lunedì 30 novembre 2015

Sabato 28 novembre: sit-in per le vittime dell'industria della pelliccia


Sabato 28 novembre, dalle 17:00 alle 19:00 Animalisti FVG era presente in centro a Pordenone per rappresentare «tutte le vittime cadute per mano della moda».
Un'azione di denuncia con l'obiettivo di informare il pubblico e di mostrare i volti delle vittime dell'industria della pelliccia.

Un capo in pelliccia può essere economico, nel caso si tratti di inserti in pelo, oppure molto costoso nel caso sia interamente costituito di pelliccia.
Chi paga un prezzo non quantificabile sono gli animali.

Siano essi cresciuti nelle piccole gabbie di un allevamento o catturati con le tagliole, per l’industria della pelliccia gli animali sono solo oggetti da cui strappare via il manto e la pelle una volta uccisi.
Con lo stratagemma degli inserti, il settore pellicceria è riuscito a rimettere in gioco la pelliccia animale, facendola sembrare un capo molto più "innocente".
Ma non è così: le pellicce con cui vengono ornate giacche, cappotti, borsette, stivali ed altri capi d'abbigliamento o accessori vengono dalla morte di milioni di animali.

Ogni anno vengono infatti uccisi più di 60 milioni tra visoni, volpi, ermellini, conigli, procioni, cani, gatti, foche: animali costretti per tutta lo loro vita nelle gabbie di un allevamento o catturati con metodi cruenti nei loro ambienti naturali.




Chiusi in piccole gabbie, costretti a muoversi su superfici innaturali che spesso portano al ferimento delle zampe (reti metalliche), isolati dai loro simili, alimentati in maniera innaturale.
La loro vita è molto breve (il tempo necessario perché la loro pelliccia sia utilizzabile) e le condizioni di allevamento si ripercuotono sui comportamenti che gli animali presentano: ripetizione ossessiva dello stesso movimento, aumento dell'aggressività, paura, stato di profonda apatia, comportamenti isterici o autolesionisti come spezzarsi i denti mordendo la gabbia.
Una tecnica di allevamento particolarmente crudele è quella di esporre, in inverno, gli animali al freddo per far sì che sviluppino una pelliccia più folta.
L'uccisione può avvenire sia con il gas che con l'elettricità, non essendo gli animali tutelati da alcuna legge a riguardo. Nel caso di soffocamento da gas, gli animali vengono chiusi in gabbie di legno collegate allo scarico di una macchina agricola (in genere). Nel caso di morte con elettricità due elettrodi vengono inseriti nella bocca e nell'ano e vengono trattenuti con delle pinze mentre la scarica elettrica li uccide.




Purtroppo sono tanti (10-20 milioni di mammiferi) anche gli animali uccisi in libertà per farne delle pellicce. Nei boschi si usano le tagliole. Gli animali vittime di queste trappole rimangono anche per una settimana ad aspettare il cacciatore che verrà ad ucciderli. Nel frattempo la ferita si gonfia provocando dolori indescrivibili. Cosa ancora più assurda è il fatto che spesso gli animali vittime delle tagliole sono animali non utilizzabili per le pellicce, quindi è una caccia spietata che non risparmia nessun mammifero abitante del bosco. Famosi sono inoltre i cacciatori di piccoli di foche che uccidono i piccoli a bastonate in testa e li scuoiano davanti alle loro madri impotenti, a cui lasciano il cadavere sanguinante e scuoiato del piccolo.

Gli animali allevati solitamente sono visoni, ermellini, cincillà, conigli, procioni (orsetto lavatore) e altri piccoli animali. Ma la lista include anche cani e gatti, quando si parla di pellicce importate per esempio dalla Cina.
Quando si è di fronte ad un indumento bordato di pelo, la prima cosa che si deve fare è controllare l’etichetta. Se la dicitura indica “Real Fur”, “Fox Fur”, “Lapin”, “Murmaski Fur” è pelliccia vera (volpe, cane, coniglio, procione, etc.).
La soluzione resta solo una: non acquistare pellicce di animale, ottenute sempre- per desiderio di profitto- con sofferenze immaginabili di questi esseri senzienti.


Nessun commento:

Posta un commento