sabato 21 luglio 2012

CIRCHI CON ANIMALI: UNA RIFLESSIONE



La Legge 18 marzo 1968 n. 337 (Disposizioni sui circhi equestri e sullo spettacolo viaggiante) con l’art. 1 sancisce che “Lo stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante. Pertanto sostiene il consolidamento e lo sviluppo del settore”.
In virtù di questa legge i Comuni sono tenuti a fornire un’area per l’attendamento, e si creano le condizioni che hanno permesso in più occasioni ai circensi di impugnare le Ordinanze o i Regolamenti comunali che vietano il circo con animali.

Alcuni comuni virtuosi, come Alessandria, hanno cercato, con validi risultati, di porre delle limitazioni ai circhi con animali; tuttavia non sempre si riesce, come nel caso di Alessandria, ad impedirne l'attendamento.
A rendere le cose ancora più difficili si è aggiunta la recente sentenza del Tar dell’Emilia Romagna, che ha decretato l’annullamento dell’ordinanza del Comune di Ferrara (P.G. n.114819 del 24.12.2010) nella parte in cui si ordinava il divieto di attendamento nel territorio comunale.
Altri Sindaci, poi, scelgono di ignorare la questione e permettono lo svolgimento degli spettacoli circensi con sfruttamento di animali nel loro territorio.
Una Regione è intervenuta cercando di legiferare in merito (stiamo parlando dell’Emilia Romagna) ma con esiti ancora incerti visto che, come sempre, si pone di traverso la legge Nazionale.

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con Decreto del 18/05/12, ha stanziato 
per l’anno 2012 ben 6.336.545,60 euro da destinare attività circensi.
E, come se non bastasse, anche quest’anno i canali Rai ci ripropongono in prime time, dal 3 luglio al 4 settembre, lo spettacolo circense come legittimo intrattenimento per famiglie.

Fintanto che la legge del 18 marzo 1968 n. 337 non verrà abrogata, qualsiasi iniziativa sarà solo una 
una freccia spuntata al nostro arco, una goccia nell'oceano dello sfruttamento animale. Le speranze in una svolta sono poche, non intravediamo segnali di una vera volontà politica per un cambiamento. E anche l’opzione del voto popolare, dopo il tristissimo quanto disonorevole epilogo del referendum sulla caccia in Piemonte, ci pare oggi come oggi uno strumento pressoché inservibile.

Ma se la politica, dal Parlamento alle Regioni e per finire ai Comuni, si fa garante dello status quo contribuendo ogni anno al finanziamento di una lobby (quella dei circensi) che si ostina a sfruttare animali, e se gli organi di servizio pubblico trasmettono le tristi immagini di animali resi meri oggetti di un divertimento crudele, come possiamo aspettarci che l'opinione pubblica prenda le distanze da ciò che viene rappresentato come una forma d'arte e legittimato dalle istituzioni e dai media?

Dai cruenti spettacoli dei gladiatori, fino alla ghigliottina della rivoluzione Francese, la crudeltà come spettacolo pubblico ha sempre attirato le folle.

I media e i giornali (altro doloroso capitolo, da non sottovalutare) si limitano, nel migliore dei casi, a riportare che il tale gruppo di animalisti ha protestato davanti al circo di turno, senza dare vero spazio alle ragioni della loro indignazione né assumere un coraggioso ruolo di denuncia della
 schiavitù cui sono sottoposti, quotidianamente e per tutta la loro vita, gli animali.

Manca altresì una vera mobilitazione nazionale contro questa vergogna, cosa che invece  e fortunatamente accade per altre tematiche legate alla questione animale; per la sperimentazione animale, l'industria della pelliccia o per la recente strage di cani in occasione degli Europei di calcio, abbiamo grandi movimenti di opinione e mobilitazioni nazionali, cosa del tutto assente se parliamo di circhi con animali.

A livello locale, gli attivisti si trovano quasi sempre in poche decine davanti ai cancelli dei circhi, presi come sono alla sprovvista, con i loro cartelli, ad urlare slogan contro l’uso di animali in questi spettacoli; i circhi, come è noto, attendano con pochi giorni di preavviso e, dopo poco, scompaiono con la velocità con cui sono arrivati, rendendo qualsiasi iniziativa di scarso impatto.

Per questi motivi riteniamo che i presìdi, per quanto importanti e doverosi, non bastano: se si vuole porre davvero la parola fine al circo con animali, è necessario un diverso approccio alla questione, che porti ad una visione strategica a livello nazionale.










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