sabato 29 dicembre 2012

ANIMAL STUDIES E POLITICHE DELLA NATURA: INTERVISTA A MARCO MAURIZI




Da questo mese è in distribuzione anche a Pordenone la rivista italiana di antispecismo Animal Studies. Abbiamo così colto l'occasione per fare alcune domande a Marco Maurizi, filosofo e curatore del primo numero, dal titolo Politiche della natura.
Ringraziamo Marco per averci concesso questa intervista, che pubblichiamo con piacere. 

Oggi in Italia è possibile consultare un gran numero di pubblicazioni (libri, articoli, riviste) che trattano i temi dell'animalismo e dell'antispecismo.
Come nasce e come si inserisce, in questo panorama, Animal Studies e quali sono gli

obiettivi che vi siete posti dando vita a questo progetto?

Marco Maurizi:   In realtà la ricerca sulla questione animale qui in Italia è ancora all’inizio. La maggior parte delle pubblicazioni consiste in traduzioni di opere straniere, alle volte anche con un ritardo di molti anni. Nonostante le molte voci interessanti del panorama nostrano, non esiste di fatto un vero dibattito né militante né tanto meno accademico sulla cosiddetta “questione animale”.
La nostra rivista si inserisce in questa situazione come tentativo di riempire un vuoto clamoroso. A differenza del resto del mondo, dove gli animal studies hanno ormai una solida tradizione alle spalle e sono accademicamente e pubblicamente riconosciuti come campo di ricerca legittimo e di interesse generale, non esiste in Italia nessuna cultura accademica al riguardo e, conseguentemente, nessuna rivista che tratti di questi temi in termini conseguenti e con l’obiettivo preciso di iniziare un dibattito autentico a questo livello.
Certo, come ho già accennato, esistono realtà in cui c’è la pretesa di fare teoria e anche di creare dibattiti culturali ma si tratta per lo più di ambiti militanti chiusi nel proprio dogmatismo o di tentativi semi-amatoriali in cui le regole metodologiche del dialogo filosofico vengono prontamente disattese: non c’è da meravigliarsi se il mondo “là fuori” si disinteressa totalmente di questi soggetti e se siamo ancora così lontani dall’aver guadagnato alla sofferenza animale lo spazio che essa merita nel discorso pubblico. Animal Studies nasce proprio da questa consapevolezza, dalla necessità di far finalmente esistere anche in Italia una rivista accademica in grado di porsi come referente e luogo di discussione aperto a tutti coloro che intendono porre la questione della tragedia animale.


Il titolo,“Animal Studies”, potrà apparire inusuale a lettori non appartenenti al mondo
animalista. Perché la scelta di questo titolo?

Marco Maurizi:  Come ho detto prima, il problema è che il nostro paese sconta un ritardo spaventoso rispetto a ciò che all’estero è già norma. Altrove, per fare un esempio, esistono dipartimenti che si occupano da anni di animal studies. Il nome della rivista vuole proprio segnalare la necessità di colmare questo vuoto.

La redazione è composta di un gruppo eterogeneo di persone, frutto del desiderio di dar voce a una pluralità di pensieri: ti va di dirci qualcosa in merito?

Marco Maurizi:  La redazione della rivista nasce dall’esperienza del blog “Asinus Novus” che l’ha preceduta di diversi mesi. Di fatto le due redazioni sono identiche. Il gruppo di lavoro che attualmente segue entrambi i progetti si è costruito in modo molto spontaneo e seguendo un criterio assai semplice di aggregazione: poiché la schiavitù animale è un fenomeno complesso, radicato non solo nella coscienza morale degli individui (come troppo spesso e ingenuamente ancora si ritiene) ma anche, se non di più, nelle relazioni tra gli individui, nel più ampio spazio dell’economia, della politica e della cultura, abbiamo sentito l’esigenza di uscire da una semplice ricostruzione filosofica della condizione non-umana per cercare di intersecare voci diverse, ambiti di ricerca apparentemente distanti come l’economia, l’antropologia o la storia della scienza. Manca ancora l’arte che è un tema per me molto importante e invece generalmente sottovalutato (anzi, se ci sono artisti e/o storici dell’arte che leggono e vogliono farsi avanti, prego!). Nel percorso che ha portato Leonardo Caffo e me a creare il blog e ad aprirlo ad una serie di esperienze diverse ci siamo fatti guidare solo da questo: abbiamo contattato persone in grado di aggiungere qualcosa dalla propria prospettiva esistenziale e di ricerca ma, soprattutto, che fossero come noi curiose della diversità dei punti di vista e aperte al confronto. Il panorama dell’antispecismo – non solo in Italia, c’è da dire – è invece caratterizzato da atteggiamenti leaderistici ed autoritari, oppure da chiusure gregarie e identitarie che raramente permettono un sano e aperto confronto di vedute. La pluralità di posizioni nel blog è invece sotto gli occhi di tutti. È ovvio che una rivista accademica, per essere credibile, non può che rispettare questo principio di apertura e di capacità dialogica.

La rivista è aperta a collaborazioni esterne e ad interazioni con i lettori? Se si, con quali modalità?

Marco Maurizi:  Ovviamente sì. Le modalità di partecipazione sono principalmente di tre tipi: attraverso la proposta di articoli, di recensioni e nell’apposito spazio dedicato ai dibattiti. Abbiamo infatti tenuto molto ad avere uno spazio-dibattiti che potesse offrirsi come luogo aperto di problematizzazione dei contenuti della rivista.

Il primo numero, da te curato, ha come sottotitolo “Politiche della Natura”. Ci puoi accennare brevemente agli argomenti trattati in questo numero ai contributi esterni,
se ce ne sono?

Marco Maurizi:  Come dice il titolo si tratta di riflettere sul valore politico della nozione di “natura”, concetto ambiguo che, laddove non viene inteso in senso dogmatico, si maneggia sempre con molta difficoltà. Ci sono contributi esterni molto importanti come un inedito di Slavoj Žižek che per la prima volta si misura in modo serio sul tema dell’animalità e offre un punto di vista che andrà adeguatamente preso in considerazione. Poi abbiamo inaugurato la sezione “dibattiti” con un serrato confronto tra due giovani autori, Arianna Ferrari (che è anche membro della redazione) e Adriano Mannino, entrambi antispecisti ma su posizioni diametralmente opposte per quanto riguarda la liceità della sperimentazione animale nell’ambito delle biotecnologie.

Molti lettori del nostro blog sono attivisti per i diritti animali, partecipano a presìdi,
manifestazioni o altre iniziative animaliste; questa rivista è rivolta principalmente a loro o, piuttosto, ad un pubblico interessato a questioni filosofiche in ambito accademico?

Marco Maurizi:  Non sta scritto da nessuna parte, se non nella desolante eredità del nostro tempo indaffarato, che il mondo dell’attivismo e quello della ricerca teorica debbano ignorarsi o lanciarsi sguardi di inimicizia. La rivista è rivolta a tutti, il suo spessore accademico non significa affatto astrusità o auto-referenzialità, anzi essa adotta un linguaggio quanto più possibile adatto ai problemi che tratta ed è leggibile da chiunque sia interessato a comprendere il mondo che ci circonda. La rivista, d’altronde, non è fatta da cattedratici che pretendono insegnare ad altri, con tono oracolare, una presunta verità di cui solo essi possederebbero le chiavi: è invece composta in gran parte da attivisti, attivisti che però sono al contempo persone che cercano di capire e spiegarsi la complessità del reale. Ovviamente non è nemmeno possibile fare sconti comitiva: di fronte a problemi complessi le risposte debbono essere articolate nel modo adeguato. E forse è proprio questo il problema: troppo spesso l’attivismo non è che una maschera dietro cui si cela un’esigenza di comode certezze che la ricerca, fondata sul dubbio, non può mai garantire e che ha, anzi, il compito primario di mettere in discussione. L’antipatia tra il pensiero e la prassi sta tutta qui: ogni messa in discussione provoca fastidio a chi preferisce inseguire una bandiera, piuttosto che un’esigenza di verità.

In un’epoca in cui la carta stampata pare sia destinata ad andare in pensione, sostituita in maniera sempre più massiccia da formati digitali fruibili anche in rete, una rivista “tradizionale” potrebbe apparire poco al passo con i tempi; perché la scelta di stampare Animal Studies e non di realizzare un progetto esclusivamente online?

Marco Maurizi:  Non c’è una vera risposta, mi vengono in mente tre motivi diversi.
Partiamo dal fatto che ogni avventura umana è costituita da una buona dose di causalità, di incontri accidentali che assumono un significato solo a posteriori (dare un senso a ciò che è frutto del caso è, d’altronde, il compito specifico dell’amicizia e dell’amore). Anzitutto il progetto della rivista nasce dalla collaborazione con una casa editrice “Novalogos” che è una realtà, piccola e battagliera, ma di impostazione tradizionale: il progetto della rivista è stato elaborato assieme agli amici di “Novalogos” e fin dall’inizio era chiaro a noi e a loro che si sarebbe trattato di una rivista “classica”. In secondo luogo, banalmente, occorre ribadire che anche su questo l’Italia è in ritardo: non solo gli ebook sono ancora poco diffusi ma c’è addirittura una parte del mondo accademico che considera ancora le riviste on line delle riviste di serie B!  Poi io sarò forse all’antica, però penso che una rivista che ospiti contributi di un certo spessore teorico debba ancora essere cartacea, perché la lettura è comunque un atto impegnativo che necessita di un minimo di concentrazione e l’uso di internet è ancora caratterizzato dal “mordi e fuggi” (come si può vedere in molti commenti al nostro blog che cadono del tutto “a sproposito”). Certo, qualora anche in Italia le cose cambiassero e la modalità di lettura on line o in formato elettronico fossero implementate, non ci sarebbe nulla di male a cambiare formato.


Quali sinergie esistono tra il blog Asinus Novus e la rivista Animal Studies e in cosa
questi due progetti si differenziano tra loro?

Marco Maurizi:  Appunto, la differenza sta principalmente nel formato e, conseguentemente, nel livello di approfondimento proposto. Il blog cerca di raggiungere quanti più lettori possibili offrendo però un livello di informazione e rielaborazione “alto” rispetto a ciò che un blog normalmente fa.  Si è trattato di un esperimento: Leonardo Caffo, che in queste cose è sicuramente più esperto e lungimirante di me, ha lanciato l’idea di uno spazio internet in cui fosse possibile fare teoria e informazione per un pubblico molto ampio senza rinunciare alla qualità. Benché fossi scettico all’inizio devo dire che Leonardo ha avuto ragione, il blog è seguitissimo, nonostante ospiti contributi non sempre immediati o di facile presa. Diciamo che Asinus Novus rappresenta l’utopia di una comunità aperta in grado di dialogare democraticamente sui temi dell’antispecismo senza dogmatismi e senza facili slogan. Per il momento funziona, vedremo finché dura!

Animal Studies è una rivista di antispecismo, termine che, nell'attuale scenario del
movimento per i diritti animali, si presta a diverse e sfaccettate interpretazioni. Ci chiediamo e ti chiediamo quale sia oggi la definizione più calzante e completa di
“antispecismo”, se ne esiste una.

Marco Maurizi:  È una questione complessa. Ho già avuto modo di scriverne a lungo, in realtà l’antispecismo non esiste, esistono diverse posizioni filosofiche che fanno propria la necessità di lottare contro lo specismo. Ma anche questo non è dirimente perché “specismo” significa tante cose: c’è chi lo considera un pregiudizio morale che fa considerare gli animali non-umani “inferiori” e chi, come me, una struttura socio-economica di potere che implica anche l’asservimento degli umani e dell’animalità dell’uomo. Diciamo che “antispecismo” oggi indica un grande calderone in cui ognuno vede un po’ quello che vuole. Non è un bene, anzi, vorrei che ci fosse meno confusione sui concetti. Ma diciamo che finché tale etichetta serve da ombrello a tutti coloro che lottano contro la violenza sugli animali la si può usare senza essere troppo schizzinosi.

A Pordenone la rivista è distribuita in libreria ma è anche disponibile, per consultazione, in Biblioteca Civica. Chi invece ci legge da fuori provincia o da altre parti d’Italia come può procurarsela?

Marco Maurizi:  Può ordinarla direttamente all’editore Novalogos sul loro sito, oppure in una delle librerie in cui è in distribuzione. 


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