giovedì 24 ottobre 2013

Modelli alimentari - note a margine di una conferenza sull'alimentazione a base di insetti

immagine: © Kirill Kedrinski - Fotolia.com


MODELLI ALIMENTARI
NOTE A MARGINE DI UNA CONFERENZA SULL’ALIMENTAZIONE
A BASE D’INSETTI

Nel 1997 abbiamo scoperto che l’industria della carne, per abbassare i costi, mescolava ai mangimi polveri di metalli pesanti ricavati dai depuratori e almeno il 30% di deiezioni (merda).
Alcuni docenti universitari dimostrarono che nelle deiezioni vi è almeno il 25% di sostanze non assimilate che possono essere riutilizzate, scientificamente, nella nutrizione degli animali da macello.

Successivamente abbiamo scoperto che bovini e ovini erano nutriti con le carcasse (scientificamente tritate e liofilizzate) inutilizzabili degli animali macellati e con quelle dei cani randagi soppressi nei grossi centri urbani. In sostanza, animali erbivori da milioni di anni, ora erano costretti a ingoiare proteine animali, con il risultato esaltante di una più rapida crescita. L’Homo sapiens sapiens scoprì un fantastico doppio guadagno; da un lato trovò il modo di sbarazzarsi di migliaia di tonnellate di carcasse animali, dall’altro, stringendo alleanza con
l’Homo oeconomicus, trovò il modo di alimentare il vitello con le ossa della madre.
Nacque così la “mucca pazza”, definizione poco allarmante coniata dalle sacre scritture dell’informazione, ma si trattava (e si tratta) di encefalopatia bovina spongiforme trasmissibile all’uomo.

Franz Bodenheimer, padre della ricerca in Israele è stato il primo studioso a documentare l’estensione dell’appetito umano per gli insetti (Insects as human Food, Den Haag 1951); è altrimenti noto per aver dimostrato che la manna venuta dal cielo di cui parla la Bibbia era in realtà una secrezione cristallizzata prodotta da una specie di coccide diffuso nella penisola del Sinai. 
Quel che è certo è che gli Indiani d’America, quando vi erano forti carestie, per sopravvivere mangiavano anche le locuste. Come è stato provato quarant’anni fa, gli Indi (maschi) Taruya, che vivono tra Colombia e Brasile) mangiano frutta, carni e verdure, ma alle donne danno da mangiare insetti.
Anche in Cina, negli anni Quaranta e Cinquanta, la popolazione povera si nutriva di insetti (cfr. K. C. Chang, Food Chinese Culture, New Haven 1977, p. 13). Bodenheimer riferisce che negli anni Quaranta in Cina vide le operaie della seta lavorare in condizioni sub-umane e cibarsi delle larve dei bachi da seta, per sopravvivere. Lo stesso ha provato W. S. Bristowe (Insects and Other Invertebrates for Human Consumption in Siam, 1932) che ha fornito una dettagliata descrizione dei lavoratori Laotiani e Vietnamiti (sotto la dominazione francese) costretti dalla fame a cibarsi di scarafaggi, aracnidi e scorpioni.
A proposito di questioni culturali, Bristowe dimostra che è probabile che la gente acquisti il gusto per qualcosa che la salva dal morire di fame.

I sostenitori della bontà dell’alimentazione insettivora affermano che il rifiuto di questo tipo di alimentazione è un problema culturale degli Europei e degli Americani. Può essere.
La questione delle questioni è da una parte lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, la sua reificazione (l’essenza della schiavitù non consiste nel lavoro faticoso, ma nella riduzione dell’uomo a cosa), dall’altra lo sfruttamento più sconsiderato delle risorse della Terra, la devastazione della natura, il delirio della Instrumentelle Vernunft.
In fondo è proprio vero: è un problema culturale.
Nel 1885, il nobiluomo inglese V. H. Holt pubblicò un libro che contribuisce a svelare l’intelligenza dell’Homo oeconomicus: Why Not Eat Insects? (London 1885, ma vi è una edizione londinese del 1969).
Scandalizzato dagli insetti che divorano le verdure dei suoi campi, Holt pensò di aver trovato la soluzione a due problemi: la fame dei braccianti e il raccolto del padrone, convincendo i primi della bontà e del valore nutritivo degli insetti. Il padrone avrebbe continuato a mangiare come sempre, i braccianti si sarebbero saziati di scarafaggi, scorpioni ecc. Scrive Holt: “In tempi quali questi che viviamo, pieni di difficoltà agricole, si dovrebbe fare tutto il possibile per alleviare le sofferenze dei nostri affamati lavoratori. Sicché, perché mai non dovremmo far valere il nostro ascendente nell’indicar loro una negletta fonte di cibo?”.
Le multinazionali e la scienza dei loro laboratori guardano con interesse alla diffusione di un modello alimentare basato sul consumo di insetti, naturalmente “per combattere la fame nel mondo”. Sempre “per combattere la fame” si è puntato sul cibo Frankestein, il cibo transgenico. La realtà di questi ultimi vent’anni ha dimostrato quale sia lo scopo principale del cibo transgenico svelando contemporaneamente un nuovo ramo dell’imperialismo: la biopirateria (cfr. Vandana Shiva, Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni, Cuen, Napoli 2001). È arcinoto che se l’umanità diventasse vegetariana, le superfici già oggi coltivate potrebbero nutrire una popolazione doppia rispetto a quella attuale; una popolazione che dunque rischierebbe di condurre una vita sana, senza mattatoi, senza insetti nel piatto in una civiltà degna di questo nome.
La questione di fondo riguarda il rapporto dell’uomo con il mondo della vita. 
Non tutto ciò che si può fare si deve fare. Se fosse vero il contrario sarebbe “tecnicamente e scientificamente corretto” praticare quanto suggeriva Jonathan Swift in Una modesta proposta, nel 1729.
Si tratta di capire se la conoscenza deve essere un fattore di moltiplicazione del dolore nel mondo o se debba essere apportatrice di un nuovo mattino del mondo. Si tratta di capire se l’uomo debba essere la maledizione della Terra, se le sue mani debbano essere sporche del sangue degli animali uccisi o se quelle mani possano stringere i semi dell’aurora; se la nostra vita debba essere spesa per moltiplicare la “trionfale sventura” (di cui parla T. W. Adorno, “Aber die vollends aufgeklärte Erde strahlt im Zeichen triumphalen Unheils” – Gesammelte Schriften, Bd. 3, p. 19) o per innalzare la civiltà e ingentilire il mondo apportandovi bellezza e giustizia.
Che Orfeo accompagni Giasone.

21 ottobre 2013                                    GINO DITADI

Gino Ditadi, studioso delle ideologie, filosofo del biocentrismo e della Deep ecology.
Autore/curatore, tra gli altri, de: I filosofi e gli animali, tomi I-II, Isonomia Ed. Este 1994 (la più vasta raccolta esistente di scritti e materiali, dall’antichità ei nostri giorni); LEV N. TOLSTÒJ, Contro la caccia e il mangiar carne, Isonomia Ed.; GIACOMO LEOPARDI, Dissertazione sopra l’anima delle bestie e altri scritti selvaggi, Isonomia Ed., Este 1998 – e Idis Ed. 2011; G. DITADI, Le grandi religioni e gli animali, Red Ed., Como 1999; PLUTARCO, L’intelligenza degli animali e la giustizia loro dovuta, Isonomia Ed., 2000; TEOFRASTO, Della Pietà, Isonomia Ed., 2001-2005; ERASMO DA ROTTERDAM, Querela Pacis, Lamento della Pace, Idis Ed, Este 2009; G. DITADI, Rifiuto del sacrificio di sangue ed estensione del diritto agli animali in Teofrasto, in STEFANO RODOTÀ e PAOLO ZATTI, Trattato di Biodiritto, volume V, Diritto e animali, Giuffrè Ed., Firenze 2011.

mercoledì 23 ottobre 2013

Circo con animali a Pordenone: ore decisive

foto: © Nemesi Animale

La questione circhi con animali è, oggi più che mai, al centro di un delicato dibattito anche a livello internazionale.
In questi giorni essa ci tocca da vicino e, ancor più, tocca da vicino il Comune di Pordenone, che si trova a dover prendere una decisione in merito al ricorso da parte di un circo (Millenium) desideroso di attendarsi in città.
Per quanti non ne fossero a conoscenza riassumiamo brevemente l'antefatto: dieci anni fa (2003) il Comune di Pordenone dava vita a un Regolamento di tutela animali molto articolato e all'avanguardia per quei tempi (lo è tutt'ora, sebbene le associazioni animaliste abbiano più volte denunciato la mancata applicazione di alcuni suoi punti in occasione di eventi come Amici Animali in Fiera, il Campionato Ornitologico e-ultimo ma non meno importante- il Country Christmas)
L'articolo 19 del Regolamento pone, di fatto, il divieto di spettacoli con utilizzo di animali. In virtù di questo divieto, dal 2003 nessun circo con animali attenda a Pordenone.
Chi ha redatto il regolamento è però al corrente (come chi scrive, d'altronde) del fatto che un divieto tout court come questo sia impugnabile, ma evidentemente per quasi dieci anni si è deciso di correre ugualmente il rischio, valutando solo in un secondo tempo- e con l'avvicendarsi dell'attuale Amministrazione Comunale- un'eventuale modifica/sostituzione dell'articolo 19 con qualcosa di più complesso (sull'impronta di quanto già in vigore in altri comuni italiani).
La necessità di studiare un modello diverso di regolamento (non più un divieto bensì un corpus di restrizioni conformi alla normativa CITES) dovrebbe nascere infatti proprio dal desiderio di assicurare a Pordenone un futuro di città senza circhi con animali; questo sforzo viene apprezzato e accolto in prima istanza dalle associazioni animaliste presenti sul territorio, che dal 2012 partecipano, a tale scopo, a un tavolo di concertazione con il Comune.
Il 2012 è infatti l'anno in cui il vento sembra cambiare: un circo con animali si fa avanti e contatta il Comune, manifestando l'intenzione di attendare in un futuro non troppo lontano. Già in quella occasione, a quanto pare, il circo lancia un avvertimento: il regolamento è impugnabile.
Trascorrono mesi in cui si va studiando una bozza che possa in tempi brevi (questo il nostro augurio di allora) sostituire il divieto all'Art.19.
Le associazioni ultimano la bozza esattamente un anno fa e la sottopongono al Comune a fine 2012 (dicembre, per la precisione).

Seguono mesi di attesa che ci portano ad oggi: il circo Millenium impugna l'articolo 19 e fa ricorso al TAR. 

Tutto come da programma -o meglio- nulla di inatteso. In tutta questa vicenda c'è però un elemento sorprendente che nessuno forse aveva preso in considerazione: apprendiamo che i titolari del circo Millenium avevano fatto richiesta di attendamento per il periodo marzo-aprile 2014 dopo aver ottenuto (il 10 luglio 2013) autorizzazione all’occupazione dell’area dal presidente di Pordenone Fiere. 

Considerato questo elemento non trascurabile e, a nostro avviso, decisivo per il ricorso presentato dal circo, riteniamo utile riportare la dichiarazione di Pordenone Fiere, apparsa di recente sulla stampa locale.  

Essa risale a Sabato 19 ottobre 2013:

"Come detto verbalmente e per iscritto all’organizzatore del circo - spiega Cardin - con mail del 4 luglio e lettera firmata del 10 dello stesso mese, inviata anche al Comune, avevamo fatto presente, che devono essere rispettate le norme comunali relativamente agli spettacoli con gli animali. La stipula della scrittura privata per regolare l’occupazione dell’area poteva avvenire solo dopo aver esibito tutte le autorizzazioni necessarie allo svolgimento dell’iniziativa, nel rispetto delle normative del municipio.
Per dovere di cronaca - continua Cardin - una nostra collaboratrice aveva avvertito verbalmente l’organizzatore che il regolamento di tutela degli animali del Comune è molto stringente."


"Explain it to me like I'm a two-year-old. " (spiegamelo come se avessi due anni) : è una celebre battuta tratta da una altrettanto celebre pellicola (Philadelphia, 1993).
Con queste esatte parole uno dei protagonisti si rivolge al proprio interlocutore, nel desiderio di un chiarimento.

Animati dallo stesso desiderio giriamo la domanda al presidente Cardin, poiché (sempre citando la pellicola) "c'è un elemento in tutto questo che proprio non entra nella nostra testa dura".
Considerato l'Articolo 19 (Regolamento tutela animali del Comune di Pordenone), che cita (comma 1):
"È vietata, su tutto il territorio comunale, qualsiasi forma di spettacolo o di intrattenimento pubblico o privato, effettuato a scopo di lucro, che contempli, in maniera totale oppure parziale, l’utilizzo di animali, sia appartenenti a specie domestiche che selvatiche"
chiediamo al presidente di Pordenone Fiere di spiegarci-con parole sue e come se avessimo due anni-per mezzo di quale straordinario gioco di prestigio possa, un circo con animali, attendare a Pordenone nel rispetto delle norme comunali relativamente agli spettacoli con gli animali, o ancora, esibire autorizzazioni "nel rispetto delle normative del municipio". 

Questa noncuranza (o svista, a voler essere indulgenti) è per altro un déjà vu: la Fiera di Pordenone ci pare aver voluto dare, in più occasioni, una molto originale e del tutto personale interpretazione del Regolamento:

Campionato Italiano di Ornitologia

Amici Animali in fiera

Country Cristmas

In attesa di delucidazioni sull'effettivo ruolo della Fiera in questa vicenda è nostro desiderio rivolgerci al Comune di Pordenone, che sta in queste ore decidendo sul da farsi:
qualora si dovesse optare per la cosiddetta "resistenza" (la scelta di non cedere ai circensi e andare avanti attendendo il pronunciamento del TAR), si dovrà a nostro avviso tenere ben presente l'eventualità di una parziale sconfitta; è già accaduto a Ferrara ed Alessandria, sulle cui ordinanze il TAR si è pronunciato accogliendo il ricorso dei circhi.
Naturalmente il nostro auspicio è che Pordenone continui ad essere città vietata ai circhi con animali.
Ma a tale scopo potrebbe risultare necessario (se non indispensabile) andare oltre la sentenza del TAR (laddove sfavorevole), appellandosi al Consiglio di Stato, come sta avvenendo a Brindisi.
Se, come sembra, Il Comune di Pordenone desidera ribadire la propria contrarietà ai circhi con sfruttamento di animali (onorando un Regolamento in vigore dal 2003 che ne ha contribuito a fare un comune virtuoso in questo senso), riteniamo sia più che mai il momento di andare fino in fondo e senza ripensamenti, con coraggio.
I circensi da tempo fanno rete nel contrastare i regolamenti che impediscono loro di attendare in numerose città; non si capisce per quale motivo Pordenone non faccia lo stesso, prendendo contatto con Comuni come Brindisi per un prezioso confronto e scambio di esperienze, con l'Associazione Nazionale Comuni Italiani e, ancor più importante, con la Regione Friuli Venezia Giulia, segnalando l'urgenza di un intervento sul tema.
Non si tratta di ipotesi fantascientifiche o utopistiche ma di mero buon senso e lungimiranza; ci auguriamo che l'Amministrazione possa prendere seriamente in considerazione questo appello, per un vero, concreto e urgente piano d'azione.
Il tempo a disposizione sta per scadere, o forse è già scaduto.  





intervista a Mimmo Consales

martedì 22 ottobre 2013

Incontro con Leonardo Caffo a Pordenone



L'IMMAGINE DEGLI ANIMALI 
NELLA LETTERATURA CONTEMPORANEA 
INCONTRO CON LEONARDO CAFFO A PORDENONE

Sabato 9 novembre 2012 - ore 17.00
Sala Conferenze “Teresina Degan”
Biblioteca Civica di Pordenone
Piazza XX Settembre - 33170 Pordenone
ingresso libero

Qual è l'immagine degli animali che attraversa la letteratura contemporanea? E che ruolo ha nella costruzione delle nostre credenze nei loro confronti? Possiamo utilizzare la letteratura a beneficio dell'antispecismo, e dunque dell'attivismo? Attraversando alcuni autori contemporanei (da Ortese a Cimatti, da Grenier a Grosman) è possibile delineare, non più un'immagine degli animali, ma dell'animalità fondamentale per esplorare come racconta Kafka, sdraiati per terra vicino ai non umani, la più grande tragedia del nostro tempo.

LEONARDO CAFFO- Nato a Catania nel 1988, è filosofo e attivista sui temi antispecisti. Lavora attualmente presso l’Università degli Studi di Torino dove è membro del LabOnt: laboratorio di ontologia.
È Associate Fellow dell’Oxford Centre for Animal Ethics e collabora – tra le altre cose – alle pagine culturali del settimanale «Gli Altri: la sinistra quotidiana» e di «Lettera Internazionale», oltre a essere redattore per la «Rivista d’Estetica». Tra le sue pubblicazioni come autore, oltre articoli e recensioni, Soltanto per loro (Roma, 2011, 2012), Azioni e Natura umana, (Rimini, 2011), Flatus Vocis: breve invito all'agire animale (Aprilia, 2012) , La possibilità di cambiare: Azioni umane e libertà morali (Milano, 2012), Adesso l'animalità (Perugia, 2013), 
Il Maiale non fa la rivoluzione-Manifesto per un antispecismo debole (2013). 


Evento organizzato da Animalisti FVG 
in collaborazione con LAV Pordenone e LAC Friuli Venezia Giulia

per informazioni: animalistifvg@gmail.com
Evento Facebook


domenica 20 ottobre 2013

Tagliatelle a sei zampe: come ti sdogano l'entomofagia a Pordenone


Sabato 19 ottobre abbiamo voluto assistere all'incontro dal titolo "Proteine a sei zampe: Insetti in tavola", evento facente parte della XVII edizione di Scienzartambiente – per un mondo di pace; desideriamo condividere con chi legge questa esperienza, a tratti surreale e dall'epilogo inatteso.  

I relatori hanno introdotto il tema dell'entomofagia (dal greco éntomos, "insetto", e phăgein, "mangiare"), spiegando come questa prospettiva sia destinata a divenire la strada da percorrere in futuro, per svariate ragioni.
In sintesi: noi tutti mangiamo insetti da tempo. In svariate culture l'insetto è già protagonista in tavola, poi ci sono gli acari che mangiamo (inconsapevolmente) ogni qual volta gustiamo alcuni formaggi francesi e tedeschi, i circa 2500 afidi presenti in ogni 20 grammi di luppolo, la zuppa inglese che si fa con il Kermes, che (dicono loro, commettendo un'imprecisione) deriva dalla cocciniglia (??), e così via.
Tutti questi preamboli sono funzionali a un obiettivo: mettere a proprio agio la platea per invogliarla ad accantonare l'eventuale refrattarietà nei confronti dell'argomento.

Detto ciò si entra nel vivo della questione: l'entomofagia è cosa buona e giusta.
Gli insetti sono buoni e fanno bene perché ricchi di aminoacidi essenziali, grassi di buona qualità, proteine, ferro (pensate....la larva della farina ha più ferro del manzo!).
Poi gli insetti sono ricchi di vitamine del gruppo b, in special modo la b12 che- viene sottolineato- non è presente nel regno vegetale (che novità!) .
E, per i più scettici, c'è da dire che alcuni insetti sono molto energetici (100 grammi di formiche tessitrici =1272 kilocalorie) mentre altri, come il baco da seta, sono davvero dietetici.
Insomma, una meraviglia.

Poi si passa al beneficio ambientale: sapete, gentili signori della platea, che gli allevamenti intensivi impattano? Il 18% delle emissioni di gas serra proviene proprio dagli allevamenti.
Se, al contrario, alleviamo insetti risolviamo oltretutto il problema della fame nel mondo, perché gli insetti non si cibano di mais e altre coltivazioni ma convertono gli scarti (anche i nostri) in proteine di qualità in un circolo virtuoso a impatto zero.
Diciamolo, è alquanto inusuale e bizzarro sentir parlare di impatto degli allevamenti da parte di chi promuove un regime alimentare non a base vegetale bensì a base di altri animali.

Più avanti, durante lo spazio dedicato alle domande del pubblico, capiremo un po' meglio quanto reale interesse vi sia per le questioni ambientali e sociali legate agli allevamenti intensivi: un vegetariano farà infatti notare con educazione l'inconsistenza dell'iniziativa e sarà liquidato con un laconico "lei continui ad essere vegetariano, così ce n'è di più per noi".

Ma torniamo all'intervento dei relatori.
L'allevamento di insetti a scopo alimentare umano, laddove l'Unione Europea dovesse dare il nullaòsta (cosa che allo stato attuale non è) emette meno gas serra-100 volte meno rispetto agli allevamenti di maiali e manzi.

Ma mangiare insetti è cosa sicura? -chiede il moderatore.
Risposta: gli insetti sono come gli altri esseri viventi, per cui bisogna approfondire l'argomento sicurezza...certo, sono sconsigliabili a chi ad esempio è allergico ai crostacei.
Per il resto, le eventuali patologie potrebbero essere grossomodo modo quelle riscontrabili in altri tipi di allevamenti...il rischio è lo stesso. Ed è qui che, pertanto, entrerà in campo la scienza veterinaria, con i dovuti monitoraggi.
Peccato-dicono-che la legislazione non ha ancora inquadrato questa questione e l'Europa non è ancora pronta a recepire questo cambiamento.
E' vero, in Europa già esistono realtà (aziende, allevamenti) che stanno lavorando a questo obiettivo e che sostengono magari di essere già in possesso di certificazioni e permessi alla vendita di insetti a scopo alimentare umano.
Ma, di fatto, nessuna di queste realtà potrebbe farlo, perché a livello europeo i permessi non ci sono ancora; la Comunità Europea chiude un occhio e tollera (non ufficialmente) queste aziende, che però non sono in regola.
Poi c'è il piccolo allevatore di insetti, che può aggirare le normative comunitarie e/o nazionali vendendo direttamente al consumatore il suo prodotto, a patto che la vendita sia a km zero.

Per concludere (anche perché l'acqua sta bollendo ed è ora di buttare le tagliatelle alla farina di insetto) l'augurio è quello di una normativa comunitaria/nazionale/globale che legittimi l'entomofagia, per un futuro migliore.




E' il momento dei Papu, noto duo comico di Pordenone. Sono pronti per l'assaggio e per lo sketch. E' il momento più atteso, anche da noi.
Entrano. Uno dei due sale sul palco e l'altro attende all'entrata della sala.
Premessa dei Papu: sarete certamente a conoscenza delle critiche a questa iniziativa e in parte anche a noi; desideriamo ringraziare le associazioni perché tengono alta l'attenzione su questi temi.
E' per questo che oggi abbiamo un ospite d'eccezione...abbiamo infatti fatto una ricerca e trovato un'associazione veramente radicale, che applica il rispetto per ogni forma di vita. Invitiamo il presidente di questa associazione a intervenire ....l'associazione si chiama B.U.D.O.I.A. 

I Papu giocano con l'acronimo di questa parola (sigla della fantomatica associazione) sciorinando una serie di termini in inglese che- in soldoni- significano qualcosa come "radicali, integralisti, animalisti" e così via.
Uno di loro, quello che attendeva all'ingresso, sale sul palco interpretando il ruolo di presidente dell'associazione.



E a questo punto parte lo sputtanamento nei riguardi degli animalisti: il "presidente" dice di essere un vero animalista radicale rispettoso della vita animale e vegetale, per cui non si lava, non mangia, neppure vegetali....vive da trent'anni bevendo solamente vino.
Dopo questo preambolo ha inizio l'assaggio delle tagliatelle.
Tocca ai Papu, che le trovano gustose.




Fra gli organizzatori c'è chi precisa che non vi sono i permessi per servire pietanze al pubblico.
E' possibile offrire cibo solamente agli amici...e se siamo tutti amici.......

Al termine di questa premessa il pubblico si mette in fila e mangia allegramente le tagliatelle alla farina di insetto, sotto lo sguardo compiacente degli organizzatori e in spregio al regolamento d'igiene.

A voi le considerazioni e le conclusioni.

Per quanto ci riguarda, potremmo aggiungere molte altre cose.
Ne aggiungiamo solamente una che riguarda la Food and Agriculture Organization (FAO), voce d'eccellenza a difesa dell'entomofagia.

Cosa possiamo dire della FAO? Alcuni dati: con il report Edible, – Future prospects for food and feed security l'organizzazione delle Nazioni Unite lancia un allarme. Nel 2050 saremo 9 miliardi, le risorse alimentari già ora scarseggiano, la siccità e la crisi hanno depauperato i nostri campi. Quindi-afferma la FAO-la soluzione più logica ed efficace consiste nell’alimentazione a base di insetti. Coleotteri, bruchi, api, vespe e cavallette: un totale di quasi 1.900 specie. Le conseguenze? Una ricaduta positiva sull'economia (creazione di nuovi posti di lavoro), sull'ambiente (meno gas serra) nonché un possibile lieto fine per il problema della fame del mondo.

Ma un dato di fatto smentisce questa visione, mettendo in luce una falla: Gao Xiwu, entomologo presso l’Università cinese per l’agricoltura dichiara che la stessa Cina, notoriamente uno dei maggiori consumatori di insetti, non è pronta per il consumo di massa di questi animali.
Le conclusioni: ci troviamo di fronte a un progetto che, a nostro avviso, ha l'unica utilità di sviare il vero nocciolo della questione: le istituzioni deputate a combattere-da sessant'anni a questa parte- la fame nel mondo, non si rassegnano a prendere atto del fallimento dei propri obiettivi statutari. Nel 2006, la stessa FAO ammetteva l'impossibilità di raggiungere l’obiettivo di dimezzare il numero di persone che soffrono la fame entro il 2015. Non solo, ma negli anni il problema è sostanzialmente peggiorato, con un incremento dei malnutriti superiore alla crescita demografica mondiale.

Una commissione di economisti guidata voluta dalla stessa Onu ha accertato che nel 2009 la FAO avrebbe avuto a disposizione 784 milioni di dollari per affrontare il problema della fame nel mondo. Di questa ingente cifra solo 90 milioni sono stati destinati a programmi realmente tesi a risolvere la malnutrizione, mentre 200 milioni sono stati spesi solo per i meeting dei dipendenti dell’organizzazione.
Si aggiunga che le tre principali agenzie Onu (diverse dalla Fao) che si occupano di fame nel mondo costavano (dati di tre anni fa) complessivamente 10 miliardi l’anno; cifre di un certo calibro messe a disposizione dagli Stati membri, un investimento che però, dati alla mano, non sta cambiando di una virgola lo stato delle cose. Ecco perché forse, quando le casse saranno vuote per tutti (tranne che per i funzionari di queste organizzazioni, che ad oggi continuano a percepire stipendi da capogiro), verrà il tempo delle "proteine a sei zampe che salvano il mondo".

Ci chiediamo se i Papu troveranno tutto questo abbastanza divertente; ci permettiamo di proporlo come tema del loro prossimo spettacolo. Sempre che ci sia voglia di riderci sopra.



Vedi anche: Mondi in Muta a Pordenone: insetti in tavola per salvare il pianeta?



mercoledì 16 ottobre 2013

Il circo con gli animali arriva a Pordenone?


La questione circhi con animali diventa in questi giorni un caso anche a Pordenone; è recente infatti la notizia del ricorso presentato al Tribunale Amministrativo Regionale da parte del circo Millennium, che decide di impugnare il divieto di attendamento (in vigore da circa dieci anni, come da articolo 19 del Regolamento Comunale di Tutela Animali) dopo aver visto respinta la richiesta di fare una serie di spettacoli in città la prossima primavera.
I titolari del circo, piccati per questo diniego che vanificherebbe la disponibilità (da parte di Pordenone Fiere) a concedere il terreno per l'attendamento, opta per la linea dura e si fa minaccioso, arrivando a chiedere il risarcimento di "tutti i danni subiti e subendi". Una mossa annunciata e che ci si aspettava, sebbene non sia chiaro per quale motivo essa giunga solamente oggi: dopotutto l'ultimo circo con animali di cui si ha memoria a Pordenone risale ai tempi dell'amministrazione Pasini, quindi a più di due lustri fa. La si può leggere come un sottile atto intimidatorio nei confronti di un'Amministrazione Comunale ancora giovane, insediatasi da poco più di due anni; un segnale dato di recente anche ad altri Comuni italiani da parte di una categoria spavalda e rabbiosa -quella dei circensi- che non si rassegna ad accettare l'inevitabile tramonto degli spettacoli con sfruttamento di animali, tenuti in vita (fortunatamente non ancora per molto) dallo Stato Italiano con il nostro denaro attraverso il Fondo Unico dello Spettacolo.
Non molleranno tanto facilmente, sparando fino all'ultima cartuccia: forti di qualche sentenza a loro favore essi cavalcano l'onda a Pordenone e non solo, nella speranza di aggiudicarsi un altro round.
Apprendiamo dagli organi di stampa che l'Amministrazione Comunale sta proprio in questi giorni valutando se procedere con l'iter che porterebbe alla modifica del regolamento tutela animali in materia di circhi oppure sospendere ogni azione in attesa del pronunciamento del TAR; sono valutazioni delicate che, in entrambi i casi, avranno risvolti al momento impossibili da prevedere con certezza.
L'augurio che ci facciamo, e che giriamo sotto forma di appello al Consiglio Comunale e al Sindaco di Pordenone, è quello di non perdere mai di vista le implicazioni etiche derivanti da questa vicenda, agendo si nell'interesse della comunità ma senza dimenticare quello dei veri referenti del Regolamento: gli animali. Una scelta ragionata ma in primis fatta con il cuore: accade in altri Comuni italiani, uno fra tutti Brindisi.
Invitiamo l'Amministrazione e chi legge a guardare all'esempio di Mimmo Consales, primo cittadino di Brindisi, che sta da mesi e con tenacia portando avanti una battaglia di civiltà contro i circhi con animali.
Le sue parole, nella video intervista qui pubblicata, sono e devono continuare ad essere una speranza anche per Pordenone.    



intervista a Mimmo Consales

Mondi in Muta a Pordenone: insetti in tavola per salvare il pianeta?



Trascorsa appena una settimana dalla fine delle Giornate del Cinema Muto, rassegna che ha quest'anno ospitato la première italiana del discusso film Blancanieves, ecco un nuovo evento che ci lascia senza parole (vista la tematica che si andrà a trattare forse è il caso di dire a bocca aperta).
Si chiama Mondi in Muta e si propone di essere un festival dedicato alla divulgazione e comunicazione scientifica; è promosso dal Comune di Pordenone (Assessorato alla Cultura) e dal Science Centre Immaginario Scientifico.  

Prima ancora che qualcuno possa additarci come degli estremisti cui non va a genio neppure un innocuo festival scientifico, passiamo subito alla questione del contendere riportando un passaggio del programma dell'evento:

"La tecnologia dunque ci cambia la vita e da oggi entra anche in cucina: ci permette di assumere proteine anche da fonti diverse da quelle che tradizionalmente la nostra cultura ci offre.
Proteine a sei zampe: Insetti in tavola è l’incontro dove cucinare insieme un piatto di tagliatelle molto speciali; nel frattempo nascerà, animato da Donato Ramani, un dialogotra scienziati: Francesca Mancini, dottoranda Sissa e fondatrice di Going Bugs e Enzo Moretto, direttore e fondatore di Butterfly Arc e di Esapolis. Forse riusciremo a superare i pregiudizi culturali e psicologici e capiremo perché mangiare insetti sia un’idea difficile da accettare mentre è da tenere in dovuta considerazione per gli aspetti nutrizionali, economici e di sostenibilità ecologica, assaggiatori eccezionali e critici gastronomici I PAPU Andrea Appi e Ramiro Besa"

A dirla tutta la proposta viene da una fonte autorevole: la Food and Agriculture Organization (FAO), che ha lanciato questa bizzarra idea  
In parole povere gli insetti a tavola come chiave del nostro futuro alimentare: una nuova tendenza a quanto pare dettata -così spiega chi promuove l'iniziativa- da importanti e inderogabili esigenze salutistiche ed ambientali. 

Se a qualcuno la sola prospettiva di passare a un'alimentazione a base di insetti potrà apparire inusuale, risibile o forse disgustosa, per quanti come noi hanno a cuore la questione animale nella sua totalità e ricchezza di sfaccettature la sensazione sarà certamente quella di trovarsi di fronte a una grottesca e avvilente distorsione della realtà.
Si vuole far credere che non esistano alternative alle proteine animali e si decide, con simili iniziative, di invogliare l'opinione pubblica a prendere in seria considerazione la possibilità di sostituire animali (quelli di cui essa comunemente si ciba) con altri  animali (gli insetti).
Nuovi protagonisti della nostra tavola dunque, cui a quanto pare si dovrebbe guardare- in un futuro neppure troppo lontano- per garantirci la continuità di un apporto proteico comunemente associato al regno animale.

In verità l'alternativa esiste; le proteine vegetali (come è certamente noto anche agli organizzatori di Mondi in Muta) possono soddisfare, egregiamente e in maniera completa, il fabbisogno dell'organismo umano.
Non è necessario scomodare in alcun modo il mondo animale, quotidianamente sfruttato in proporzioni tragiche ed esponenziali.
E a sostenerlo non sono gli animalisti ma, ad esempio, l'American Dietetic Association:
"le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete totalmente vegetariane o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale, e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza, e per gli atleti."


Lo dimostrano milioni di persone che ormai da molti anni (se non da una vita intera, come nel caso della compianta Margherita Hack), hanno scelto di nutrirsi senza crudeltà e nel rispetto di ogni essere vivente, oltre che del pianeta che tutti (animali umani e non umani) abitiamo.
Ci chiediamo per quale strano e fantasioso motivo si debba a tutti i costi cercare negli insetti un'alternativa proteica pur di non prendere in considerazione un regime alimentare (quello vegan) in grado di soddisfare esigenze sia nutrizionali che del palato (e in maniera davvero sorprendente, anche per i più scettici), salvaguardando la nostra salute e garantendo nel contempo una piena sostenibilità ambientale.

Le alternative alle proteine animali non sono quindi un miraggio o un frutto della fantasia degli animalisti, bensì qualcosa di concreto, accessibile a tutti: un vero e democratico strumento di quella rivoluzione culturale e morale che inizia anche a tavola.
Ma, a quanto pare, nulla di tutto questo sarà oggetto del convegno in programma questo fine settimana a Pordenone.  

Mondi in Muta si proporrebbe, unitamente alla questione "proteine a sei zampe", di toccare anche il tema della sostenibilità ecologica. Usiamo il condizionale e ci serviamo del termine toccare non a caso: abbiamo sufficienti elementi per azzardare che  l'argomento sarà affrontato in maniera strumentale e parziale, con scarsa onestà intellettuale.
E' noto come le cosiddette fonti privilegiate di proteine animali siano individuabili negli allevamenti (piccoli e grandi, biologici, intensivi, estensivi) che rappresentano oggi un problema globale anche per chi mai potrà o vorrà avere a cuore la vita di altri esseri viventi.  

La risposta a questo grave problema globale saranno dunque gli insetti?

Nel lontano 2001 veniva pubblicato in Italia il profetico saggio di Jeremy Rifkin "Ecocidio: ascesa e caduta della cultura della carne" (Beyond Beef: The Rise and Fall of the Cattle Culture)" . Un testo rivoluzionario, scritto nel 1992, in cui si mettevano in luce gli aspetti ecologici legati al consumo della carne e le drammatiche conseguenze, inevitabili per il pianeta che abitiamo. L'appello di Rifkin è rimasto a lungo inascoltato. Si fa tuttavia ogni giorno più incalzante il dibattito su questo tema: un sempre maggior numero di uomini di scienza si va via via convincendo che se non si cambia al più presto strada, optando per un diverso modo di nutrirci, non vi sarà alcuna possibilità di rimedio a una catastrofe annunciata.

Solo pochi anni fa la stessa FAO e l'ONU ci mettevano in guardia contro il rischio globale legato al consumo di carne, invitandoci ad adottare un regime alimentare diverso da quello attuale.
A quanto pare oggi la stessa Fao ci propone uno scenario differente- con protagonisti gli insetti- per dare un futuro all'umanità. E questa volta, sorprendentemente, l'idea convince il nostro Comune. Forse a piacere è quel qualcosa di esotico, l'elemento di novità: perchè promuovere la scelta veg*, quando si possono mangiare gli insetti?

Ci sentiamo sempre in imbarazzo a trattare questioni "ambientali" legate e conseguenti allo sfruttamento animale; è un po-passateci il paragone forte ma efficace- come parlare del problema dei fumi prodotti dalle ciminiere dei forni crematori nei campi di concentramento, dove venivano eliminati milioni di persone, o delle acque reflue provenienti da questi "impianti" di sterminio. Di fronte a tanto orrore e morte, permettetecelo, la mera questione ambientale ci appare risibile.
Eppure quando si affronta l'argomento "carne-allevamenti" il tema ambientale pare spesso assumere maggior peso rispetto alla questione morale dell'uccidere gli animali. E allora parliamone, affrontiamo anche la questione dell'impatto ambientale.
Ma ricordiamoci quanto meno di farlo con onestà intellettuale.

Per quanti desiderassero approfondire l'argomento, il sito saicosamangi.info tocca tutte le sfaccettature del mangiar carne, comprese le implicazioni ecologiche, economiche e sociali (non manca ovviamente l'approccio etico, che per noi e non solo rappresenta il perno della questione). 

Dal Comune di Pordenone ci saremmo aspettati un'apertura diversa a queste tematiche e, di certo, non la bizzarra proposta di mangiare insetti; magari-perché no- il tentativo di avviare un serio dibattito sulla necessità di un cambiamento e sugli scenari che ci attendono, legati a scelte ormai non più procrastinabili; quello di "cosa" mettiamo nel nostro piatto non dovrebbe mai, men che meno oggi, essere argomento da sottovalutare o su cui addirittura fare del cabaret.

Non abbiamo potuto fare a meno di notare come tra gli sponsor tecnici dell'evento vi sia anche una nota prosciutteria locale.
Ci pare una scelta sconfortante, anche se poi non così lontana dallo spirito dell'iniziativa: a
spettando un futuro di proteine a sei zampe ci si potrà così dedicare alle proteine a quattro zampe - quelle dei maiali.



Per condividere o scaricare il video: TV Animalista

giovedì 10 ottobre 2013

Blancanieves: il toro vive e gli animalisti sbagliano?



Le repliche delle Giornate del Cinema Muto alle contestazioni nei riguardi della pellicola Blancanieves sono, è il caso di dirlo senza titubanze o giri di parole, oltremodo deludenti sia per i contenuti che per i toni; così a un iniziale rammarico per quella che abbiamo ritenuto una scelta poco felice (dedicare a questa pellicola la serata inaugurale della rassegna) si è, nei giorni, unito il rammarico per una reazione di stizza che certamente non ci saremmo aspettati da chi ha la responsabilità di curare e promuovere un evento di così alto valore culturale. Capiamo solo oggi- con non poco dispiacere- di aver preso un abbaglio nell'aspettarci da parte degli organizzatori delle Giornate una reale sensibilità ad un tema controverso ed estremamente delicato come quello delle corride. 
La riflessione che qui segue vuole essere un commento sull'intera vicenda, che ci ha visti tra i protagonisti del volantinaggio pacifico davanti al Teatro Verdi proprio in occasione della serata inaugurale del Festival (sabato 5 ottobre).
Il volantinaggio, nato dall'esigenza di esprimere anche sul nostro territorio quello stesso dissenso che ha accompagnato Blancanieves fin dallla sua uscita nelle sale internazionali, è stato preceduto da un appello a cui hanno aderito tanti cittadini; gli stessi organizzatori della rassegna, con cui ci siamo confrontati sabato, hanno confermato la ricezione-in un solo pomeriggio- di più di trecento mail di protesta provenienti da tutta Italia; è forse questo, aggiungiamo noi, l'elemento della vicenda che meno hanno gradito. Una reazione inattesa con cui certamente hanno dovuto fare i conti, gestendola a nostro avviso senza il desiderio di un reale confronto. 
Nel respingere al mittente ogni accusa e prendere le difese della casa produttrice di Blancanieves essi hanno liquidato come prive di fondamento le proteste e le istanze di quanti come noi (e, non dimentichiamolo, prima di noi) contestano la pellicola per alcuni suoi elementi e scene, oltre che per l'utilizzo dei tori contestato dalle associazioni internazionali fin dal 2012 (anno di realizzazione della pellicola).
José Enrique Zaldivar Laguía è medico veterinario, presidente e socio fondatore della Associazione dei Veterinari abolizionisti della corrida (AVAT) e vice presidente del coordinamento "La tortura non è cultura" (LTNEC); è proprio lo stesso coordinamento ad aver denunciato per primo i presunti maltrattamenti avvenuti durante le riprese di Blancanieves. 
In primo luogo il coordinamento si è rivolto ai corpi della Comunità di Madrid (responsabile in materia di protezione animali); non ricevendo alcuna risposta nei tempi stabiliti, ha presentato denuncia presso il tribunale amministrativo di Madrid (numero 31).
Con tale denuncia è stata anche fatta richiesta di accesso ai filmati delle riprese in cui sono stati utilizzati i tori. La denuncia è stata presentata nel settembre 2011 e a quanto pare l'iter processuale sarebbe ancora in corso.
Della vicenda si parla anche in quest'intervista pubblicata sulla rivista spagnola Cronica Popular nel marzo 2013. 

Ma cosa spinge gli organizzatori delle Giornate del Cinema Muto a difendere a spada tratta il film?
Forse, al di là del suo valore artistico (per quanto, a nostra opinione, non può esistere valore artistico tale da giustificare l'apologia di una pratica crudele come la tauromachia) gli interessi economici legati all'imminente distribuzione del film in Italia?
Se così fosse sarebbe alquanto triste; non vogliamo davvero credere che tutto si riduca alla mera promozione di un prodotto, dove la tutela dell'immagine di una casa di produzione (in difficoltà per un semplice e pacifico volantinaggio) prevale su temi etici che dovrebbero essere parte integrante di un progetto culturale.

Che la questione etica susciti scarso interesse appare piuttosto evidente anche dalle dichiarazioni a cura dell'organizzazione del festival; le energie sono concentrate nel desiderio di smentire categoricamente le voci circa i presunti maltrattamenti, sottolineando come vi sia ampia documentazione a dimostrare che- da un punto di vista legale- la pellicola sia inattaccabile. Nessun maltrattamento quindi, lo attesta la produzione e lo certifica una dichiarazione del medico veterinario presente durante le riprese nell'arena. Tutto è regolare, morte dei tori compresa (destinati alla macellazione a fine riprese), per cui le voci di dissenso possono tacere e le coscienze possono sentirsi sollevate.
In nessuna di queste puntuali dichiarazioni leggiamo parole ufficiali di condanna nei confronti della corrida (questione che pare lasciare indifferente lo stesso cineasta spagnolo, che mai coglie l'occasione per prendere una netta posizione nei confronti di questa pratica incivile). Eppure questa sarebbe stata, per le Giornate del Cinema Muto, l'occasione ideale per aprire una breve parentesi proprio sulla tauromachia con una presa di posizione che testimoniasse una reale sensibilità a certi temi; un'occasione persa a quanto pare per chi, forse, colloca ancora gli animali non umani al di fuori della propria sfera morale. E, nel farlo, ci invita più volte ad occuparci di "cose più importanti". Il rimando alla tragedia di Lampedusa ci colpisce e ci ferisce come può ferire un colpo basso, scorretto e del tutto inopportuno.
Non bastava "utilizzare" i tori, ora si "utilizzano" anche i morti di Lampedusa. Una strumentalizzazione che offende gravemente ogni singola vita: uomini, donne e bambini, che da anni sono costretti a morire così sulle nostre coste.
Servirsi del rimando alla "mattanza di esseri umani" o alla tragedia di Lampedusa per ridicolizzare le campagne di sensibilizzazione sui diritti animali è, a nostro avviso, quanto di più triste si possa immaginare; non possiamo che prendere atto del livello cui si è voluto portare il dibattito su questo film, rammaricandocene e sentendoci a disagio per certe dichiarazioni.

L'arte, tutta l'arte, ha un immenso potere comunicativo: è ora che artisti e organizzatori (interessante sarebbe includere nella lista anche critici e giornalisti), consapevoli di questo (dovrebbero esserlo), si assumano la responsabilità di ciò che creano, divulgano e promuovono.

Blancanieves è la storia di una giovane che trova riscatto diventando donna torero (come se la parità dei diritti si potesse ottenere conquistando i settori più discutibili delle virili tradizioni), portando ancora una volta alla ribalta la triste pratica della corrida spagnola. La grazia concessa al toro è un fatto puramente strumentale, come altrettanto lo è la scelta di non inserire scene che possano rivelare come, nella realtà, i tori vengano torturati e uccisi durante le corride; tutto questo rientra perfettamente nell'atteggiamento di chi usa il buonismo per dire tutto e il contrario di tutto, confondendo l'interlocutore per omettere o mistificare la verità.
Di certo Blancanieves è un film che in questo preciso momento storico troverà grande sostegno da parte degli aficionados della corrida (tra cui anche politici e uomini di cultura). Esso si inserisce proprio quando- in Spagna e non solo- è in corso un vivace dibattito politico e culturale scaturito dalla proposta di far riconoscere la corrida come patrimonio culturale dell’umanità; proposta che ha superato un primo scoglio in sede parlamentare e che, se approvata anche dal Senato, farà avviare l'iter di richiesta ufficiale. Il riconoscimento della tauromachia quale patrimonio dell'umanità potrebbe annullare anche il divieto approvato in Catalogna, che evidentemente brucia ancora agli addetti ai lavori.
Ma forse questa notizia sarà sfuggita agli organizzatori delle Giornate del Cinema Muto, che non avranno avuto sufficiente tempo per raccogliere informazioni diverse da quelle fornite dalla produzione.

Ci pare che l'uscita di Blancanieves in un contesto di questo tipo non sia poi tanto casuale, come -lo ribadiamo-non lo è l'assenza di una chiara presa di posizione da parte del regista spagnolo contro la corrida, da lui definita romanticamente "una danza tra la vita e la morte".

Non possiamo fare a meno di ricordare come il cinema abbia da sempre la straordinaria forza di colpire l'immaginazione degli spettatori; da qui il potere, per alcuni generi cinematografici presenti e passati, di far leva sul pubblico convincendolo ad appoggiare una determinata tesi. Il film propagandistico, utilizzato come strumento atto a condizionare l'opinione pubblica, ne è un esempio. Ne citiamo forse il più emblematico: Triumph des Willens (Il Trionfo della volontà), pellicola del 1934 premiata con una medaglia d'oro alla Biennale di Venezia. Nel film non vi erano certamente riprese degli orrori che l'ideologia Nazionalsocialista stava producendo; solo dopo molti anni abbiamo potuto vedere il "dietro le quinte" dei tanti premi cinematografici conferiti a questa pellicola.
Per vedere e sapere cos'è la corrida e cosa essa rappresenta oggi non serve invece attendere: fortunatamente la rete è ricca di materiale dettagliato e immagini inequivocabili, a disposizione di tutti e soprattutto di quanti hanno il sincero desiderio di guardare in faccia la verità.


Dal comunicato stampa rilasciato dall'organizzazione possiamo leggere : " E’ vero peraltro che sono stati utilizzati tori che erano destinati al macello e che dopo la lavorazione del film hanno avuto questa sorte, ma tutto questo a prescindere dalla loro utilizzazione per il cinema."
Ferma restando la nostra contrarietà a qualsiasi forma di sfruttamento animale, inclusi spettacoli o altre forme d'intrattenimento, nutriamo una forte perplessità circa il termine
a prescindere, utilizzato in questo contesto quasi a sollevare le responsabilità della produzione.

I tori "utilizzati" durante le riprese non sono stati di certo graziati come accade a uno di essi in una scena della pellicola. Tutt'altro. Erano destinati al mattatoio perché è questo il vero finale (quando il finale non è la morte in un'arena), questa la sorte disegnata per loro, a prescindere. A norma di legge, senza colpi di teatro, senza neppure il desiderio di un riscatto da parte della produzione, che avrebbe potuto come minimo salvarli e destinarli alle cure di un rifugio.
Forse che esiste qualche legge che impedisca di salvare un animale dal mattatoio? Crediamo di no, così come crediamo fermamente non esistano animali sacrificabili "a prescindere": uccidere è sempre una scelta, anche in un macello; una scelta lucida e calcolata, dietro cui vi sono sempre dei responsabili, siano essi gli esecutori o i mandanti.

Le immagini "rubate" nell'arena di Aranjuez durante le riprese di Blancanieves e pubblicate in rete sono state poi bollate come non veritiere da parte delle Giornate del Cinema Muto, che affermano:
"Riteniamo che un canale come Youtube sia facilmente manipolabile con montaggi estrapolati da altri contesti e costruiti ad hoc". Un'argomentazione che può far sorridere, soprattutto se si considera che è usata a difesa di una pellicola cinematografica, ossia di un prodotto per sua natura realizzato attraverso tagli e montaggio. 

Ci fa infine riflettere il contenuto di una comunicazione in lingua inglese diffusa il 5 ottobre, con cui si minacciano azioni legali nei confronti di chi faccia menzione di presunti maltrattamenti nei riguardi dei tori che hanno preso parte alle riprese.
Traduciamo, citando testualmente:
"AVVERTIMENTO-FALSITÀ PASSIBILI DI DENUNCIA: Sono in corso indagini atte ad identificare la persona o le persone responsabili di aver promosso false accuse contro i produttori del film BLANCANIEVES. Queste storie hanno il chiaro scopo di danneggiare le prospettive commerciali del film e screditare le Giornate del Cinema Muto. Documentazione ampiamente certificata dimostra che NESSUN ANIMALE È STATO MALTRATTATO O FERITO DURANTE LE RIPRESE DEL FILM "BLANCANIEVES". Non esiteremo a perseguire chiunque continui a promuovere queste false e malevole accuse.
05 ottobre 2013
"

Sinceramente da parte di un festival tanto apprezzato, anche da chi scrive, ci si poteva aspettare di meglio.


Belador-unico toro graziato nell'arena di Las Ventas di Madrid


venerdì 4 ottobre 2013

Comunicato stampa - la nostra replica su Blancanieves



Immagine: versione rivisitata della locandina di Blancanieves
 realizzata da un attivista per la protesta in occasione della presentazione del film a Madrid. Fonte: http://on.fb.me/GDmIsH


COMUNICATO STAMPA


Pordenone, 04 ottobre 2013

Desideriamo replicare alle recenti dichiarazioni degli organizzatori delle Giornate del Cinema Muto in merito alla proiezione di Blancanieves, pellicola del 2012 che sabato 5 ottobre aprirà la 32° edizione della rassegna.  
Lo facciamo invitandoli alla visione del video “Blancanieves, lo oculto”, disponibile su Youtube al seguente link
Si tratta di un documento montato con le immagini rubate nell'arena di Aranjuez (Spagna) durante le riprese di Blancanieves. 
In esso è possibile vedere un toro che entra nell'arena recando sul dorso l'arpón de divisa (un nastro con i colori dell'allevamento, come da tradizione, fissato a un arpioncino che gli è stato appena conficcato nel garrese). 
E' altresì possibile vedere un toro infilzato con le banderillas e pesantemente schernito dal banderillero; un altro toro visibilmente esausto e sanguinante, uno a cui è strappata la banderilla con il conseguente danno che questa pratica comporta per l'animale (essa, lo ribadiamo, è una sorta di arpione conficcato nella carne). In ultimo si vede un toro che viene sottoposto a una brutale punizione da parte del picador. 
La produzione del film Blancanieves ha, in più occasioni, negato qualsivoglia forma di maltrattamento nei confronti degli animali impiegati nelle riprese; le immagini girate nell'arena provano invece il contrario e sono, a nostro avviso, più eloquenti di ogni parola; 
forse sarebbe il caso di riflettere per un attimo sul significato del termine maltrattamento e sul significato del concetto di rispetto, quest'ultimo di certo non contemplato dagli autori della pellicola.
Assistiamo ad un copione già visto in altre circostanze e in altri settori che sfruttano animali: è il caso dei circhi (è noto come i circensi da sempre si spendano in parole di affetto e compassione nei riguardi di esseri che loro stessi schiavizzano quotidianamente), delle fiere degli uccelli, dei palii e di tutte le piccole e grandi, tragiche realtà di una società che relega gli animali non umani a un ruolo di semplici comparse, senza diritti né voce. 
Il voler offrire un'immagine di tutela nei confronti dei tori attraverso la presenza di personale veterinario durante le riprese non può di certo conferire alcun valore aggiunto né rappresentare un'attenuante; la presenza di medici veterinari, desideriamo ricordarlo, è prevista per legge anche nei mattatoi, macabri luoghi di morte ove esseri senzienti sono accompagnati al patibolo.
Invitiamo gli organizzatori del Festival a riflettere circa l'opportunità di proiettare una pellicola del genere, che promuove una pratica crudele e anacronistica-la tauromachia- veicolando un messaggio di spregio e indifferenza per la vita e la dignità degli animali.
Cogliamo anche l'occasione per rivolgerci al cineasta spagnolo autore del film in questione, che sarà presente alla serata inaugurale in programma sabato 5 ottobre, chiedendogli di chiarire ufficialmente la propria posizione sulla corrida.  


altri articoli:

-Blancanieves alle Giornate del Cinema Muto: apologia della corrida

-Blancanieves e l'esaltazione della tauromachia: protesta via mail e volantinaggio a Pordenone


giovedì 3 ottobre 2013

Blancanieves e l'esaltazione della tauromachia: protesta via mail e volantinaggio a Pordenone



[AgireOra] [PROTESTA] Film con uccisione di animali a festival del 
cinema a Pordenone

Segnalazione di Tamara - tamarasandrin@virgilio.it


Sabato 5 ottobre al teatro comunale G.Verdi di Pordenone (proprio durante la Settimana Vegetariana!) proietteranno il film "Blancanieves" di P.Berger durante la serata inaugurale delle "Giornate del cinema muto" di Pordenone.
Il film è tristemente noto per la tortura e l'uccisione di ben 9 tori, tanto che, in seguito a una protesta, la sua candidatura agli Oscar è stata annullata, come si legge qui:


http://bit.ly/174IBHk

Scriviamo urgentemente agli organizzatori, al Sindaco di Pordenone e all'assessore alla cultura per chiedere di annullare la programmazione di questo film all'interno del festival.

Le mail a cui scrivere sono:


info.gcm@cinetecadelfriuli.org, sindaco@comune.pordenone.it, 
claudio.cattaruzza@comune.pordenone.it

oppure, col ";" come separatore:

info.gcm@cinetecadelfriuli.org; sindaco@comune.pordenone.it; 
claudio.cattaruzza@comune.pordenone.it

Qui sotto il messaggio-tipo da mandare; se ne fate una versione personalizzata è ancora meglio.
In ogni caso, mettete nome e cognome in fondo:


------------------------

Agli organizzatori de "Le Giornate del Cinema Muto"
Al Comune di Pordenone

Buongiorno,

scrivo per unirmi alla seguente petizione per l'annullamento della programmazione del film "Blancanieves" all'interno del festival "Le Giornate del Cinema Muto" che si tiene a Pordenone
dal 5 al 12 ottobre.


Sappiamo che questa iniziativa è un evento altamente culturale, uno dei festival del cinema muto più importanti al mondo, che dà lustro alla città di Pordenone e alla regione Friuli Venezia Giulia.

Perciò la proiezione di questo film (muto ma realizzato nel 2012), che non ha neppure un valore storico, non può che offendere e oscurare l'importanza delle "Giornate", perché l'uccisione e la violenza sugli animali non è mai cultura, ma barbarie e ignoranza.

Il film è infatti tristemente noto per la tortura e l'uccisione di ben 9 tori, tanto che, in seguito a una protesta, la sua candidatura agli Oscar è stata annullata, come si legge qui:
http://bit.ly/174IBHk

In un momento in cui da più parti del mondo moltissime persone si esprimono contro la corrida, la proiezione di un film (con la presenza del regista, tra l'altro!) che durante la sua realizzazione ha REALMENTE ucciso degli animali, non può che essere una palese approvazione di 
questa crudeltà.

Chiedo quindi che, per rispetto verso gli animali e verso le persone che li rispettano, questo film
sia cancellato dalla programmazione.


In attesa di riscontro porgo distinti saluti,
... nome cognome ...
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Oltre alla protesta via mail e' organizzato anche un volantinaggio sul posto, quindi tutte le persone che abitano in zona per favore cerchino di partecipare! 
E' stato organizzato un volantinaggio davanti al teatro Verdi, in Viale Martelli 2 a Pordenone, dalle 14 alle 16 e dalle 19 alle 20:30 di sabato 5 ottobre. 
Per info e contatti: tamarasandrin@virgilio.it (le mail saranno lette fino a venerdì 4 ottobre alle 16:00, comunque ci si può anche presentare sul posto sabato stesso per il volantinaggio).

videotestimonianza raccolta sul set di Blancanieves


mercoledì 2 ottobre 2013

Blancanieves alle Giornate del Cinema Muto: apologia della corrida


L'organizzazione delle Giornate del Cinema Muto (evento di rilevanza internazionale da anni ospitato a Pordenone) ha scelto di inserire nel programma del festival Blancanieves, la controversa e osteggiata pellicola del 2012 diretta dal regista spagnolo Pablo Berger.
Sarà proprio questo film ad inaugurare l'edizione numero 32  della rassegna cinematografica dedicata al cinema muto: la proiezione, a cui presenzierà il regista stesso, è prevista per sabato 5 Ottobre 2013 (20.30) al Teatro Giuseppe Verdi.


Per quanti non avessero mai sentito parlare di Blancanieves desideriamo ricordare che la realizzazione di questa pellicola, che esalta la corrida, ha comportato il maltrattamento e l'uccisione di diversi tori; il film è stato, per questo, oggetto di accese critiche, appelli e contestazioni fin dal suo esordio nelle sale, nel 2012. 

E' comprensibile come molti visitatori delle Giornate del Cinema Muto possano non essere a conoscenza di questo triste retroscena; ne sono, al contrario, a conoscenza gli organizzatori del Festival, che certamente sapevano di cosa trattasse Blancanieves e hanno comunque deciso di inserirlo in rassegna, riservando ad esso -con la serata inaugurale- un ruolo di prestigio e rilievo.
Troviamo questa scelta decisamente inopportuna; la totale mancanza di sensibilità nei riguardi della barbara usanza della tauromachia e l'indifferenza per la tragica sorte degli animali periti nella realizzazione del film sono elementi che non mancano di suscitare una grande amarezza e fanno guardare con occhi diversi (uno sguardo di disincanto) a un evento che, per rilevanza culturale, porta da anni la città di Pordenone agli onori della cronaca internazionale e delle riviste specializzate di tutto il mondo.

Chiediamo agli organizzatori del festival di escludere il film Blancanieves dalla rassegna, pur nella certezza che il nostro appello resterà disatteso e inascoltato; ci rivolgiamo altresì a quanti credono che l'orrore della corrida, caratterizzata dal vergognoso e inaccettabile scempio dei tori nell'arena, sia uno spettacolo barbaro e indecente, chiedendo loro di mobilitarsi assieme a noi per sensibilizzare visitatori e organizzatori del Festival del Cinema Muto attraverso un volantinaggio in programma sabato 5 ottobre a Pordenone; chiediamo tutti assieme che questa proiezione non abbia luogo.

TORTURE IS NOT CULTURE
The film Blancanieves by Pablo Berger, already ruled out by the Academy Awards, opens this year's Silent Film Festival in Pordenone, throwing a big shadow on this event. 
There are several reasons not to visit Blancanieves: in the movie scenes of bullfights are shown and bullfighting is thus being promoted.
Furthermore, for the above mentioned scenes nine bulls have been used and thereby put to death.

It's a shame that, while in most parts of the world voices against bullfighting are constantly rising (bullfighting has already been abolished in many countries), cruelty becomes a part of the the Festival (saurday, october 5), with a film that promotes animal abuse and gives a message of defiance and indifference to innocent lives. 
We think animal suffering must not be given any room in the film industry. 
Torture, violence and the killing of animals cannot be accepted and called culture or tradition; bullfighting means just ignorance, barbarism and incivility.
We cannot prevent the showing of the movie, but you can make the difference, choosing to boycott this film.

THANK YOU ON BEHALF OF ANIMALS.