lunedì 10 febbraio 2014

Marius e la spettacolarizzazione di una tragedia


Alle 09.15 di domenica 9 febbraio Marius è stato giustiziato con un colpo di pistola alla testa nello zoo di Copenhagen.
Una morte annunciata che ha fatto il giro del mondo, un'esecuzione programmata nei dettagli e consumata di fronte allo sguardo di un pubblico in prevalenza composto di bambini.
A nulla sono valse le mobilitazioni, gli appelli, le migliaia di firme raccolte e le svariate offerte di adozione da parte di strutture, rifugi e parchi europei: il destino di Marius era già segnato e si è compiuto in una fredda mattina d'inverno che sarà difficile dimenticare.
Lo Yorkshire Wildlife Park nel Regno Unito- riferisce la Bbc on line- che ha una casa per giraffe e la possibilità di ospitare un maschio in più, si era infatti offerto di ospitare il giovane animale, in un estremo tentativo di salvargli la vita.

Lo stesso vale per un parco in Olanda, il cui direttore, Robert Krijuff, ha commentato con amarezza: "Non ci posso credere. Ci siamo offerti di salvare la sua vita".

Tutto regolare e a norma di legge, spiega il portavoce dello zoo danese che si è detto sorpreso dalla forte reazione di sdegno suscitata da questa uccisione. Inevitabile e, a suo dire, necessaria a impedire al giovane esemplare di riprodursi nel rispetto della normativa dell'associazione degli zoo europei.
Lo zoo che ospitava Marius aderisce infatti a un programma di allevamento europeo per giraffe vincolato da rigide regole sulla consanguineità; esse vietano la riproduzione tra consanguinei allo scopo di mantenere sane le specie all'interno della struttura.

Marius era nato da genitori consanguinei, questa dunque la sua "colpa".
Il direttore dello zoo Bengt Holst definisce questa esecuzione essenziale per una politica di gestione “responsabile".
La stessa politica di gestione in virtù della quale lo zoo di Copenhagen mette annualmente a morte una media di 20-30 animali esotici sani (tra cui ippopotami, gazzelle e occasionalmente anche scimpanzé).

Non è quindi una novità, e nel 2012 la sorte di Marius è toccata a  2 cuccioli di leopardo di circa 2 anni. Uguale motivazione (i geni erano già sovrarappresentati nella popolazione collettiva dello zoo) ma arma diversa: ai leopardi è toccata l'iniezione letale, a Marius un colpo di pistola alla testa. Nel suo caso un'iniezione letale avrebbe compromesso la salubrità delle sue carni.
Proprio così. Perché nel braccio della morte dello zoo di Copenhagen nulla va sprecato: la fine tragica di un animale può così non solo essere spettacolarizzata, ma assumere addirittura una macabra valenza didattica con la dissezione di un corpo che poco prima era vita, riciclato in una lezione di anatomia e infine dato in pasto ad altri animali.
“Sono davvero orgoglioso di aver dato ai bambini un'enorme opportunità di apprendimento sull'anatomia della giraffa, che di certo non avrebbero avuto guardando una giraffa in una foto”- dichiara soddisfatto il direttore della struttura all'agenzia di stampa Associated Press.

Ed è fuori dubbio: i bambini presenti all'esecuzione di Marius non hanno guardato la foto di una giraffa. Hanno guardato, dal vivo e in prima persona, una giraffa che muore.
Hanno, forse senza esserne pienamente consapevoli, assistito a una tragedia: l'uccisione di un individuo, di una vita fatta di emozioni, scippata senza pudore con un colpo di pistola.

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