca, purtroppo spesso non avviene e non certo a causa della presenza di animali domestici); quanto ai parchi pubblici, come-nel caso di Pordenone- il Galvani, o il parco di San Valentino, è certamente possibile assicurare la salvaguardia delle specie animali autoctone, considerato che i cani vi sarebbero condotti al guinzaglio.

Un altro aspetto che va affrontato è quello delle deiezioni; al riguardo vogliamo ricordare, a quanti ancora considerino una “cacca” alla stregua di un rifiuto nucleare (volgendo magari lo sguardo quando si imbattono in altri tipi di rifiuti, frutto dell'ineducazione e dell'inciviltà di loro concittadini), che l’obbligo di raccogliere le deiezioni esiste così come esistono le autorità preposte a farlo rispettare elevando le multe del caso; è in ogni caso ingeneroso strumentalizzare la questione delle deiezioni per stereotipare e generalizzare il comportamento di quanti vivono con un cane. 

È poi abbastanza ironico notare con quale facilità si accetti la presenza di ogni genere di rifiuto gettato per strada o abbandonato nel verde pubblico senza che ciò sollevi la stessa indignazione dimostrata nei riguardi del materiale più biodegradabile che esista in natura.

Sembra che nemmeno il pericoloso "torio 232" recentemente registrato nell'area del poligono militare del Cellina Meduna possa creare quell'allarme per la salute pubblica, o per la tutela della fauna, che un cane crea nell'immaginario di qualcuno. Il fatto è stato denunciato dall'On. Andrea Zanoni proprio di recente: QUI l'articolo. 

Desideriamo inoltre ricordare il protocollo d’intesa tra ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente (composta da Ente Nazionale Protezione Animale, ENPA- Lega Antivivisezione, LAV- Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, Le.I.D.A.A. - Lega nazionale per la difesa del Cane, L.N.D.C.- Organizzazione Internazionale Protezione Animali, O.I.P.A.) volto a promuovere una sana e migliore convivenza uomo/animale, e a garantire una migliore tutela animale sul territorio, che ha lo scopo di favorire l’accesso libero degli animali d’affezione in tutti i luoghi pubblici, aperti al pubblico, nei pubblici esercizi e sui servizi di trasporto pubblico, oltre che ad proporre un'ordinanza tipo per individuare le cosiddette aree di sgambatura (di cui Pordenone si è già dotata da tempo con lungimiranza).

Nessuno si sognerebbe mai di vietare la circolazione delle automobili solo perché qualche automobilista parcheggia in doppia fila o supera il limite di velocità, o delle biciclette perché qualche ciclista sfreccia sotto i portici; la strada giusta è sempre quella di perseguire i singoli comportamenti  in contrasto con le norme, non usando la violazione come grimaldello per impedire a tutti di fruire di un bene comune, quale che sia una strada o un parco pubblico.

Le aree di sgambatura, dove i cani possono essere liberi di correre, giocare ed interagire naturalmente tra loro, sono già state individuate ed in uso, da molti anni utilizzate con grande gioia dagli amici a quattro e due zampe, e personalmente in molti anni di fruizione quotidiana mai abbiamo assistito a problemi di sorta, né con le altre specie animali, né con fruitori del parco senza animali a seguito.

Pordenone è una città che si fregia con orgoglio del logo "Città amica degli animali" e crediamo che un provvedimento che possa finalmente rimuovere gli odiosi cartelli "vietato l'ingresso" sarebbe senz'altro un valido segnale di un'amicizia degna di questo nome.

Vogliamo infine ricordare all'attuale Amministrazione le petizioni popolari promosse dal Comitato spontaneo “Quattro Zampe al Parco” (che sicuramente saranno agli atti del Comune) con cui i cittadini, in più di un’occasione, chiedevano di poter accedere con i loro amici a quattro zampe ai parchi pubblici perché, come riportava lo slogan di allora, “Il verde è di tutti”.

E che il verde è davvero di tutti lo dicono il TAR, la nostra Regione, l'accordo Anci- Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente, la civiltà e il buon senso: per questo ancora una volta lo diciamo, e lo chiediamo, anche noi.

scarica QUI la Legge Regionale sulla tutela degli animali di affezione

domenica 5 gennaio 2014

Circhi con animali: buone notizie da Alessandria


Riceviamo e pubblichiamo con piacere il comunicato di EticoEtica Alessandria in merito all'attendamento di circhi con animali.
Si tratta del bilancio di un anno (il 2013) che sarà ricordato per l'assenza di circhi con animali ad Alessandria, nonostante una sentenza del T.A.R. favorevole ai circensi. 

Il nostro personale augurio per l'anno appena iniziato è quello di poter assistere a una svolta positiva anche a Pordenone; ricordiamo infatti che nei mesi scorsi il T.A.R. del Friuli Venezia Giulia ha accolto il ricorso di un circo, annullando il divieto di attendamento fino ad allora in vigore (art. 18 del Regolamento Comunale Tutela Animali) ed aprendo, di conseguenza, ai circhi con animali. 
Prendiamo queste buone notizie di Alessandria come un piccolo segnale di speranza in un anno, il 2014, che al momento presenta tutti gli elementi per essere un anno tutt'altro che buono per gli animali...a Pordenone e non solo.    


Ciao a tutti,
un aggiornamento in merito ai circhi equestri in Alessandria.
Come molti di voi sapranno il regolamento comunale stabilisce un solo circo all'anno, quest'anno il circo accreditato per la nostra città è Bellucci uno fra i circhi con il più alto numero di animali al seguito, lo stesso che è ricorso al TAR per far decadere l'ordinanza emessa dal sindaco nel 2011 in cui si vietava l'attendamento dei circhi con animali esotici, purtroppo ricorso accettato dal TAR.
Tutto questo non ci ha scoraggiati e ricorrendo alle leggi nazionali ed alcuni articoli del nuovo regolamento sul benessere degli animali emesso dal Comune di Alessandria abbiamo continuato a sollecitare le istituzione affinché tutto venga rispettato nei minimi dettagli (ringraziamo il Comune di Alessandria per la collaborazione).
Nel frattempo ad Alessandria è arrivato il bellissimo spettacolo circense (senza animali) di Magnifico Acquatico e si è lavorato molto per esaltarne le qualità e favorire il confronto con il circo con animali. Il messaggio che volevamo fare arrivare al mondo circense, “una città che non ama il circo con animali” è arrivato, così è successo che il circo accreditato che doveva arrivare ad Alessandria per Novembre ha chiesto di slittare a Dicembre per poi chiedere di venire all'inizio di Gennaio 2014 (il 10 sarebbe il termine massimo). Con piacere comunichiamo che il circo Bellucci ha definitivamente rinunciato alla piazza di Alessandria per il 2013 e allo stesso tempo ne ha perso il diritto anche per i prossimi due anni.
Il 2013 sarà ricordato ad Alessandria come l'anno in cui è arrivato per la prima volta lo spettacolo circense senza animali e l'anno in cui nessun circo equestre è riuscito ad attendare.
Siamo certi che la via intrapresa di prevenire gli arrivi dei circhi equestri sia la via migliore per raggiungere risultati, ringraziamo le persone che hanno collaborato e ci auguriamo in futuro di poter contare anche sulla collaborazione di associazioni o singoli “animalisti”.


EticoEtica Alessandria