11 Marzo 2013, una data attesa per 23 anni.
E' questo, infatti, il tempo che ci è voluto perché fosse finalmente messa la parola fine ai test su animali in ambito cosmetico in Europa.
L'iter che ha portato a questo risultato è stato travagliato e ricco di proroghe, promesse non mantenute, rinvii dell'ultimo minuto e colpi di scena. Sono stati, per le associazioni animaliste europee, 23 anni di battaglie scanditi da manifestazioni, marce, petizioni, lunghe attese per le votazioni del Parlamento Europeo, delusioni e speranze.
La Direttiva 2003/15 impone il divieto di sperimentare su animali, o importare, anche gli ingredienti oltre ai prodotti cosmetici: un traguardo che ha rischiato di slittare ulteriormente, con l'ipotesi di una proroga di ulteriori 10 anni. Questa prospettiva è stata fortunatamente vanificata grazie all'impegno delle associazioni animaliste e all'indignazione dell'opinione pubblica; una vittoria che, ci si auspica, possa presto portare a una ricerca senza animali a tutti i livelli, anche in campo didattico e medico/farmaceutico.
La LAV ha celebrato questa giornata speciale con una conferenza stampa e un brindisi a Roma, in piazza del Pantheon-piazza non scelta a caso poiché ha visto le prime manifestazioni antivivisezioniste su questo tema.
Gianluca Felicetti e Michela Kuan
Molto importante è il divieto di importazione da paesi terzi di ingredienti testati, ha sottolineato Michela Kuan-responsabile LAV Vivisezione- perché in questo modo anche i paesi non appartenenti all'UE (due realtà di peso sono Cina e Usa) dovranno fare i conti con un mercato, quello Europeo, che imporrà loro un cambiamento nelle metodologie di produzione. Una ricerca senza animali è doverosa e anche possibile, con più di 20.000 materie prime, in campo cosmetico, disponibili sul mercato senza bisogno di test.
Non ci sono più scuse e il mercato dovrà seguire questa strada, finalmente etica e pienamente rispettosa di ogni essere vivente.
Michela Kuan
biologa e responsabile settore vivisezione LAV
Gianluca Felicetti racconta come tutto sia iniziato 23 anni fa, nell'incredulità generale e nello stupore di tanta parte dell'opinione pubblica, allora ignara della sofferenza che si celava dietro tanti prodotti dell'industria cosmetica. Negli anni, grazie al costante impegno del movimento per i diritti animali e al pionerismo di alcune aziende coraggiose che hanno creduto nei metodi sostitutivi alla sperimentazione animale, è stato possibile vincere questa piccola grande battaglia. E qualcosa, da allora, è indubbiamente cambiato; lo hanno capito anche gli "addetti ai lavori" che, per la prima volta, sono costretti a riconoscere le istanze antivivisezioniste come qualcosa di forte e corale e non più come le rivendicazioni di pochi visionari. Aggiunge Felicetti: "Questo traguardo, unito al positivo decorso giudiziario contro Green Hill e alla recente dichiarazione della Menarini-RTC che ha rinunciato alla sperimentazione su otto beagle, ci danno la forza per urlare, ancora di più, il nostro no alla vivisezione e pretendere che non vengano più autorizzati esperimenti basati sulla crudeltà e su un business economico a scapito, oltretutto, di una rigorosa e utile ricerca per l'uomo". biologa e responsabile settore vivisezione LAV
La vivisezione è un business al quale è tempo di far fare, tutti insieme, corto circuito: lo dobbiamo ai 150 milioni di animali allevati, utilizzati e uccisi per fini sperimentali ogni anno nel mondo.
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