sabato 22 settembre 2012

LA STORIA DI FELIA NEL "PAESE DELLE FIABE"

Sarmede* non è più il paese delle fiabe. O forse si, perché a pensarci bene in ogni fiaba che si rispetti c'è il mostro. Nella vita reale il mostro non ha mai fattezze animali, bensì umane, e la storia che Felia ha voluto raccontarci e condividere con noi ne è la prova.

  Pastrocina

Tutto è iniziato con Gea, la mia cagnolina, una dolcissima pitbull affidatami dal canile di Ponzano Veneto (TV) dove era stata condotta dalla polizia che la aveva sequestrata in un campo Rom in seguito ad una sparatoria. Gea, ormai anziana, l'ultimo periodo della sua vita aveva fatto amicizia con una gattina semi-randagia del paese: si cercavano in prato, si annusavano a vicenda e le trovavo in cuccia insieme sulla brandina. Poi Gea se n'è andata e Falè (così ho in seguito chiamato la gattina), invece, è rimasta e, quasi Gea le avesse “passato il testimone”, intimandole di non lasciarmi sola, ogni giorno, imperterrita, lei appariva: entrava e rientrava in camera miagolando dolcemente, ma con decisione, finché non ero costretta ad alzarmi dal letto e prender contatto con la realtà, nonostante nulla mi importasse dopo la morte di Gea: il vuoto era tale che desideravo solo farne parte anch'io. Solo Falè riusciva a perforare la mia bolla di dolore e isolamento.


E un bel giorno di primavera la ho scorta con... due esserini bellissimi e pelosi... che, goffi e ancora instabili sulle zampine, le saltellavano intorno; aveva partorito due cuccioli in un incavo del muro di pietra della casa: Bob e Pastrocina.

A quel punto... mi sono definitivamente scossa e mi sono impegnata per garantir loro il massimo benessere in un'ottica felina. I due cuccioli erano simpaticissimi, non appena intravedevano la mia ombra fuggivano come saette nel loro rifugio tra le pietre. Per osservarli dovevo quasi trattenere il respiro; per guadagnarmi la loro fiducia e riuscire ad avvicinarmi gradualmente a loro sono stata ore, ore intere, acquattata nei paraggi, riducendo di volta in volta quella che loro percepivano come la distanza di sicurezza da me.

Ho imparato ad affinare i miei sensi trascorrendo le notti con loro all'aperto sul retro di casa, in silenzio, immobile. Solo quando anche i piccolini - Bob e Pastrocina - hanno preso confidenza, siamo andati dal veterinario per visita vaccini, esami FIV/FELV, appuntamento per la sterilizzazione e microchip.

Il legame che si era creato era a dir poco prezioso, basato sulla fiducia annusata nelle lunghe ore di osservazione reciproca, loro si sentivano rispettati e si fidavano che non gli avrei fatto del male; non ero un pericolo, bensì una figura di riferimento alla quale si stavano affezionando... e me lo dimostravano di giorno in giorno in maniera commovente: mi si riempiva il cuore di lacrime di gioia. Insisto sulla preziosità e sull'estrema ricchezza di un legame tra specie diverse perché fondato su un sentire estrapolato dal profondo, su una comunicazione assolutamente autentica senza paraventi di parole ed altre fuorvianti convenzioni. E' un legame che richiede umiltà e sgorga in uno sconfinato amore per la vita. Io mi ritenevo (e mi ritengo) così fortunata per aver incontrato Falè, stupenda mamma amorevole di Bob e Pastrocina. E' per me un onore grandissimo che lei abbia deciso di partorire nel muro della casa dove abito, un onore che ho cercato di meritarmi.
E così ho aperto loro la casa e loro sono entrati e la hanno eletta a tana accogliente e sicura, con la gattaiola sempre aperta per ogni loro esigenza e desiderio; vivevamo insieme ed eravamo felici, mai avrei immaginato quanto stava per accadere.

Domenica 29 gennaio 2012 Pastrocina, meravigliosa e giovane gattina squama di tartaruga di un anno e mezzo, è stata uccisa con un proiettile 6 mm Flobert tra le scapole, morsi di cane e il collo spezzato.   

Pastrocina


L'ho ritrovata solo dopo tre giorni di angosciosa attesa e di disperata ricerca; l'ho ritrovata solo perché l'ho sentita miagolare in un punto preciso della discesa boschiva vicino casa.
Il suo miagolio era assai caratteristico, ero sicurissima fosse lei e convinta si fosse fratturata o ferita una zampina oppure impigliata nei rovi e non potesse muoversi, e io non potevo raggiungerla perché cadevo e scivolavo. Allora ho chiamato soccorsi senza tregua, finché sono arrivati il vigile del paese (che non era in servizio in Comune, ma era a casa sua) e un volontario dell’ENPA di nome Marcello. Da sola non sarei mai stata in grado di raggiungere la gattina: oltre un certo punto non riuscivo a scendere perché il terreno era scivoloso, impervio e la vegetazione aggrovigliata.

E’ stato il vigile a trovare il corpo, ma entrambi mi hanno tranquillizzata spiegandomi che, se l’avevo sentita miagolare da poco, non poteva essere quella la “mia” gattina: quello era il cadavere di un gatto morto da almeno un giorno o più. E invece era proprio lei. Completamente morta. Ormai irrigidita e stravolta nei lineamenti. E io l'avevo sentita miagolare fino a pochi minuti prima del ritrovamento del suo corpo. Ho pensato che, come la luce delle stelle giunge a noi molto tempo dopo la loro morte, il miagolio di richiamo di Pastrocina mi è giunto giorni dopo la sua morte: questa è l'unica spiegazione – per quanto al limite della ragione – che sono riuscita a darmi.

Esattamente due mesi dopo, venerdì 30 marzo 2012 , Frignotto e Dorian, cuccioli di neanche 8 mesi, sono stati avvelenati con un potente pesticida letale ritirato dal commercio dal 2007 mentre giocavano sul prato in mia presenza. Frignotto è morto rantolando in preda alle convulsioni in pochi minuti, non ho nemmeno potuto tenerlo in braccio, stavo guidando il più in fretta possibile, fermando a colpi di clacson e con la disperazione in volto le auto alle rotonde per raggiungere subito l'ambulatorio del veterinario; e poi Dorian, sotto flebo e in lotta con la morte, Dorian che io non avevo nemmeno riconosciuto nello studio del veterinario tanto era gonfio, smagrito e sfigurato con gli occhi dilatati e serrati e un respiro affannoso e stentato da grattare le pareti del cuore. Io non l'avevo riconosciuto, steso con tutte quelle sonde nella gabbietta-ospedaliera del veterinario. Lui, invece, mi ha riconosciuta subito senza potermi vedere – gli occhi erano pesti dal male – e ha emesso una sorta di verso di richiamo, non so dove avesse trovato le forze, ma quello era un miagolio disperato per me, e lui stava lottando per vivere. Grazie alle cure intensive e alla tenacia del veterinario si è miracolosamente salvato, ha sofferto molto, gli sono rimaste delle conseguenze che lo rendono più debole, ma ora è qui con noi.

Frignotto e Dorian me li aveva affidati l'ENPA il 23 agosto 2011, ancora con il cordone ombelicale e gli occhietti chiusi. Due fratellini orfanelli, recuperati dietro un cespuglio nei pressi di una strada trafficata dove la loro mamma gatta era stata schiacciata dalle auto. E così li ho accuditi e allattati io, con il biberon e tanto amore perché non basta il latte per far crescere un cucciolo, di qualsiasi specie sia.



Frignotto

Venerdì 30 marzo 2012 ero con i gatti, come d’abitudine, sul prato sul retro di casa (il giardino non è visibile dalla strada. La strada è, comunque, poco frequentata: transitano, perlopiù, solo i residenti). Loro giocavano, si rincorrevano e oziavano e io li guardavo, ho scattato alcune foto, l’ultima foto scattata a Frignotto e Dorian risale alle 15.26 ; poco dopo Frignotto si allontana correndo e io penso che stia andando incontro alla vicina che, forse, con il suo udito da gatto, ha sentito uscir di casa; Dorian lo segue. Meno di dieci minuti dopo entro in casa per dar da mangiare a Bob. Probabilmente sentendo il lieve tintinnare delle ciotole di ceramica Frignotto è subito rientrato dalla finestrella aperta. Con la coda dell’occhio ho notato Frignotto barcollare, mi son girata e, come in un’allucinazione, ho visto che aveva occhi lividi di terrore e un’abbondante profusione di bava liquida alla bocca. Non ho perso tempo ad avvicinarmi a lui. Non ho formulato alcun pensiero, ho semplicemente agito. Immediatamente. E, nonostante la tempestiva corsa dal veterinario, per Frignottino è stato tutto invano: è morto in maniera atroce, sotto i miei occhi, in pochi minuti.

Non ho nemmeno potuto prenderlo in braccio. Stavo guidando. Vedevo tutto con la coda dell'occhio, vedevo tutto, lo vedevo contorcersi, scuotersi, tremare, vedevo gli occhi rovesciati. Vedevo il lago di bava che lo imbrattava, l'ho visto stramazzare riverso nel trasportino, gorgogliando gli ultimi respiri, l'ho sentito rantolare per tutto il viaggio.

Non l'ho nemmeno tenuto in braccio, era il mio figliolo più mammolo ed è morto soffocato dentro un trasportino.
Non l'ho salvato.
Non è più ritornato a casa.



 
Frignotto

Ho, ovviamente, fatto eseguire tutti gli accertamenti possibili: autopsie, esami chimici per stabilire il tipo di veleno utilizzato, esame balistico per determinare le modalità dello sparo, denuncia presso i carabinieri e tramite avvocato esperto in diritti degli animali, ho letteralmente tappezzato il paese e la zona limitrofa di locandine A4 (regolarmente timbrate dall'ufficio affissioni), ho diffuso volantini, ho organizzato una camminata in corteo da casa mia al Municipio – mezz'ora di cammino – per consegnare al sindaco una grande busta (1,5 x 1 metro) con un chiaro messaggio: MAI PIÙ REATI CONTRO GLI ANIMALI NEL PAESE DELLE FIABE firmato dai partecipanti alla camminata, ho fatto stampare e affiggere ben 500 manifesti 120x70 per pubblicizzare la taglia di 1000 euro offerta dall'On. Andrea Zanoni e la ricompensa di 500 euro offerta da me a chi fornisca informazioni utili alle indagini.

Tutte queste iniziative e le indagini, però, si sono infrante contro un muro di omertà (sembra la Sicilia dei romanzi di Sciascia): nessuno ha collaborato e il clima in paese è pregno di ostilità e derisione nei miei confronti, tanto che mi sono anche state tagliate due gomme dell'auto.

I quattro gatti superstiti non li faccio più uscire, la gente SA quali sono i miei gatti e temo che ne uccidano altri; di conseguenza non utilizzo nemmeno più io il prato di proprietà, non ho fatto l'orto quest'anno, non apro le finestre sul retro di casa e evito di uscire se non necessario.
Siamo letteralmente murati in casa. Vi lascio immaginare la loro – e la mia - sofferenza quotidiana per questa reclusione che lede il loro elementare diritto alla libertà. Mi sento (sono!) una carceriera, ma se li lasciassi uscire mi sembrerebbe di mandarli quasi al patibolo, visto che vi sono buone probabilità che l'assassino/a agisca nuovamente, senza alcun valido deterrente e impunemente.
Chi ha sparato una volta sparerà anche un'altra volta, non ha certo consegnato l'arma da fuoco e la sua coscienza. E chi ha premeditato e messo in atto l'avvelenamento di due cuccioli non incapperà in esitazioni nel reiterare il suo crimine.

Sto cercando un luogo sicuro e adatto per i gatti, dove trasferirci: in questa situazione cambiare casa e ambiente è una scelta obbligata. In ogni caso, come potrei vivere nello stesso borgo di paese di chi ha ammazzato Pastrocina e Frignotto e di chi si rende complice con il silenzio?
So che per un gatto è un'esperienza traumatica venire spostato dal proprio territorio e mai vorrei infligger loro questa esperienza, ma temo sia l'unico modo per tutelare la loro incolumità e per garantire loro una vita libera e soddisfacente di felino.

La libertà è l'essenza stessa del gatto, del felino, di ogni animale, di ogni essere vivente.

Ribadisco il diritto inalienabile dei gatti alla libertà e alla libertà dai pericoli derivanti dalla cattiveria e dalla miserabile vigliaccheria umane.

Voglio tornino ad essere gatti felici e so che potrebbero esserlo, perché avverto in loro una invidiabile capacità di ripresa, sono più bravi di me in questo.
Nonostante il veterinario stesso mi abbia assicurato che loro non dimenticano ciò che accade, vedo che desiderano continuare ad apprezzare la vita. Dorian è stato eccezionale, aveva un fratellino (il termine più corretto è “gemellino” perché han condiviso anche i due mesi nel liquido amniotico) al quale era attaccatissimo e si è ritrovato all'improvviso senza di lui; dopo aver sfiorato la morte lui stesso, con incredibile tenacia ha riconquistato uno stato di salute discreto e ora ha stabilito un bellissimo legame con Trilly, la new entry della famiglia. Dorian, dopo esser ritornato a casa, non ha più voluto mangiare al suo solito posto, si è risolutamente piazzato tra Bob e Falè, ha atteso che io gli spostassi la ciotola dal solito posto, dove aveva sempre mangiato a fianco di Frignottino, e solo con la sua ciotola nella nuova posizione ha ripreso a nutrirsi. Dorian non va più in nell'angolo dove mangiava e beveva un tempo. Dorian è un gatto forte psicologicamente ma, purtroppo per un felino, è troppo fiducioso e non teme gli umani. Questa è colpa mia che l'ho cresciuto senza sapergli trasmettere il giusto senso del pericolo.

Chi ne ha risentito di più è stato Bob perché, a differenza di Dorian o Falè, è un gatto molto timido, tanto tanto buono, dolcissimo, si fida solo di me (e un po' di Fabrizio) e si spaventa con estrema facilità. Bob era l'ombra della sua sorellina, Pastrocina. Lui non muoveva un passo da cucciolo se lei non lo precedeva. La adorava e ogni mattina giocava con lei e la rincorreva per casa.
Ci provava pure... e lei, ovviamente, gli soffiava. Quando Pastrocina è morta Bob ha smesso di mangiare per più di una settimana, e ho faticato per oltre un mese affinché non abbandonasse i pasti. Lui si avvicinava alla ciotola, voltava la testa dalla parte dove stava Pastrocina, cioè alla sua destra, e, non trovandola, fuggiva via. Lasciava là il cibo e miagolava in giro per la casa.
Bob ha cercato Pastrocina in casa per settimane e settimane, annusava tutte le sue solite cucce, le annusava e emetteva miagolii e lamenti strazianti. Poi si rifugiava sotto il letto.
Bob era dimagrito parecchio e ha impiegato diverso tempo per riprendersi un po'.
E la sua ripresa è avvenuta grazie ai due piccolini, soprattutto grazie a Frignotto.
Bob gli ha fatto da papà e fratello maggiore, letteralmente. Li ripuliva, li leccava e non li perdeva d'occhio in giardino sul prato. Ogni giorno, verso sera, portava un topo a Frignotto che lo aspettava trepidante sul balconcino in legno addossato al muro di casa.

Frignottino lo ammirava tantissimo, Bob era il suo idolo e io mi immaginavo avrebbe seguito le sue orme non appena si fosse sentito sicuro, crescendo.

Poi è morto anche Frignotto e per Bob è stato un duplice terribile lutto, Bob è un gatto piuttosto fragile. Come se non bastasse tutte le sue abitudini di vita sono state divelte e ha dovuto e deve subire anche la forzata prigionia in casa.

Bravissima è stata anche Falè, ha reagito con invidiabile forza e io le devo la vita.
E' la mia tutrice, Falè mi impedisce di perdermi. Io penso che in Falè vi sia una parte di Gea, è come se questa gattina mi conoscesse da molto tempo e serbasse una memoria di me anteriore al nostro effettivo incontro. Falè mi è stata molto vicina, non appena sente che sto “allontanandomi”, che la pressione di questo dolore mi fagocita, lei mi si avvicina e mi richiama col suo miagolio dolce, ma deciso. Falè è la regina di casa, un pilastro per tutti noi. Ha atteso per giorni Pastrocina (lei attendeva ogni volta che rientrassero i suoi cuccioli e poi li annusava e gli faceva la toeletta con estrema dedizione), ha capito tutto dall'odore di morte che ho portato io in casa quando l'ho ritrovata senza vita, il suo sguardo insondabile dalle orbite vuote e atterrite dava i brividi, stava a cuccia da sola mentre Bob vagava per casa piangendo, ma si è ripresa una sera in cui meravigliosamente ha osservato con tenerezza i due piccolini sul divanetto e, con un miagolio eloquente, si è sollevata dalla sua cuccia e ha deciso di prendersi cura ancora di più di Fri e Dor. Meravigliosa, l'ho veramente invidiata. Non si è lasciata abbattere, ha continuato a voler bene e a donare il suo calore e la sua sicurezza.

Pastrocina era così bella e così minuta, elegante e perfetta nelle sue fattezze che sembrava quasi non crescere mai. Non ha mai evidenziato nessuna sproporzione tipica dei cuccioli, era sempre armoniosa perfetta e bellissima, una signorina nata. Molto fiera, agilissima, una campionessa in ogni acrobazia, faceva sfigurare il fratellino in tutti i giochi. Mi facevano una tenerezza le sue piccole zampine perfette, il corpicino caldo e flessuoso che ogni giorno avvicinavo dolcemente al mio cuore per farle sentire il mio battito ed evitare così che si inselvatichisse troppo: Pastrocina non permetteva troppe coccole, lei amava stare all'aperto, andare nel bosco in totale indipendenza e autonomia. Ma nello stesso tempo era una gattina affettuosa dolcissima molto legata alla sua mamma, Falè, e al suo fratellino, Bob. Prima di abbandonarsi al riposo in una delle sue cucce preferite, chiedeva le coccole e faceva le fusa sommessamente e io mi avvicinavo al suo pancino morbido e colorato per ascoltarle meglio. Era un legame di rispetto reciproco e tanta fiducia con Pastrocina. Tutta la fiducia che sento di non essermi meritata. Io dovevo fiutare i pericoli derivanti dagli esseri umani assassini, gretti e vigliacchi, invidiosi e insensibili, che abitano anche i luoghi più belli della Terra. Era mio dovere.

Io volevo rispettarli in tutto e per tutto, offrire loro casa, compagnia, protezione, cure, cibo e acqua ma non toglier niente. Era una convivenza da pari a pari, stavo imparando a conoscerli ed era un'esperienza nuova e sorprendente per me. Che ha cambiato le mie abitudini quotidiane e i miei progetti e mi ha infuso molta serenità.

Pastrocina e Frignottino, la loro mancanza è un vuoto che non si colmerà mai, un dolore per il quale non esiste unguento che lenisca; io li vedo continuamente, sento i loro miagolii e mentalmente li cerco nelle cucce quando gli altri gatti dormono e io passo in rassegna dove si sono acciambellati prima di dedicarmi al lavoro o alle faccende di casa. Ripeto che Pastrocina e Frignotto non sono morti: sono stati uccisi, ed è ben diverso. Erano sani, in perfetta forma fisica, non sono incorsi in un incidente, sono stati deliberatamente e con intenzione premeditata uccisi, strappati alla vita e agli affetti.

Frignotto era come fosse stato nella mia pancia, era incredibilmente attaccato. Lo psicologo ha ipotizzato che Frignotto abbia pianto tanto sentendosi solo e smarrito; Dorian, invece, si è sentito rassicurato dal calore di Frignottino, il suo fratellino, e questo lo ha reso più gatto e più sicuro della sua identità, più autonomo come cucciolo. Frignottino invece era entrato in immediata e profonda intensissima simbiosi con me: lui, sostiene lo psicologo, non viveva ancora la “separazione” da me, non aveva ancora definito la sua identità gattesca... era comunque sulla buona strada, io ero orgogliosa di come crescevano Fri e Dor. E, quel pomeriggio che Frignottino ha spiccato la sua ultima corsa, io sono stata persino contenta di vedere che con sicurezza si allontanava un po' da me. Chi avrebbe immaginato che era possibile far del male ad un cucciolo, ad un cucciolo così fiducioso, solare, dolcissimo.
Frignottino era un raggio di sole. Era mio figlio, e io ero contenta di esserci quando mi cercava, vedevo che sulla sicurezza della mia presenza lui cresceva e costruiva, giorno dopo giorno lentamente, la sua autonomia di gattino. Ne ero così orgogliosa.

Bellissimo, era un legame bellissimo. E bellissimo è il rapporto che vivo con ognuno di loro, “persone” diverse e originali, meravigliosi esserini intelligenti, ma purtroppo così in balia della vigliaccheria e della crudeltà umane. Non li lasciano vivere, sono soggetti a soprusi quotidiani. Perché?
Non è concepibile, la morte di un figlio, di qualsiasi specie sia. Non si riesce a realizzare che sia accaduto, un piccolino che ho sentito crescere di giorno in giorno, pelle contro pelliccia, una fiducia totale, reciproca.

Che nessuno osi dire dinanzi a me che gli animali sono "solo animali". Ma chi l'ha mai pensata questa menzogna, chi l'ha diffusa? Lo so fin da bambina che non è così, e che è il mondo ad essere ROVESCIO.

Felia


* nota: Sarmede, località in provincia di Treviso, è anche conosciuta come "paese delle fiabe" perché ospita annualmente la Mostra Internazionale dell'Illustrazione per l'Infanzia


Nessun commento:

Posta un commento